Aliens: Defiance 3

Giro di boa per Zula Hendricks e Davis

I mesi passati sono stati decisamente all’insegna di Alien, con l’uscita di Covenant nelle sale e la pubblicazione parallela di Defiance e del secondo volume del ciclo Fire and Stone. Ma anche l’estate promette di non essere da meno e le accaldate edicole d’Italia sono pronte ad ospitare la loro quota fissa di Xenomorfi, sintetici e risse cosmiche. Si comincia col terzo numero di Aliens: Defiance, serie spillata trapiantata nel nostro paese dai ragazzi di SaldaPress, che ogni trenta giorni porta agli occhi del lettore ben due capitoli in carta lucida dell’acclamata saga uscita sul finire del 2016 nella terra dello Zio Sam.

Per Zula Hendricks e il suo socio quasi biologico, Davis, la situazione non è mai stata rosea, ma se possibile ultimamente è pure peggiorata. La giovane marine coloniale continua a fare i conti con le sue debilitazioni fisiche, mentre il sintetico si trova a dover fronteggiare una libertà di cui conosceva i vantaggi, ma di cui ignorava gli svantaggi. Tuttavia, i due hanno una missione da compiere e non c’è tempo per riflettere o leccarsi le ferite. Il loro pellegrinaggio interstellare li porta ad incrociare la strada con una stazione spaziale di rifornimento, dove si sono ritrovate decine di navi per fare provviste. Purtroppo, le comunicazioni tacciono e i rilevamenti mostrano che all’interno è scoppiata un’epidemia di origine sconosciuta. Davis e Zula salgano a bordo e incontrano l’unica sopravvissuta: la Dottoressa Hollis. La donna non esista a metterli al corrente della situazione: l’equipaggio e i coloni sono stati sterminati da una razza aliena che ha avuto la meglio su di loro in pochi minuti. I nostri si prerano a fuggire, ma una sorpresa inaspettata li costringe a cambiare i loro piani. Una navetta con a bordo 24 marine della Weyland-Yutani si stanno avvicinando velocemente alla stazione.

L’intrigante serie messa in atto da Brian Wood e Tristan Jones, con gli immancabili colori di Dan Jackson, arriva al suo primo, fondamentale giro di boa, introducendo nuovi personaggi di cui stabiliremo presto la longevità e inserendo tanti elementi che rischiano di stravolgere i pochi punti fermi dei loro sfortunati protagonisti. Se il numero precedente aveva in sostanza svolto la funzione di approfondire le relative personalità e gli obiettivi (con tante luci e qualche ombra), questo rilancia i nostri eroi nuovamente nell’azione, facendogli incotrare ancora una volta i letali Xenomorfi. Senza picchi particolarmente intensi, senza spingere sull’acceleratore e senza complicarsi troppo la vita, i due autori affrontano la cesura di questa prima metà della loro opera con facilità, limitandosi a sovvertire in punta di piedi lo status quo creato nei precedenti capitoli. Ne mancano sei, di numeri, alla conclusione (che verranno raccolti in 3 albi nell’edizione italiana), e la sensazione è che le cartucce migliori debbano ancora essere usate, come lasciano intendere le novità e le scoperte introdotte. Ma sullo sfondo si muovono altri sospetti e altri turbamenti emotivi, che coinvolgono soprattutto Zula, costretta a prendere più di una decisione difficile e obbligata a fare i conti con una debolezza sempre più invadente. Sul piano testuale, lo sceneggiatore non elabora niente di complesso, limitandosi a tirare i fili e a procedere nella stessa strada tracciata precedentemente. Invece, il disegnatore può tornare finalmente a ritrarre i feroci alieni e le scene di morte che li vedono spesso protagonisti, esaltandosi con una violenza spaziale nuda e cruda, che mette addosso una paura fottuta. Anche la struttura della tavole non mostra niente che non si sia già ammirato prima, sebbene Jones possieda la qualità non comune di far sentire il lettore dentro e fuori al tempo stesso, alternando con sapienza le panoramiche e le sequenze dentro la stazione, così da dare la sensazione vacua dello spazio profondo e quella sporca dei corridoi.

Ad inizio e conclusione del prodotto troviamo i divertentissimi contenuti redazionali realizzati dal team di SaldaPress, che questa volta presentano delle chicche notevoli. Alle solite mirate e azzeccate citazioni dell’universo filmico si uniscono delle interviste interessanti tenute da due personaggi d’eccezione. Il primo è Andrea Camerini, regista, disegnatore satirico, cartoonist, autore televisivo e radiofonico che, tra le altre millemila cose che ha fatto (Lo scherzo perfetto, Mai dire Martedì, Il Vernacoliere, Il Troio, Crozza Italia, Striscia la notizia, etc.) ha scritto e diretto una parodia del film datato 1979 intitolata Aglien, per il marchio Grezzofilm. La seconda, invece, tratta dal mensile Best Movie, vede protagonista il disegnatore della serie Tristan Jones, che spiega le ragioni della sua scelta di partecipare al progetto, confidando alcuni aneddoti piuttosto curiosi. Al termine, SaldaPress ci regala un bell’approfondimento riguardo al contributo made in Italy che gli artisti nostrani hanno tributato ad Aliens: Defiance. Infatti, come abbiamo più volte ricordato, il copertinista della serie è il ben noto Massimo Carnevale, e Riccardo Buchelli ha realizzato le tavole dello scorso numero. E il prossimo episodio (anzi, i prossimi due) ci aspetterà nelle edicola italiane dal 21 luglio, in piena estate, pronto a raffreddare i nostri bollenti spiriti con un po’ di sano terrore da spazio profondo. Tenetevi pronti!

Voto: 7

Alien VS Predator: Fire and stone

Scontro mortale

Come dicevamo in apertura, il prequel-sequel diretto da Ridley Scott con Michael Fassbender e Katherine Waterson è uscito da quasi due mesi, ormai, nelle sale di tutto il mondo ormai, affrontando l’ardua sentenza di critica e pubblico, e ci ha salutati in attesa del seguito. Ma se vi mancano le storie con protagonisti umani coloni costretti ad esperienze di vita estreme, Xenomorfi spaventosi, ingegneri, e la paura fottuta da “spazio profondo”, non disperate. L’Aliens Universe continua a fumetti, così come procede spedita SaldaPress nel suo progetto di portare le storie dell’acclamato ciclo Fire and Stone, targato Dark Horse Comics, che ha ne ha rivoluzionato la mitologia. Un’epica saga in cinque parti, iniziata con Prometheus ad aprile, proseguita a maggio con Alien e che ora arriva al suo terzo atto con Alien VS Predator, autentico punto di svolta dove compaiono (o forse dovremmo dire: ritornano) importanti figure, insieme ad alcuni vecchi personaggi ammirati nei precedenti episodi.

Galgo e i suoi uomini, sopravvissuti alla strage di LV-223, nel sistema Zeta 2 Reticuli, hanno abbandonato l’equipaggio cui dovevano fare da scorta sul pianeta per portare a casa la pelle e hanno preso con la forza il controllo della flotta. I vascelli Kadmos, Geryon e Perses sono sotto il loro comando, e si preparono a schizzare via alla velocità della luce da quell’interno interstellare, senza voltarsi indietro. Ma i mercenari hanno una noiosa seccatura da risolvere. Devono decidere cosa farne di Francis, il dottore che ha sperimentato l’accellerante alieno sul sintetico Elden, facendolo orrendamente mutare sia nel corpo che nella mente. Infatti il droide, impazzito, ha iniziato ad uccidere i membri della troupe guidando un branco di Xenomorfi sulle loro tracce. E la sua sete di sangue non si è ancora placata. A bordo di una delle astronavi, il droide si sta dirigendo verso la flotta e, per lasciar andare via Galgo e i suoi compari, chiede in cambio che gli venga consegnato Francis. Come se non bastasse, la situazione degenera quando un gruppo di strani alieni predatori invade il vascello…

Una caratteristica fondamentale di questo grande ciclo dell’Alien Universe è quello di avere al timone di ogni volume un team di autori diversi, così da sfruttare le diverse capacità narrativa e creare un variegato panorama diegetico, nonostante la continuity di fondo che lega tra loro le molte parti. Se nel primo avevamo Paul Tobin (Marvel Adventures, Angry Birds) e Juan Ferreyra (Batman Eternal, New Suicide Squad), una coppia adatta alle grandi occasioni, cui aveva fatto seguito un’altra di grande levatura composta dal duo Chris Roberson (DC, Dark Horse, IDW) e Patric Reynolds (Joe Golem, Abe Sapien, BPRD), anche stavolta non siamo da meno, con Christopher Sebela (DC, Marvel, Dark Horse, Skybound, Image) e Ariel Olivetti (Daredevil, X-Men, Legends of the Dark Knight). Un duo che innesta fin da subito il lavoro sulla strada tracciata dai suoi predecessori: realizzare qualcosa di collegato a tutto il resto, aggiungendo una propria impronta personale. Questo intento si vede fin da subito nella struttura della tavola e nei dialoghi, estremamente più dinamici rispetto a quelli degli altri volumi, alternati da efferrate scene d’azione dove la violenza spaziale e il sangue alieno scorrono a fiumi. La scelta è quella di concentrarsi sul legame tra due personaggi centrali del primo episodio: il sintetico Elden, orribilmente sfigurato all’accellerante alieno, e Francis, il suo costruttore, che ha sperimentato su di lui quella sostanza per tentare di trovare una cura alla malattia che lo sta uccidendo dall’interno.

Ancora una volta, nell’AU, il rapporto tra creato e creatore è al centro della scena, declinato in una sua nuova, terribile versione, sullo sfondo di una battaglia mortale che vede coinvolti innarrestabili Xenomorfi, umani e un’altra razza di alieni scesa in campo all’improvviso. Ma i combattimenti duri, sanguinosi, presentati sulla scena e colorati dal bravissimo Olivetti, oltre che far sentire il sapore delle budella triturate al lettore, sono anche il terreno sul quale si discute della vita e della morte, dell’immortalità e dell’infinito. Il connubio tra terrore spaziale e filosofia esistenziale/universale tipico dei film ritorna sulle pagine a fumetti, attraverso un confronto tra opposti dall’esito drammatico ed amaro, come in una tragedia shakespeariana. L’unico difetto sta appunto nel ritmo forsennato della storia, talmente veloce che non consente neanche per un secondo di riprendere fiato e di metabolizzare degnamente i concetti espressi, o di soffermarsi sulle scene principali, in un turbinio di emozioni che, simile ad un viaggio sulle montagne russe, alla fine ti lascia stanco e anche un po’ nauseato. Ma la validità di questo intrigante ciclo di storie non è in discussione e siamo tutti curiosi di sapere come gli ultimi due numeri cambieranno di nuovo le carte in tavola.

Voto: 7

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!