“You are now leaving the United States”

“Fece crescere la proprietà iniziale dei Briggs fino a oltre sedicimila ettari e fondò il villaggio. I nostri amici e le loro famiglie poterono trasferirsi qui e godere della nostra stessa libertà e sicurezza. Quello era l’obiettivo finale, in teoria… Un gruppo ristretto, che andava avanti con i propri mezzi, senza alcun debito né pretese verso il governo: uno stile di vita totalmente autosufficiente. Io ci credo ancora. Non alla violenza, al razzismo e all’odio… Solo all’ideale. Quanto basta per fare quel che ho fatto. E andare fino in fondo”.

In questi tempi di insicurezza e trambusti, alcune ideologie e concezioni che sembravano scomparse o allontanate dal mondo occidentale stanno lentamente riaffiorando. Basta osservare un qualsiasi telegiornale per rendersene conto, e l’opinione pubblica si trova sempre più schiacciata da poli opposti che ondeggiano tra l’estremismo e l’anarchia. In realtà questi focolari sono presenti da decenni e negli ultimi anni si stanno rianimando, facendosi notare e acquistando consensi di ogni tipo. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, poi, vista anche la grandezza e l’internazionalità della nazione, queste tendenze sono delle consuetudini con cui la società deve costantemente confrontarsi. Razzismo, antisemitismo, suprematisti, separatisti e fondamentalisti appartenenti a sfumature diverse e a movimenti differenti, provenienti dagli angoli più oscuri della comunità americana.
Di questo parla Briggs Land, ultima fatica di Brian Wood che ha esordito per la Dark Horse il 17 agosto dello scorso anno, portato adesso in Italia da BD Edizioni.

Grace Briggs è la moglie di Jim Briggs, celebre leader di un gruppo di suprematisti bianchi che ha formato un stato illegale e autonomo, un’autentica nazione nella nazione con capitale Briggs Land, vicino alla cittadina di Wrenton. Come di consueto, due volte a settimana si reca a visitare il marito che si trova in carcere ininterrottamente da vent’anni, dove sta scontando un ergastolo per avere tentato di assassinare il presidente.
Dalla prigione, continua comunque a gestire gli affari della sua famiglia, usando proprio la donna come tramite per diffondere i suoi comandi. Ma un giorno lei decide di rompere questo circolo e prendere tra le sue mani il destino dei loro possedimenti, ritenendolo incapace di assicurare il bene della sua gente da dietro le sbarre. Una volta liquidato l’ex capo, cerca di convincere i figli, Caleb, Noah e Isaac, ormai adulti e perfettamente inseriti nella struttura dell’organizzazione, a seguirla e che la sua sia stata la scelta giusta. Tuttavia, Grace è ben consapevole che non tutti saranno d’accordo con la sua ascesa al potere e che dovrà lottare per sopravvivere, per impedire che il sogno di Briggs Land vada perduto. Nel frattempo, due agenti federali iniziano a pedinarla, cercando di scoprire qualcosa per poter agire contro di lei.

Definito da l’autore stesso come “il culmine di tutto ciò che ho realizzato in vent’anni da fumettista“, Briggs Land riprende e approfondisce quelle tematiche sociali e politiche non nuove nei fumetti di Wood, autore poliedrico che in carriera ha fatto di tutto, dallo scrittore all’illustratore, sotto l’etichetta delle grandi major della nona arte americane.
Un narratore navigato e consapevole dei suoi mezzi, concreto ed efficace nel portare sulla scena una vicenda estremamente attuale e calata nel contesto moderno. Benché il plot possa risultare spinoso e di difficile attuazione, il talento dello sceneggiatore lo prende e lo trasforma in un southern noir d’impatto e potente, per quanto semplice e pulito nello sviluppo, pronto per raggiungere gli altri grandi titoli recenti del genere, come Triggerman e Southern Bastards.

Tuttavia, va ancora oltre sul piano della scrittura e della realizzazione grafica, creando un fumetto che si muove a metà tra la carta e la serialità televisiva, tanto che la struttura delle tavole e le inquadrature somigliano a quelle di una telecamera che lega attraverso stacchi e controcampi il piano del racconto. Non a caso, ancora prima di approdare nelle edicole e nelle fumetterie oltreoceano già era stato raggiunto un accordo per una serie TV. Progetto che verrà diretto dalla AMC, la più grande case di produzione di opere tratte dai fumetti, ora come ora (tra l’altro, produttrice del fenomeno The Walking Dead). Dunque, Briggs Land si inserisce in quel filone di narrazione multimediale che negli ultimi decenni ha fatto la fortuna della Image Comics e proprio della Dark Horse, risaltando rispetto alla “concorrenza” per la contemporaneità di cui parla e per lo stile con cui la presenta. Stile che deve una buona fetta della sua potenza a Mack Chater, che, coadivuato dai colori precisi e d’atmosfera di Lee Loughridge, interpreta perfettamente il leitmotiv dell’intera storia, concentrandosi sui personaggi, sugli sguardi, sulle espressioni che escono dalla pagina e ti squadrano dentro. I suoi protagonisti incutono un timore paralizzante che si identifica con la paura della violenza nascosta, di un male vicino che ti colpisce perché sai che la realtà della trama rispecchia quello che è il mondo vero, presente. Wood e Chater mettono sotto la luce del sole le zone d’ombra della società, là dove si annidano fattori di repulsione e di disgregazione.
Impossibile chiudere gli occhi e non entrare dentro le piaghe di questo mondo che sembra così distante e lontano dal nostro, quando in verità potrebbe trovarsi poco fuori le nostre città.

briggs land 1 contro lo stato recensione


Verdetto:

Briggs Land racconta delle forze e delle correnti sotterranee che vibrano ai margini della società. Una storia fatta di crimine e guerriglia, donne forti e inarrestabile ferocia, che scoperchia il vaso di Pandora delle zone d’ombre degli Stati Uniti, in un modo così forte ed autentico che solo B. Wood poteva fare.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!