Abbiamo avuto modo di ascoltare in anteprima il nuovo disco di Gerardo Casiello, “Alcuni Piccoli Film”.

Cantautore di Benevento, trasferitosi a Roma all’eta di vent’anni, Casiello è un autore poliedrico, amante delle atmosfere jazz e delle ritmiche sudamericane, ma strettamente legato alla tradizione cantautorale italiana, da quella genovese alla Paolo Conte passando per lo swing di Buscaglione per arrivare al finto “nonsense” di Rino Gaetano. Bravissimo pianista, è stato anche autore di diverse colonne sonore.

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Come abbiamo già avuto modo di dire in sede di presentazione dell’ultimo Romics, il disco è un piccolo esperimento con cui l’autore tenta di fondere la musica con i più svariati linguaggi visivi (cinema, animazione, digitale), in maniera di rendere per immagini, evitando accuratamente ogni tentazione didascalica, il senso più profondo delle “songs”. Per fare ciò Casiello è riuscito a coinvolgere alcuni tra i più importanti musicisti della scena Jazz italiana (Rita Marcotulli ed Ares Tavolazzi solo per citare i più noti), che l’hanno aiutato a realizzare la parte “audio” del progetto, mentre per la fase “video” Casiello si è avvalso dell’apporto di artisti del calibro di Riccardo Mannelli, Laura Scarpa, Zerocalcare, Stefano Argentero, Pierdomenico Sirianni, Valerio Bindi, Bambi Kramer, Amedeo Nicodemo.

Il risultato sono 11 clip video, realizzati da Giuseppe Giannattasio con la collaborazione degli artisti succitati, e di cui è possibile goderne la visione in maniera del tutto gratuita sul sito dell’autore.

L’album vuole essere un colpo d’occhio sulla giornata tipo di una persona, dal momento in cui si alza dal letto fino al sonno notturno.

Si comincia con “Tanto per”, un lento risveglio a ritmo di beguine per proseguire con “Come un aereoplano”, melanconico tango che ci invita ad uscire di casa ed osservare da lontano per “vedere il mondo intero, e anche di più”. Brano struggente con un teso finale in cui si alternano mirabilmente le voci di fisarmonica e tromba.

La terza traccia è “Semafora”, simpatico divertissement condito da cadenze sudamericane, che ci porta all’ascolto del successivo “La mia verità”, con cui entriamo direttamente nelle atmosfere di un fumoso jazz club, dove accompagnati da una chitarra “manouche” scopriremo che “la verità è un orologio che gira piano”. L’ascolto successivo è “Due amanti” un melanconico racconto della fine di un amore ambientato tra i boulevard parigini. Si cambia completamente atmosfera  con il brano che segue, “Lo Spettacolo”: a ritmo di un frenetico swing lo sguardo dell’autore trascura gli artisti sul palcoscenico per soffermarsi  sull’osservazione degli spettatori che diventano con il loro comportamenti i veri protagonisti dello show.

La traccia che segue è “Soltanto fiori”, nel quale la voce di Casiello disegna ghirigori sognanti su un tappeto musicale intrecciato da archi e pianoforte. Bellissimo pezzo, il migliore del disco a nostro parere.

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E ora montiamo sul treno di “Il posto al finestrino”,  nel quale con un gioco di sguardi fugaci possono nascere momenti di silente intimità tra i passeggeri.  Il tutto reso musicalmente dall’alternanza di cadenze secche e ritmi da ballata, cosi come si alternano durante il viaggio gallerie e paesaggi di campagna. La tappa di arrivo del viaggio è “Varsavia 10 dicembre”. Atmosfere da jazz slow song che descrivono una lunga attesa che precede un addio alla gelida Varsavia, più probabilmente il racconto di una lunga stagione invernale scaldata da uno splendido assolo pianistico. Si torna in italia con “Tre e un quarto”,  dove con i toni scanzonati che erano cari a Rino Gaetano si intona un inno alla ribellione dal rispetto di scadenze e programmi , girando allegramente per le strade “ammiccando alle donne, e salutando le nonne”.

Con “Una foglia”, la voce di Casiello ci fa volare con leggerezza e suggestione verso la fine della giornata, lasciandoci la sensazione di aver vissuto durante l’ascolto la metafora della nostra esistenza dalla sua nascita fino alla sua conclusione.

Massimo Margheritini