Musica, Maestro!

Saper copiare è un’arte che molti non considerano tale. Nel mondo dei videogiochi però è spesso una risorsa, grazie anche a sviluppatori che riescono a rielaborare qualcosa di già fatto, realizzando opere incredibili, un po’ come accaduto al genere degli open world con The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Aerea, allo stesso modo, cerca di riplasmare il genere hack’n’slash infondendolo di cultura e riferimenti musicali, tralasciando però tanti di quei dettagli da ridursi a giochino decisamente trascurabile e pieno di errori madornali che, pazientemente, vi esporremo di seguito.

AereA fa della musica il fulcro della sua produzione, sin dalla trama: il nostro personaggio è infatti un alunno della prestigiosa scuola di musica del Gran Maestro Guido, in grande difficoltà a causa di numerosi mutamenti che stanno gettando l’isola volante Aezir nello scompiglio. Il nostro viaggio ci porterà in numerose città e luoghi alla ricerca degli Strumenti Primordiali, gli unici capaci di mantenere l’equilibrio nel mondo. Una trama semplice e che, eccezion fatta per questa caratterizzazione inusuale, non narra nulla di davvero originale o interessante, a causa anche di dialoghi poco ispirati e personaggi la cui profondità è pressoché impalpabile. Il nostro avatar sarebbe altrettanto piatto, se non fosse per delle caratteristiche peculiari e che fanno riferimento al genere di appartenenza, ovvero un hack’n’slash il cui occhiolino strizzato a Diablo è più che evidente, anche solo per le classi proposte. Avremo infatti quattro tipologie di personaggio da scegliere: Wolff l’Arciere dell’Arpa, Jacques il Cavaliere del Violoncello, Jules il Mago del Liuto, Claude il Pistolero Trombettista, ognuno con le sue caratteristiche di gioco e abilità.

Nulla però lascia presagire le tante perplessità che ci attanaglieranno dall’inizio del gioco: partiamo ad esempio dalle possibilità di customizzazione del personaggio e del suo equipaggiamento completamente assenti. Il nostro eroe non potrà infatti dotarsi di armature migliori o armi più efficaci ma manterrà il suo aspetto e le sue caratteristiche per tutto il gioco. Una mancanza enorme e che fan storcere il naso se si pensa che il titolo viene venduto anche per le sue meccaniche di gioco di ruolo. Queste ultime si limitano semplicemente all’accumulo di esperienza e, attraverso l’utilizzo continuo dell’unica arma a nostra disposizione, dei Punti Strumento che serviranno per aumentare le nostre statistiche, mentre le nostre abilità (che per fortuna possono essere un massimo di tre e selezionabili) andranno potenziate attraverso la valuta del gioco. Altro grande cruccio per quanto riguarda le possibilità del personaggio è l’inventario: le nostre tasche virtuali possono infatti tenere solo quattro oggetti per volta, una situazione già di per sé frustrante visto che non potremo nemmeno accumulare eventuali oggetti multipli senza dover necessariamente liberare spazio. Ma non solo: l’inventario può essere controllato solo attraverso i tasti dedicati durante una partita e, non esistendo eventuali menu specifici o anche solo dei piccoli box descrittivi, non possiamo sapere quali oggetti abbiamo nell’inventario e il loro funzionamento. L’unico modo di saperlo sarà quello di recarsi nel negozio presente nell’hub di gioco e ricordarselo, ammesso e non concesso di possedere le ricette di questi oggetti e dunque poterne comprendere l’utilizzo.

Parliamo di scelte decisamente discutibili e prive di alcuna ragione che intaccano in modo diretto le meccaniche interne del titolo, esaltando anche altri difetti sui quali è davvero difficile soprassedere. Il gioco è infatti molto sbilanciato, sia per quanto riguarda il nostro avatar che i nemici: non ci vorrà molto prima di prendere consapevolezza che qualunque avversario del gioco è un burattino nelle nostre mani, in grado di capitolare dopo appena due colpi, e che basterà un minimo di grinding per diventare in poco tempo una macchina da guerra inarrestabile anche contro i Boss. I nemici, di contro, tenderanno sempre a spawnare in modo causale e ripetuto, ma sempre abbastanza vicini a noi per farci dei danni durante la loro animazione, quasi che sia questo l’unico modo per dare noia al giocatore. Tutto ciò, escluse eventuali trappole che troveremo durante il nostro girovagare, l’unico vero pericolo di morte presente a causa di un danno inflitto oggettivamente enorme rispetto ai colpi avversari, più simili a carezze che ad altro. AereA mostra così uno sviluppo davvero approssimativo, riuscendo a destabilizzare una formula rodata come quella degli hack’n’slash, riducendola a qualcosa di davvero povero sotto tutti i punti salienti del gameplay, il che è un peccato se si pensa che parliamo di giochi che, soprattutto in compagnia, danno il meglio di sé con il minimo sforzo. Non a caso il titolo dispone di multiplayer cooperativo locale fino a 4 giocatori, il che sarebbe lodevole se solo la noia non prendesse il sopravvento poco dopo.

 Sul profilo tecnico, il gioco si difende invece abbastanza bene: la versione PlayStation 4 da noi provata non ha mostrato alcun problema, eccezion fatta per dei salti di framerate durante la missione tutorial, probabilmente risolvibili in fase di post-lancio. Grazie anche ad uno stile tutto suo, il gioco appare senza infamia e senza lode, ma è dotato di un buon design che dona personalità all’opera tutta, soprattutto se si pensa alle intelligenti fusioni tra strumenti musicali e Boss. Lo stile tocca un po’ meno i nemici semplici, che invece sembrano usciti da un fantasy senza fantasia (perdonate la ripetizione). Per quanto riguarda le ambientazioni, sono ben caratterizzate nonostante un level design molto banale che si intestardisce nel creare aree labirintiche con l’unico risultato di mandare in confusione il giocatore, anche a causa di una mini-mappa dalle dimensioni minuscole e che non può essere ingrandita in alcun modo. Buone anche le musiche, che accompagnano molto bene l’azione e si fanno apprezzare anche fuori dallo schermo, con composizioni classicheggianti per nulla noiose.

Verdetto

AereA è un titolo che non ci vergogniamo di definire superfluo. Un gioco che scimmiotta gli hack’n’slash moderni con l’intenzione anche buona di alleggerire il gameplay permettendo un’immediatezza maggiore, salvo poi finire per annoiare e deludere enormemente proprio per le tante meccaniche assenti che rendono il gioco completamente insapore. A nulla servono una maggiore caratterizzazione o il multiplayer locale se poi, pad alla mano, ci si annoia, soprattutto a fronte di un prezzo di vendita davvero troppo alto, per quel che il gioco offre.

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.