Dove osano le formiche

In corrispondenza dell’uscita del film su Ant-Man, prodotto e distribuito dai Marvel Studios, la stessa Casa delle Idee lancia una nuova serie stand-alone sull’uomo formica. Puntualità impressionante, non trovate? È difficile non esserne contenti. La nuova serie a fumetti su Ant-Man (in Italia appuntamento bimestrale, con due episodi per numero) sembra infatti inserirsi perfettamente nel filone delle recenti serie Marvel sugli eroi minori in solitaria. Perché è una buona notizia? Presto detto.

Hawkeye di Fraction e Aya, Moon Knight di Ellis e Shalvey, Black Widow di Edmonson e Noto, She-Hulk di Soule, Elektra di Blackman e Del Mundo hanno mostrato al mondo quanto più umane e per questo appassionanti possono essere le storie dei personaggi “meno super” della Terra 616.

Niente alieni che minacciano di distruggere l’Universo. Niente città che saltano in aria. Niente intelligenze artificiali che riproducono se stesse e, soprattutto, niente viaggi nel tempo. Eppure, le storie che questi eroi vivono nelle pause tra una mancata apocalisse e l’altra ci risultano altrettanto coinvolgenti ed entusiasmanti. Perché sono più simili alle nostre.

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Scott Lang (l’ultimo Ant-Man nei fumetti, ma lo stesso del film) in questo nuovo e scintillante #1 ci illustra brevemente il suo passato. Un passato fatto di avventure con svariati gruppi di supereroi ma, soprattutto, un passato di crimini da redimere. E non per un’astratta morale superiore alla Capitan America, no no. Per sua figlia Cassie, l’incarnazione di tutto ciò che c’è di buono al mondo, per lui. Il rapporto padre eroico-figlia adolescente è il perno attorno al quale ruota tutto il resto. Scott che cerca lavoro, i battibecchi con la ex moglie e tanta, tanta azione fuori dagli schemi. Senza rinunciare al suo umorismo da ultima ruota del carro, anche un po’ nerd (perciò Ant-Man è uno dei nostri, wohoo!), Lang si dimostra un avversario incredibilmente difficile da buttar giù. Può rimpicciolirsi e comandare formiche, miliardi di miliardi di formiche. Ma sapete cosa? Ci penserà il film, nelle sale proprio in questi giorni, ad aggiornarvi.

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Passiamo alla valutazione tecnica del fumetto. Lo “spirito” di Ant-Man si traduce coerentemente in visuali suggestive e colori frizzanti. Ramon Rosanas (disegnatore) e Jordan Boyd (colorista), ispirandosi senza dubbio all’attuale Daredevil di Samnee, ci regalano un altro eroe spigoloso e fresco nell’aspetto quanto nel carattere, che invece dobbiamo alla scrittura spiritosa e accattivante di Nick Spencer.

Ricapitolando: dialoghi e situazioni divertenti, scazzottate originali, storia appassionante e ritmo mai sotto la media. Persino un paio di bei colpi di scena, che per un classico #1 di presentazione è sempre cosa assai gradita.

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Ant-Man è, metaforicamente e letteralmente, un uomo piccolo, con i suoi peccati e le sue imperfezioni, che fa della sua debolezza il suo più grande punto di forza. Scott Lang lotta per avere e sfruttare una seconda occasione, la sua, lasciandoci inevitabilmente tutti lì ad aspettare il prossimo numero, sperando che il bene che c’è in lui prevalga su tutto il resto.

È difficile non provare empatia per tutto ciò. Per fortuna non è affatto necessario.