Ark Survival Evolved: il sogno di solcare cieli in groppa a pterodattili

L’Early Access è ormai un concetto ben consolidato, specialmente sulla piattaforma Steam. Per i meno avvezzi: dopo aver pagato, si ha la possibilità di provare una versione in stadio Alpha o Beta di un videogame che (forse sì, forse no, a discrezione dello sviluppatore) vedrà la luce in futuro, aiutando di fatto a sistemarne le magagne tecniche o di design esattamente come farebbe un tester. Tra i tanti Early Access, quelli che sembrano aver preso più piede sono i cosiddetti “Survival”, titoli multigiocatore con meccaniche di crafting (che vanno dalla costruzione di utensili con materiale di fortuna a veri e propri edifici e veicoli) e gestione delle risorse utili alla sopravvivenza. Gli esempi sono tanti, da Rust a DayZ ad H1Z1. Ed è in questo panorama che si staglia Ark Survival Evolved, opera prima dei Wildcard Studios, uscita in early access il 2 Giugno 2015 esclusivamente su PC e prevista come gioco completo per il Giugno del 2016 per PC, Playstation 4 e Xbox One. Ma cos’è nello specifico Ark?

Dinosauri e tecnologia: il connubio che non ti aspetti

Il gioco è sostanzialmente un FPS (o TPS a seconda di come s’imposta la telecamera) con forti meccaniche Survival ed elementi RPG. Si crea un personaggio modificandone l’estetica nel tutorial e ci si ritrova catapultati, completamente nudi e con uno strano dispositivo impiantato nel braccio, sulla spiaggia di quella che sembra essere in tutto e per tutto un’isola tropicale. Se non fosse per due stranezze facilmente notabili:
– in lontananza si possono notare delle gargantuesche torri di metallo tecnologicamente avanzate e piene di lucine, forse opera di qualche civiltà aliena
– gli Pterodattili che solcano i cieli, gli Stegosauri che passeggiano indisturbati facendo tremare la terra ad ogni passo, i piranha e chissà quali altre creature che nuotano minacciose nelle acque limpide del mare ed ogni altro tipo di specie che ha abitato il nostro pianeta milioni di anni fa, compresi i dinosauri carnivori ovviamente.
L’impatto con l’Unreal Engine 4 è devastante, ma non c’è tempo per restare ad ammirare il paesaggio: ecco subentrare lo spirito survival del gioco. Il personaggio soffre il freddo, la fame, la sete, il nostro unico obiettivo: restare vivi. Colpendo gli alberi a mani nude si ottiene legna a discapito della salute (non siamo mica in Minecraft) con cui costruire utensili che faciliteranno la vita del nostro alter ego, in giro per la mappa si possono trovare cespugli di bacche commestibili o piccole e buffe creature come i Dodo, dai quali è possibile recuperare la carne. Ognuna di queste azioni permette di guadagnare esperienza che consente a piccoli passi di salire di livello. Una volta raggiunto uno degli 89 livelli nel gioco (il level cap potrebbe aumentare con degli aggiornamenti) sarà possibile, come consuetudine nei giochi di ruolo, poter distribuire punti nelle caratteristiche del proprio personaggio. Si va dalle classiche, che regolano i punti ferita, i danni, la stamina o il peso trasportabile, a quelle più tecniche e specifiche come fame, sete e la resistenza al clima (l’ipotermia e l’ipertermia sono nemici silenziosi ma letali in Ark Survival Evolved). Oltre a questo, salendo di livello è possibile imparare nuove “ricette” di crafting che permetteranno lo sviluppo di materiali ed oggetti sempre più avanzati: si va dal rudimentale sasso attaccato al bastone a zattere di legno, fino ad arrivare a torrette automatiche, lanciarazzi ed edifici, creando un connubio tra preistoria e tecnologia davvero intrigante.
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Ma il vero tratto distintivo di questo titolo sono loro: i dinosauri. Oltre al sesso, si distinguono in erbivori (pacifici finché non vengono provocati) e carnivori (che attaccheranno a vista il nostro personaggio). Si passa dai piccoli ma pericolosi Dilofosauri che sputano veri e propri proiettili di veleno, ai temibili Velociraptor fino ad arrivare ai letali Tirannosauri, sogno bagnato di molti, lo so. I dinosauri non sono semplicemente “arredamento” nell’isola. Sono vere e proprie risorse. La possibilità di riuscire ad addestrare una creatura infatti è uno dei punti cardine del gioco. Pensate ad esempio alla comodità di mandare una tigre dai denti a sciabola all’attacco al posto nostro, o addirittura addestrare uno Pterodattilo, costruire una sella con i materiali recuperati, saltarci in groppa e svolazzare per l’isola. Il gioco offre sostanzialmente due metodi per addestrare: una è molto semplicemente attaccare la creatura con mazze, fionde, dardi tranquillanti, altre creature addomesticate o, se si è abbastanza coraggiosi e folli, a mani nude finché la creatura non cade incosciente e poi cercare di nutrirla forzatamente. Oppure saltare tutto il procedimento ed avvicinarsi direttamente con il cibo in mano, sperando che sia gradito alla bestiola. In ogni caso, le possibilità e la libertà su come muoversi per l’isola sono davvero vaste. Una delle cose che però non è possibile fare in Ark Survival Evolved è sviluppare ogni caratteristica del personaggio al massimo con i punti che ci vengono dati a disposizione. Questo vuol dire concentrarsi solo su determinati aspetti e lasciare i restanti a qualcun altro. Ed è qui che entrano in gioco le Tribù.

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L’importanza di socializzare e la community di gioco

Socialità e organizzazione sono caratteristiche che hanno permesso all’essere umano di evolvere nei millenni. I Wildcard Studios prendono a piene mani l’essenza dell’organizzazione, con la possibilità di creare dei clan formati dai giocatori denominate Tribù. I membri della tribù potranno aiutarsi a vicenda dividendo i compiti e ricevendo esperienza aggiuntiva combattendo al fianco dei propri compagni, condividendo risorse, animali addomesticati e strutture. I server di gioco possono ospitare fino a 100 giocatori contemporaneamente, e sono suddivisi in varie tipologie: PVE, PVP, modalità Hardcore, nella quale si perdono tutti i livelli guadagnati quando si muore e modalità Primitive, dove tutti crafting avanzati sono bloccati. Ma, essendo questo un titolo sociale, ci sono problemi che rischiano di compromettere seriamente l’esperienza di gioco, come è accaduto in passato con giochi simili. Guarda caso sempre i soliti. Bug, errori, bilanciamento, ottimizzazione del gioco bislacca, ma anche il griefing e i cheater. Tutti elementi che i Wildcard (almeno fin’ora) cercano di arginare piuttosto tempestivamente con patch, aggiornamenti praticamente quotidiani e addirittura taglie in soldi reali per chiunque riesca a segnalare comportamenti scorretti. Elemento che potrebbe sembrare banale ai più, ma che in realtà è ciò che definisce la durata di un videogame del genere. La cura nei confronti della community è tutto. E le statistiche parlano chiaro, Ark è un top-seller di Steam, nonché uno dei Survival più giocati al momento. Ciò lo rende automaticamente un gioco perfetto? Decisamente no, la strada per la completezza è ancora lunga.

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Conclusioni

Senza ombra di dubbio Ark Survival Evolved si preannuncia come un gioco con spunti interessanti, un comparto grafico di tutto rispetto ma ancora traballante per quanto riguarda framerate, animazioni e ottimizzazione. Purtroppo per far girare il gioco con impostazioni grafiche medio/alte c’è bisogno di un hardware di tutto rispetto, e anche in tal caso, il calo di framerate è in agguato, soprattutto in alcune circostanze. Si sente purtroppo la mancanza di una Lore vera e propria, ma il misterioso dispositivo al braccio del personaggio o i giganteschi obelischi che fanno da contraltare al mondo selvaggio e primitivo fanno ben sperare, ci si aspetta uno sviluppo nella versione gold del gioco. Palese che il gioco sia ancora ad uno stadio primitivo (eeeh, manco a farlo apposta), si parla pur sempre di una versione Alpha d’altronde. Le novità non mancano, e i nuovi biomi nevoso e paludosi ne sono un esempio lampante. Non resta quindi che aspettare Giugno 2016 per poter provare con mano i porting su console casalinghe e la versione PC finalmente completa.

Gianluca Boi
Recensore seriale, blogger, giocatore di ruolo decennale, hardcore gamer, groupie di Alan Moore. Amante dei Souls, di Castlevania e di Banjo-Kazooie e fanboy di Jet Set Radio. Ha visto Matrix almeno 42 volte, segue il wrestling ed è fissato con lo studio della musica tutta, con una piccola predilezione per gli Ulver, i Fair To Midland e le OST. Nasconde purtroppo un terribile segreto: non sa proprio come leggere gli orologi con le lancette (non scherzo).