Ritorno alle origini

Se gli ultimi due anni sembravano far presagire un ritorno della Grande Guerra nella cultura pop grazie a Valiant Hearts e Battlefield I, il 2017 si mostra come una chiusura di parentesi di questo trend, perché nuovamente incentrato sulla Seconda guerra mondiale. Film come Dunkirk di Cristopher Nolan, e videogiochi come Wolfenstein II: The New Colossus riportano rispettivamente alla ribalta il sacrificio dei soldati durante la Seconda guerra mondiale e la lotta al nazismo. Due temi che si amalgamano perfettamente nel nuovo Call of Duty: World War II (CoD: WWII), che ci riporta al 6 giugno del 1944, quando gli Alleati sbarcarono in Normandia per avviare l’Operazione Overlord che avrebbe portato alla caduta del nazismo nell’Europa continentale.
Un ritorno al passato che ha infiammato gli animi dei fan della serie, desiderosi di rivivere uno degli eventi più popolari del secondo conflitto mondiale, in seguito alla cocenti delusioni degli ultimi capitoli ambientati in un futuro tecnologico. L’arduo compito di accontentare tali aspettative è toccato al team di sviluppo Sledgehammer Games, già creatore di Modern Warfare 3 e Advance Warfare. Sin dal reveal del gioco, avvenuto la scorsa primavera, gli sviluppatori hanno messo in chiaro di voler creare una riproduzione storica di altissimo livello, volta ad esprimere gli orrori della guerra, ma anche l’amicizia e il sentimento di umanità che sopravvivono ai pericoli del fronte.
Hanno raggiunto l’obiettivo? Non mancano le perplessità, ma vi diciamo subito di sì. Nel corso della nostra attenta prova su PlayStation 4, Call of Duty: WWII si è rivelato un’esperienza piacevole sia in multiplayer, zoccolo duro della serie, sia in single-player.

Tutti per uno, uno per tutti

La celebre frase tratta da I Tre Moschettieri di Alexander Dumas padre riassume perfettamente l’atmosfera che caratterizza la Campagna di CoD: WWII. Noi vestiremo i panni del soldato di fanteria Red Daniels. Eppure, attraverso i suoi occhi, conosceremo la storia degli altri membri del plotone, ognuno caratterizzato a suo modo. Abbiamo Zussman, faccia tosta del team; Aiello, di evidenti origini italiane, che rispecchia un po’ lo stereotipo dell’epoca: buono di cuore ma un po’ bigotto; Stiles, nerd e fotografo del gruppo; infine Pierson, burbero e cinico. Insieme parteciperanno allo sbarco in Normandia per raggiungere il Reno.
La trama dunque si svolge in quest’arco narrativo che vede episodi storici come appunto lo sbarco ma anche la Liberazione di Parigi e l’offensiva delle Ardenne.

Lo spirito di gruppo è palpabile sin dalla prima scena, ma ammettiamo che i dialoghi che infarciscono le sequenze cinematiche (e non) non fanno altro che mettere in luce una caratterizzazione quasi banale dei diversi personaggi, primo fra tutti il nostro protagonista: Daniels rappresenta il simbolo dell’eroe americano pronto a rischiare il tutto e per tutto poiché spinto da alti valori come l’amicizia e la sete di giustizia. Viene fuori una retorica abbastanza trita, con gli americani coraggiosi e desiderosi di porre fine al nazismo, mentre i “crucchi” (così chiamati spesso nel gioco) operano facendo ricorso alla violenza inaudita e alle barbarie nei confronti dei civili.
Non iniziamo un dibattito sulla rappresentazione della Seconda guerra mondiale, né ci azzardiamo a sminuire il ruolo che il nazismo ha avuto nella storia, tuttavia il pubblico ha raggiunto una certa maturità critica che vuole andare oltre alla semplice dicotomia di buoni contro cattivi, soprattutto se si decide di dotare di forza la modalità single-player.
A parte la sceneggiatura naif, la Campagna di CoD: WWII è costellata da tante piccole novità che la rendono davvero apprezzabile. Innanzitutto scordatevi la rigenerazione automatica dell’energia vitale: ogni danno è per sempre, a meno che non abbiate un medikit con voi. Per sopravvivere alle diverse situazioni da fronteggiare risulta fondamentale la collaborazione con i compagni di squadra: il concetto di team, infatti, non è evidente solo nella trama, ma trae le sue fondamenta anche dal gameplay. Ognuno dei nostri compagni  sarà dotato di un’abilità particolare: Zussman ad esempio ci rifornirà di medikit, Pierson ci rivelerà la posizione dei nemici, Aiello consentirà attacchi aerei, ecc. Non potremo ricorrere a queste azioni a nostro piacimento, ma sarà necessario uccidere più nemici possibili per riempire il cerchio di ciascun nostro compagno. Questo evita un approccio agli scontri a fuoco superficiale.

In generale la Campagna  si lascia godere grazie ad atmosfere molto varie che a loro volta ci portano a vivere diverse situazioni in termini di gameplay. Oltre alle classiche fasi FPS, ambientate sia in spazi chiusi (bunker, case di campagne, sotterranei) che aperti (spiaggia, pianura, città) e condite da brevi momenti di quicktime events, non è raro trovarsi a bordo di mezzi da terra come automobili e carri armati, ma anche in aerei. In particolare, le diverse sensazioni che si provano durante tali sequenze sono davvero forti, grazie alla cura dei dettagli, a partire dagli effetti sonori sino ad arrivare a quelli propriamente visivi.
Altro aspetto interessante è la componente stealth, dato che in CoD: WWII ci siamo ritrovati spesso a strisciare di nascosto per compiere attacchi silenziosi e giungere indisturbati verso l’obiettivo. Uno stile di gioco difficile da immaginare su un titolo frenetico come Call of Duty, ma che in WWII si inserisce perfettamente grazie allo spazio che è stato riservato alla Resistenza Francese. La modalità furtiva è infatti appropriata per certi tipi di missioni che andremo ad affrontare, il ché aiuta a calarsi perfettamente nell’atmosfera di gioco. Tuttavia, chi rimane avvezzo ad adottare il metodo a là Rambo non deve temere una presenza ingombrante dello stealth, poiché il farsi scoprire non implica il Game Over.
Un ulteriore elemento di novità per la serie, dal punto di vista contenutistico, è la presenza di rilievo di personaggi femminili. Si tratta di una chicca che può passare inosservata a molti, ma obiettivamente fa piacere trovare figure del genere, dotate dunque di personalità e di ideali, affiancare il classico eroe a cui siamo abituati.

Tirando brevemente le somme, nonostante la retorica quasi obsoleta e un’ IA nemica a volte irrealistica, la Campagna di CoD: WWII si rivela un esperimento riuscito e godibile, grazie alla varietà delle missioni, alle atmosfere brutali, malinconiche e bellissime, e a una giocabilità fluida e funzionale. A questo si aggiunge la cura per le armi, le divise, i mezzi, gli edifici, che rispecchiano i canoni dell’epoca. D’altronde i precedenti capitoli ad ambientazione storica ci hanno abituato bene per quel che riguarda la verosimiglianza con la realtà.
Il tutto viene mostrato con la tipica narrazione che trae molto dal cinema (impossibile non pensare a Salvate il Soldato Ryan di Spielberg mentre si gioca), anche se in questo caso Sledgehammer evita di prendere voci di personaggi illustri o video di repertorio, così classici nei titoli precedenti, poiché servivano a rendere tutto più concreto e immersivo. Nonostante la loro mancanza, vi rincuoriamo che il titolo non ne risente. Concludiamo dicendo che la modalità Campagna dura circa otto ore, o poco più se si considerano 33 ricordi disseminati nelle varie missioni e di compiere le diverse azione eroiche, come togliere un compagno ferito dal campo di fuoco, o salvarlo da un attacco diretto di un nemico. Sono elementi secondari che però tengono alta l’adrenalina. 

 

Benvenuti nel Quartier Generale

Giungiamo adesso al vero fulcro di CoD: WWII, ovvero il multiplayer. Prima di addentrarci in questa modalità così ricca, occorre personalizzare il nostro soldato. Saremo chiamati a scegliere una delle Divisioni presenti per dare una connotazione al nostro personaggio. A seconda della nostra scelta, infatti, avremo a disposizione armi specifiche oltre che una serie di bonus e qualità tipiche di ciascun Divisione. Chiaramente le altre potranno essere sbloccate in seguito ottenendo punti abilità.
Le Divisioni si dividono in:

  • Fanteria (la classe tipica rivolta al combattimento caotico e da mischia)
  • Aviotrasportata (non molto dissimile dalla precedente, almeno all’inizio, poiché ci dota di un fucile e di una pistola)
  • Corazzata (ottima per combattimenti diretti contro blindati, fortezze, bunker)
  • Montana canadese (in breve è la classe dei cecchini e dei combattimenti a distanza)
  • Spedizionieri della Resistenza Francese (utile per i combattimenti ravvicinati poiché si basa su proiettili incendiari)

Fatto il nostro personaggio, ci ritroveremo all’interno del Quartier Generale. Si tratta di uno spazio social in grado di ospitare 48 giocatori, in cui potremo dedicarci, quando non vorremo combattere, a diverse attività legate al personaggio e alle sue abilità. Dal furiere potremo migliorare l’equipaggiamento, così come potremo acquistare degli Ordini temporanei, cioè obiettivi da superare (tot uccisioni in Death Match per esempio) per avere maggiore esperienza o crediti di guerra. Inoltre, potremo ritirare i rifornimenti contenenti migliorie (per lo più estetiche) per il nostro personaggio, così come esercitarci al poligono per testare un’arma appena sbloccata, o provare azioni speciali, come richiedere il supporto aereo o un’esplosione in zona nemica. Ci limitiamo a citare gli esempi principali per far comprendere il concetto, ma le possibilità sono abbastanza numerose.

Quanto alle modalità disponibili, accanto a quelle caratteristiche come il Death Match a squadre, troviamo  una gradita novità come la Guerra. In questa tipologia di match dovremo superare con la nostra squadra una serie di obiettivi specifici. Si passerà dunque dal difendere un bunker,  allo scortare un mezzo blindato, sino a dover costruire un ponte. Le diverse operazioni, diramate in mappe abbastanza ampie e articolate, donano un ritmo avvincente alla sfida. Capiterà inoltre di compiere la stessa missione anche dal punto di vista nemico, e quindi dei nazisti: noi abbiamo rivissuto la scena dello sbarco dal lato dei tedeschi, e ci ha dato un certo effetto.

Un’altra modalità riuscita è sicuramente quella dedicata agli Zombie. Partita inizialmente come una parentesi abbastanza trash (in senso positivo tutto sommato) della serie, questa modalità in CoD: WWII ha finalmente la giustizia che merita. Strutturata come una vera e propria avventura, ci ritroveremo nei pressi di una cittadina tedesca invasa dagli zombie. I suoi edifici lasciano intuire che al loro interno si celava un laboratorio in cui si svolgevano sperimentazioni sugli essere umani. Traendo spunto da un fatto storico reale (gli esperimenti del Dottor Mengele), CoD: WWII ci porta a vivere l’apocalisse nazi-zombie nei panni di alcuni combattenti. Le ondate di nemici avanzeranno a intervalli regolari, ma con difficoltà sempre maggiore, a causa del numero sempre più elevato di zombie e delle capacità di alcuni di essi.

Nonostante in questa modalità i ritmi siano parecchio frenetici, l’ambientazione lugubre e a tratti claustrofobica riesce comunque a conferire uno stile horror davvero apprezzabile. A tal proposito, risulta funzionale la novità inserita in questo capitolo, ovvero l’impossibilità di riparare porte o finestre per limitare il numero di zombie. Questi ultimi sono abbastanza diversificati tra loro, dunque capiterà di affrontare esseri che scattano velocemente, o grosse bestie armate. Per far fronte a queste minacce avremo a disposizione dei marchingegni da attivare o dei bonus da sbloccare. Per fare ciò sarà richiesta una certa quantità di Scosse(l’unità di credito di gioco), ottenibili tramite l’uccisione degli zombie. Sarà pure possibile agglomerare armi.

 

Verdetto

Call of Duty: World War II ridona alla serie il fascino della nostalgia e del passato. Abbiamo apprezzato il tentativo di Sledgehammer Games di dare peso al single-player, puntando più sul concetto di squadra e collaborazione anziché sul classico super soldato. Il tutto viene avvalorato da una regia e una resa grafica di impatto che riescono a ridare fascino a un evento iconico ma inflazionato come lo sbarco in Normandia, nonostante la sceneggiatura piuttosto banale faccia calare la qualità complessiva.
Inutile quindi girarci attorno: il multiplayer di CoD: WWII rimane la punta di diamante, in quanto novità come il Quartier Generale e la modalità Guerra riescono a coinvolgere positivamente. In questo modo lo sviluppo del nostro personaggio e la giocabilità stessa acquisiscono varietà.
Una diversità resa ancora più appagante dalla modalità Zombie, questa volta più tendente all’horror, ma pur sempre adrenalinica e appagante.
Ci sentiamo dunque di premiare la mole di contenuti e la qualità con i quali sono stati realizzati, soprattutto dal punto di vista visivo e dell’intrattenimento. Concludiamo come direbbero gli americani, ovvero Good Job, Call of Duty: World War II.

Lorena Rao
Deputy Editor, o direttigre se preferite, assieme a Luca Marinelli Brambilla. Scrivo su Stay Nerd dal 2017, per cui prendere parte delle redini è un’enorme responsabilità, perché Stay Nerd è un portale che punta a stimolare riflessioni e analisi trasversali sulla cultura pop a 360° tramite un’offerta editoriale più lenta e ragionata, svincolata dalle dure regole dell’internet che penalizzano la qualità. Il mio pane quotidiano sono i videogiochi, soprattutto di stampo storico. Probabilmente lo sapete già se ascoltate il nostro podcast Gaming Wildlife!