Apocalisse è uno dei mutanti più cazzuti di sempre

Con l’arrivo nel cinema di X-Men: Apocalypse, la domanda che sta tormentando i vari livelli della niubbaggine fumettistica su internet è “ma chi diavolo è Apocalisse???”. Perché si sa, l’utente medio di oggi fruisce dei personaggi dei fumetti solo attraverso i film per cui spesso è difficile ri-agganciarsi alla continuity di questo o di quel personaggio, specialmente se non si tratta di una delle primedonne del fumetto mondiale (si Iron-Man stiamo parlando di te). Mutante, villain, e stronzone di prima classe, Apocalisse merita di sicuro di entrare a far parte del novero delle vostre conoscenze, trattandosi di uno dei principali (se non forse il principale) antagonista dell’intera compagine mutante. Tosto tra i villain tosti, se si fa eccezione per gente di uno sgravo epico come Onslaught, Apocalisse è così potente che per diverso tempo non era possibile neanche capire cosa fosse effettivamente capace di fare. E potevamo noi di Stay Nerd lasciarvi nell’ignoranza? Ovviamente no!

La concezione

Fumettisticamente nato nel 1986, Apocalisse ha alle spalle dei genitori illustri, che forse (solo) in parte spiegano l’immediato successo del personaggio e la sua rapida consacrazione a nemesi archetipica del mondo mutante. Madre del mutante fu infatti Louise “Weezie” Simonson, forse una delle fumettiste più popolari di sempre, nonché artefice di tanti bellissimi cicli legati proprio al mondo mutante, dove lavorò su testate come X-Factor, Nuovi Mutanti e il meno noto Power Pack, che non è il nome di una marca di pile stilo ma la squadra di superbimbi comandata da Franklin “losgravo” Richards. Il design fu invece affidato a Jackson Guice, autore che aveva esordito proprio agli inizi degli ’80 e che in quegli anni era a lavoro su varie testate mutanti tra cui X-Factor. Proprio X-Factor numero 5 (era il maggio dell’86) fu dunque la testata che introdusse al mondo Apocalisse, personaggio destinato a tirare schiaffi a buona parte del mondo mutante e, più raramente, all’intero mondo Marvel. In realtà la creazione di Apocalisse fu quasi del tutto fortuita e, come spesso accadeva nel mondo dei fumetti, fu più che altro un mischione di alcune idee che aleggiavano nell’aria e che poi furono riprese dalla Simonson. Prima della cara Weezie era infatti al lavoro su X-Factor un’altra leggenda del fumetto, Bob Layton, poi fondatore della Valiant ma che all’epoca stava scrivendo le prime storie di X-Factor in cui, tra le varie, aveva riportato in auge anche gli originali X-Men.

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Layton scrisse solo i primi cinque numeri della serie, in quello che fu un arco narrativo che vedeva la squadra fronteggiare L’Alleanza del Male, un gruppo di supervillain dietro il quale, secondo vari indizi, sembrava nascondersi un misterioso personaggio. Layton lasciò la testata e la Simonson la riprese. La situazione che si creò a questo punto fu un po’ paradossale, Weezie aveva per le mani una testata appena avviata, ma con un arco di storie dalle fondamenta già pronte e che, pertanto, non poteva essere archiviato come nulla fosse. Più tardi fu lo stesso disegnatore della serie, Guice, a spiegare che all’epoca temeva per il futuro della testata, ritenendo che la Simonson non fosse in grado di gestire il lascito di Layton. In effetti non si sapeva cosa i due autori si fossero “passati” nel mezzo del cambio di regia, e se Louise Simonson fosse al corrente dei piani del suo predecessore. Una sola cosa era chiara, l’autrice aveva già idealizzato Apocalisse, e voleva che questo nuovo villain fosse il burattinaio della nuova Alleanza del Male. Non solo, l’autrice voleva che il personaggio fosse un autentico rullo compressore in quanto a potenza, una minaccia tale da sconvolgere la squadra ed il mondo mutante. L’ispirazione, neanche a dirlo, fu un altro grandissimo ed iconico villain mutante, ossia Magneto, che nella sua “presenza” giustificava l’esistenza stessa degli X-Men. Orbene Apocalisse doveva essere così potente da giustificare il bisogno di una squadra “estrema” come X-Factor. Il resto, come si suol dire, è storia. Il personaggio piacque praticamente subito, sia nel suo design che nel suo stesso nome. Apocalisse fu percepito come una novità e fu, di fatto, l’apripista ad un nuovo corso di “supervillain” che avranno poi lo scopo di mettere in difficoltà non un singolo eroe, ma un intero supergruppo, secondo quello che era il canone imposto anni ed anni prima con Loki per i Vendicatori grazie ad un compendio di poteri veramente ma veramente lamer. Non solo, così profondamente connesso con la razza mutante e con gli X-Men, il personaggio di Apocalisse godette di una popolarità tale che gli autori che seguirono negli anni cominciarono ad escogitare le storie più assurde per tenere il personaggio sotto ai riflettori. E così il villain non solo fu l’artefice di una delle più importanti (e “rumorose”) morti del fumetto novantino (quella di Wolverine!) ma fu anche “predisposto” ad incastrarsi in un certo modo nella continuity a seguire. Robert Weinberg, che in quegli anni stava lavorando su Cable, ipotizzò ad esempio di trasformare Apocalisse nel terzo e leggendario Summers cosa che, come saprete, mai si verificò.

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Le Origini – Da uomo ad anticristo

Nato nel 3000 a.C. in Egitto (Aqaba), Apocalisse è stato a lungo considerato il più vecchio mutante vivente, nonché il primo esponente della sua razza. Ciò è stato vero per molti anni, in cui gli sceneggiatori hanno lasciato che En Sabah Nur (questo il suo vero nome) mantenesse intatto il suo primato. Poi nel 2001, Jeph Loeb e il “nostrano” Simone Bianchi si inventarono il personaggio di Romulus, e da lì il primato di Apocalisse fu infranto (Romulus, infatti, ha origini addirittura neolitiche!). Per quanto riguarda il personaggio in sé, esso fu presentato “fatto e finito” senza poi spiegare molto di quello che era il suo background e lasciando solo intendere le sue antichissime origini. Ad occuparsi proprio di queste ultime furono autori postumi, che dopo il successo del personaggio tratteggiarono il passato del villain e la sua ascesa al trono del male dell’universo mutante. In particolare furono due gli autori ad occuparsi dell’onere, Terry Kavanagh, e Adam Pollina che nella miniserie “Rise of Apocalypse” tinteggiarono l’infanzia e la gioventù del villain, dalla nascita alla sua ascesa. La miniserie, interessante, vibrante e caldamente consigliata, tinteggia un Apocalisse complesso ed ancora molto distante da suo status “semi-divino”, più vicino ad un uomo che ad un essere di assoluta potenza, dando un imprinting quasi cristologico al racconto, e disegnando lo stesso apocalisse con fattezze eroiche e semi-divine. Ad occuparsi dei disegni fu proprio Pollina, che pian piano trasformò il personaggio da uomo, a mutante e infine in eroe, ricalcando l’immaginario di molti personaggi del mito mediorientale e orientale tra cui, per lo stesso Apocalisse, il dio Hindù Rundra. Abbandonato dai suoi genitori nel deserto a causa del suo aspetto bizzarro, e con la speranza che il clima lo uccidesse, Apocalisse nasce senza destino e senza nome, apparentemente condannato prima di essere trovato (e salvato) per puro caso da una tribù beduina, i Sandstormers.

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La tribù viaggia per il deserto basandosi sulla legge del più forte, e ritenendo che solo i più forti abbiano il diritto di sopravvivere. Il leader della tribù, tale Baal, riconosce nell’infante un forte desiderio di sopravvivere e ne percepisce intrinsecamente la grandezza. Nonostante tutto, decide quindi di adottarlo e di tenerlo con sé, conscio che un giorno il piccolo “En Sabah Nur” (Nome che significherebbe “La Luce del mattino” ma che viene comunemente tradotto come “Il primo”) potrà essere in grado di fare grandi cose. L’Egitto intanto vive un periodo di forte oppressione, sotto l’egida del nuovo Faraone Rama-Tut che, si scoprirà, altri non era che Kang il Conquistatore, venuto da futuro proprio per ricercare Apocalisse e inserirlo nel proprio entourage, conscio del potere che il mutante avrà nel futuro a venire. Rintracciato il giovane, Rama-Tut manda dunque il suo sgherro numero uno, Ozymandias, a stanare il ragazzo, portando con sé un’armata per distruggere i beduini e il loro accampamento. En Sabah Nur riesce a fuggire in modo fortuito, portando con sé Baal che, ferito a morte, troverà una triste morte in una caverna a lui ben nota in cui il duo si nasconderà per far perdere le proprie tracce e dove lo stesso Baal, prima di morire, svelerà ad Apocalisse una tecnologia sconosciuta, lasciata lì da alcuni alieni che si scopriranno poi essere i potenti Celestiali.

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Sconvolto dalla morte di Baal e desideroso di vendetta, En Sabah Nur deciderà di usare la tecnologia celestiale per celare le sue fattezze e per entrare nell’entourage di schiavi del Faraone così da poterlo attaccare ed uccidere senza che egli sospetti nulla. Il piano del giovane in parte riesce; arrivato a palazzo come schiavo comincia a macchinare la morte di Rama-Tut innamorandosi, nel mentre, della bella Nephri, sorella di Ozymandias. La situazione, però, ben presto precipita. Nephri scopre la vera natura del giovane e lo rifiuta per il suo aspetto inumano. Nel tentativo di uccidere comunque Kang con la tecnologia celestiale, il giovane mutante fallisce lasciando che Kang ritorni al suo tempo di origine. In preda alla rabbia tra fallimento e rifiuto, i poteri di En Sabah Nur si manifestano sicché il ragazzo “muore”, e ribattezza sé stesso Apocalisse, vendicandosi innanzitutto di Ozymandias che, grazie alla tecnologia dei celestiali, viene prima accecato poi reso un servo longevo e fedele. Da qui in poi la storia di Apocalisse si frammenta. Il mutante acquista sempre maggior potere ed essendo l’unico mutante (noto) sul pianeta, il suo aspetto ed i suoi poteri cominciano ad ispirare le persone, che gli attribuiscono il rango di divinità. Il suo scopo diviene quello di far “progredire” la razza umana attraverso la distruzione controllata e per fare ciò fonda una setta, il clan Akkaba, che sotto la guida di Ozymandias veglia sul suo corpo quando, parimenti a personaggi come Odino, Apocalisse entra in stati prolungati di sonno, utili per conservare il suo potere e la sua longevità.

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Nasce così la leggenda di Apocalisse, cui molti autori aggiungeranno occasionalmente alcune tracce, in quello che è un passato particolarmente “lungo” e per questo facilmente soggetto alla fantasia dei vari scrittori. Tra le varie, la storia più intrigante è certamente quella raccontata nella recentissima miniserie SHIELD, nel cui numero uno un Apocalisse, all’apice del suo potere sull’Egitto, si unì alla Confraternita dello Scudo (cioè l’ordine di difesa della Terra antesignano dello Shield moderno) ed al dio Khonshu (per mezzo del primissimo Moon Knight) per difendere la terra dalla prima invasione degli alieni della Covata. Da qui in poi, Apocalisse ha avuto un ruolo sempre preponderante nel sottobosco mutante e si è fatto direttamente artefice di moltissimi cambiamenti, spesso tali da creare personaggi a loro volta iconici (come per esempio Sinistro, che proprio ad Apocalisse deve la sua mutazione ed i suoi poteri, o Cable che da Apocalisse fu infettato quando era ancora un infante) o da modificare radicalmente il comportamento e la morale di altri (praticamente tutti “i buoni” trovatisi a diventare suoi cavalieri). L’analisi più interessante che si può fare del personaggio è comunque quella relativa al suo potere ed al modo con cui esso si propone (e si è proposto) alla razza umana come dio. Apocalisse, in tal senso, è il rappresentate dell’ala più radicale del ceppo mutante, quella che – come il Magneto di un certo tipo di letteratura – vuole l’imposizione della razza mutante su quella umana. O meglio, di una certa fetta della razza mutante: quella di élite. Dispotico e inarrestabile, Apocalisse ha, grazie a questa filosofia, ottenuto il suo obiettivo nella celeberrima run fumettistica de “Le Ere di Apocalisse”. Tra tutti i villain, è forse quello la cui idealizzazione, realizzazione e definizione si uniforma adeguatamente all’immaginario culturale di un certo tipo di scrittura religiosa, incarnando non il male assoluto, ma quello consapevole e controllato. Se ipoteticamente gli eroi Marvel hanno un effetto “salvifico” sul loro mondo (e molti di essi hanno sperimentato persino il curioso caso della resurrezione più o meno volontaria) Apocalisse è di fatto un anticristo fumettistico, il cui scopo è l’annichilimento e la distruzione ai fini del potere e del controllo. Apocalisse è un despota consapevole, che non rincorre un ideale di lucida follia (come Von Doom) ma si fa artefice di piani macchinosi, complessi e spesso lunghi, non negando la possibilità di essere aiutato da persone appositamente istruite. Si tratta di un male subdolo, ricattatore e meschino, la cui ascesa è una perfetta allegoria del male biblicamente inteso a cui, non a caso, c’è il diretto rimando nel suo stesso nome “Apocalisse” ed a varie terminologie ad esso annesso come i “Cavalieri”.

I Cavalieri

Una delle caratteristiche di Apocalisse è sempre stata quella di avere dalla sua un piccolo esercito, formato però da soli quattro elementi. Costoro si definiscono notoriamente “I Cavalieri di Apocalisse” e fecero la loro apparizione pochi numeri dopo lo stesso villain, per la precisione su X-Force numero 10 del novembre ’86. Come per le controparti bibliche, i Cavalieri rappresentano ognuno una punizione e un castigo per l’umanità. Essi sono stati generalmente rappresentati da mutanti più o meno noti, tranne che per pochi casi in cui furono scelti umani particolarmente adatti al ruolo, e ad un momento celebre in cui non un mutante, ma un superumano, fu scelto per il ruolo di Guerra. Tra la prima e la seconda incarnazione dei cavalieri fu infatti selezionato addirittura Hulk per fare da Cavaliere della Guerra, la qual cosa funzionò a causa della frammentazione della psiche dell’allora Gigante di Giada (al tempo distaccatosi mentalmente e fisicamente da Bruce Banner).

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Apocalisse, tuttavia, non riuscì a controllare Hulk e questi, dopo averlo servito per poco, si strappò infine da dosso l’armatura di Guerra e semplicemente se ne andò per la sua strada. I Cavalieri, come capirete, sono una parte fondamentale dei vari cicli che hanno visto protagonista Apocalisse e nel mondo fumettistico sono sempre associati ad una certa curiosità. La scelta dei cavalieri, più o meno dalla seconda generazione in poi, ha sempre portato con sé molti segreti, tali da sconquassare lo status quo di moltissimi personaggi, spesso celebri e già ampiamente consacrati. Non si tratta ovviamente di una regola, ma il ruolo di “cavaliere” ha cambiato radicalmente la vita (e la morte) di personaggi del calibro di Angelo, Wolverine, Gambit e Sentry. Apocalisse è sempre stato molto abile nel rintracciare i personaggi migliori da inserire nel suo roster, sicché sia nella sua versione originale che nelle sue varie linee alternative (alcune delle quali esplorate durante il ciclo Exiles) Apocalisse si è attorniato di personaggi potentissimi, spesso vittime di una schiavitù imposta con annesso lavaggio del cervello, meno spesso per il semplice bisogno di sentirsi potenti. Apocalisse, grazie alla tecnologia celestiale, è infatti riuscito a modificare non solo il suo stesso corpo, ma anche il set di abilità dei suoi araldi, rendendo molti di essi ancor più potenti e letali e, quasi sempre, cambiandone anche le caratteristiche fisiche. I Cavalieri di Apocalisse, dunque, sono e contemporaneamente NON sono gli eroi che erano e sovente gli X-Men o chi per loro hanno dovuto lottare molto per far tornare alcuni di essi alla normalità anche se, salvo che in pochissimi casi, i personaggi in questione hanno portato su di sé i segni del cambiamento per moltissimi anni. Parlare di TUTTI i cavalieri richiederebbe un’intera wiki, ecco perché qui ci limitiamo a dire che le generazioni di cavalieri sono state, ad oggi, sei anche se si sospetta che nel passato ce ne siano state altre che ai lettori di fumetti non sono note. Di queste sei le più bizzarre sono state la quarta e la quinta. La quarta, ossia “I Cavalieri Finali” fu un gruppo di quattro cavalieri provenienti da diverse epoche storiche, congelati da Apocalisse per essere scongelati quando la situazione lo richiedeva. Si trattava infatti di individui unici e molto potenti, che comunque presero gli schiaffi come da copione. La Quinta fu invece veramente terribile e composta da quattro cavalieri della morte. Si trattò di Banshee, Daken, Grim Reaper e Sentry che morti recentemente furono riportati in vita per adempiere ognuno ad un compito molto preciso. La storia in sé era un casino incredibile, con addirittura una coppia di “mini Apocalisse” venuti dal futuro… i Gemelli Apocalisse, ma la sola presenza di un Sentry non morto dovrebbe di per sé preoccupare il mondo… e  non poco. Tra gli altri militanti celebri delle altre incarnazioni, ed esclusi quelli già citati, ci sono stati anche Sole Ardente, Polaris, Psylock nonché versioni alternative di personaggi noti come Sinistro, Thunderbird, L’Uomo Ghiaccio e un frappo di altri x-tizi.

Le Ere

Prima di passare avanti è il caso di fermarci un attimo e spendere qualche parola su uno dei cicli più importanti (e più belli) del personaggio. Parliamo infatti delle celeberrime “Ere di Apocalisse”, un ciclo di storie che per quattro mesi sostituì le uscite Marvel canoniche con altre che, di punto in bianco, portarono i lettori a compiere un bel balzo avanti nel tempo. Oltre 20 dei più forti autori dell’epoca (Nicieza, Loeb, Larocca, Bachalo, ecc…) diedero anima e corpo per tinteggiare un mondo oscuro e corrotto in cui, a causa della prematura morte del professor X (e dunque conseguente assenza degli X-Men), Apocalisse è asceso al potere, soggiogando l’intera umanità. In quello che fu uno dei più bei progetti Marvel dell’epoca (e forse uno dei più belli di sempre), le testate furono di fatto “resettate” di punto in bianco, lasciando che i lettori di quei mesi rimanessero completamente spiazzati dagli eventi che stavano leggendo.

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Erano gli ultimi mesi del 1995 e le testate dell’epoca furono momentaneamente “parcheggiate” per far spazio a uscite del tutto inedite (e oggi abbastanza rare) che presentavano squadre e situazioni nuove e rimescolate. Ai margini esterni (ossia come prologo ed epilogo) furono poi create due riviste per l’occasione, ossia i volumi Alpha e Omega, che davano più o meno un quadro di contorno utile alla comprensione dell’intero arco di eventi, sia all’inizio che alla fine. Alcune riviste richiamavano apertamente a situazioni che i lettori potevano conoscere e ricordare, come il team Excalibur, che proprio negli anni ’90 godeva di un ottimo successo editoriale e che fu qui sostituito da X-Calibre comunque guidato dal locale NightCrawler. Altre furono inventate di sana pianta, come Gambit and the Externals o l’affascinante X-Man e servirono allo scopo di tinteggiare al meglio le vicende di quello che, con un astuto lavoro di retcon, divenne poi un universo canonico (ma alternativo) del mondo dei mutanti Marvel. Sorta di What if espanso all’ennesima potenza (e dunque ipotetico futuro di Terra-616), Le Ere di Apocalisse cominciano con la morte di Charles Xavier per mano di Legione, alias David Haller, che altri non era che il figlio dello stesso Prof X. Mutante mentalmente instabile ma dai grandissimi poteri (non a caso, un Omega), Legione nacque dal rapporto tra Xavier e dalla ambasciatrice israeliana Gabrielle Heller. Convinto di poter tornare indietro nel tempo per uccidere Magneto, contribuendo così all’integrazione della razza mutante nel mondo, Legione finì invece per uccidere suo padre, causando così la mancata nascita degli X-Men. Senza gli uomini X a mettergli i bastoni tra le ruote, Apocalisse al suo risveglio ha dunque vita facile, riuscendo, insieme ai suoi figli (Olocausto e Armageddon) a conquistare rapidamente il pianeta. A questo punto è Magneto a fondare gli X-Men insieme a sua moglie Rogue, mettendo insieme le versioni alternative di celebri mutanti come Wolverine, Jean Grey, Quicksilver e Scarlet e combattendo, insieme al fronte di resistenza, contro il giogo oppressivo del dittatore mutante. La serie, molto breve e per questo molto frenetica, mette su carta un gran numero di situazioni, senza risparmiarsi la morte di un grandissimo numero di personaggi, complice la sua stessa essenza da “what if”. E così l’arrivo del mutante Alfiere e il conseguente bombardamento della New York alternativa, portarono alla sconfitta e poi alla morte di Apocalisse, trasformando “Le Ere” in un bellissimo momento del fumetto supereroistico prima di andare avanti… arrivando al 2005. A 10 anni dalla loro uscita, infatti, la Marvel ripescò le Ere e le rese una delle tante realtà alternative (Terra-295) mostrando quelli che furono gli eventi successivi allo sgancio delle atomiche. Questo fu solo l’inizio di una nuova vita editoriale per il marchio AoA che, similmente alla linea 2099, fu riportato in auge con un certosino lavoro di pubblicazioni inedite, lasciate ad una linea di one shot che andava ad arricchire in modo non troppo oppressivo l’immaginario creato a metà egli anni ’90. Per questo, come immaginerete, persino la linea “Age of Apocalypse” potrebbe essere ormai materia di studio a sé e per dovere di cronaca ci limiteremo a dire solo quanto segue: su tutto che essa dopo lo speciale “10° Anniversario” ha goduto di uscite tra il 2012 e il 2013, atte più che altro a raccontare del destino dei mutanti ancora vivi, su tutti Magneto e Jean Grey, in secundis l’eredità di Apocalisse è così viva da essere stato incluso in tutto e per tutto nella concezione del “nuovo Battleworld” in quello che è stato il recentissimo e nuovo ciclo Secret Wars. Ovviamente siamo lontani dalle bellissime Ere originali, ma vabè, lo spirito è più o meno intatto.

Tempi recenti

Dopo essere stato originariamente ucciso da Cable (che proprio Apocalisse aveva infettato con il virus tecno-organico) Apocalisse tornò in vita agli inizi degli anni ’90, periodo in cui visse una grande fortuna editoriale grazie al ciclo delle succitate Ere. Riassumere tutto, ma proprio tutto il male che Apocalisse ha portato nei fumetti è davvero un lavoro ingrato perché, come avrete capito, al pari di altri super villain della storia Marvel, Apocalisse è stato al centro di un gran numero di storie, finendo anche per trovarsi in situazioni veramente grame… ma vabè, quella è una cosa per cui sono passati tutti i grossi personaggi del fumetto quando la loro casa madre perde il senno. Orbene dopo la sua morte, Apocalisse ha comunque imperversato per l’universo Marvel, spesso tornando misteriosamente in vita, altre volte grazie al lavoro dei suoi incrollabili accoliti. Di recente ha fatto la sua porca figura in quasi tutti i grossi cicli mutanti, partendo da “Messiah War”, ennesima serie con protagonista la “messianica” Hope Summers, dove la sua versione geriatrica prende gli schiaffi da Stryfe, prima di tornare giovane grazie all’involontario aiuto di Arcangelo.

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La serie è, di fatto, l’ennesimo trampolini per il ritorno del personaggio visto che, salvo qualche schiaffo pesante, non cambia poi di molto le vicende attorno a cui ruota. In possesso di nuovo del pacchetto completo dei suoi poteri e della sua giovinezza, Apo è tornato poi in un’altra versione alternativa, su Uncanny X-Force, dove per motivi di pura stupidità, viene addirittura clonato da Fantomex, che genera così il potentissimo Evan Sabahnur, un Apocalisse liceale ma senza brufoli che in uno scatto di rabbia verrà poi fatto rinsavire da… Deadpool. Siamo ormai ai cicli più recenti delle X Storie, quelli in cui la Marvel genera storie senza capo né coda giusto per tirare in ballo i suoi nomi di maggior richiamo… Un peccato, perché come potete intuire, si tratta di personaggi che hanno alle spalle anni di continuity, con molte storie mimme (è indubbio) ma anche con tanti momenti di puro godimento fumettistico e con cicli che si sono imposti di prepotenza nell’immaginario collettivo. Come che sia, attualmente il “giovane” Apocalisse è uno studentello alla scuola per giovani mutanti che una volta era intitolata a Xavier, e che ora è intitolata a a Jean “mainagioia” Gray. Con il nome di Genesis, Evan vive una sorta di eterna competizione con uno dei figli dell’atomo più popolari degli anni 2000, il mutante omega Quentin Quire che durante la gestione Morrison/Quitely fu prima un tossico, poi un attivista che mise a ferro e fuoco la stessa scuola, poi più tardi una specie di fantasma della forza. Questa però, come si suol dire, è un’altra storia.

I poteri

I poteri di Apocalisse sono stati a lungo sotto l’attenzione dei lettori, a causa di un non meglio specificato limite che, ancor di più in occasione delle storie che lo vedevano villain assoluto, hanno messo nelle mani dei vari autori un’arma devastante. Apocalisse, detta in soldoni, è uno di quei personaggi i cui limiti sono imposti solo dalla scrittura, un po’ come fu per il Superman dei tempi d’oro, in cui a seconda dell’autore si tirava fuori questa o quella lamerata. Per fortuna per Apo le cose sono state un pochino più controllate a causa della sua natura “mutante” che ha dato al personaggio una certa impostazione, solo raramente quasi del tutto ignorata. Di base il grande potere di Apocalisse deriva dalla combinazione dei suoi poteri mutanti e della tecnologia Celestiale con cui si è fuso ormai secoli fa. Dal punto di vista mutante non è mai stata specificata la classe di appartenenza di Apocalisse, anche se si presume che sia un mutante classe 4 o 5. Quel che è certo è che nonostante tutto il suo non è un potere Omega ed anzi esiste per lui una categoria a parte, quella degli “Externi”. Si tratta di una serie di mutanti dotati di immortalità, il cui concetto fu creato da Rob Liefeld, e con ognuno di essi a rappresentare un concetto intangibile come Speranza, Ferocia, ecc.. (Apocalisse è “Distruzione” by the way). I suoi poteri prevedono dunque il set standard per il supereroismo americano: forza, resistenza, agilità, velocità, e riflessi tutto settato su superumano. Canonicamente Apocalisse ha la forza pari a quella dell’Hulk “standard”, e può resistere a gradi livelli di schiaffi che vanno dagli artigli di adamantio di Wolverine alle martellate di Thor.

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Può assorbire e scaricare energia come Alfiere, ma a differenza di quest’ultimo può anche emetterne dal nulla. Può inoltre ingrandirsi e rimpicciolirsi praticamente senza alcun limite e similmente a Visione (ma pare non al suo livello) può aumentare la propria densità. È un teleporta, un telecineta ed un potente telepata e può trasformare qualunque parte del suo corpo in quel che vuole, agendo a livello molecolare (ma solo su sé stesso). Come bonus può modificare, grazie ai suoi marchingegni, l’anatomia ed i poteri di esseri umani e mutanti, mettendoli al proprio servizio sotto forma di Cavalieri. In più di un’occasione ha dimostrato di avere capacità che sono equiparabili a quelle dell’Alto Evoluzionario, con cui condivide la passione per chimica, biologia e scienze varie. È stato artefice, in prima persona, del mutamento biologico e neurale di molti mutanti tra cui persino Sinistro, che ha conosciuto quando ancora si chiamava Nathaniel Essex. La tecnologia celestiale gli permette inoltre di fare più o meno di tutto, compreso ibernarsi per lunghi periodi in un lungo sonno rigenerante. Dulcis in fundo, con il tempo, si è scoperto che anche il sangue di Apocalisse (come per altri mutanti come Elixir o Angelo) gode di poteri a sé. Esso è in grado di curare i mutanti ma è letale per gli esseri umani. Una massiccia dose di esso può persino rigenerare ferite mortali o ricostruire parti del corpo mancanti. Un caso celebre fu quando esso fu usato per curare il mutante Chamber, aka Jonothon “Jono” Evan Starsmore, che privo della mascella e di parte della cassa toracica, riottenne ogni parte mancante del suo corpo assumendo anche un aspetto molto simile allo stesso Apocalisse.

La personalità

Apocalisse è letteralmente nato per essere grande. Il personaggio, come di costume per gli anni ’90, incarna appieno il concetto del supervillain senza limiti di potere o morale, ma con una profonda ragione. Apocalisse non è un personaggio folle, è machiavellico e calcolatore e, non a caso, ci si riferisce sempre a lui per le sue doti da eccellente stratega. La sua non è tuttavia una personalità sfaccettata ed anzi, Apocalisse è forse, insieme a pochi altri come Onslaught o Carnage, un personaggio estremamente fedele a sé stesso. Non a caso diverse interazioni psicologiche del personaggio sono state presentate solo in due precise occasioni. La prima è alle origini stesse di Apocalisse, cioè quando questi non era ancora il terribile semidio che il mondo ha imparato a temere ed a conoscere (la qual cosa giustifica, ovviamente, la diversità del personaggio da sé stesso).

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La seconda sono le sue versioni rivedute o alternative, come il recente “Evan” ora più conosciuto come Genesis. Evan è un clone di Apocalisse, e come tale, si accosta solo marginalmente al suo genitore biologico. Con questo stratagemma, e con la scusante di un personaggio più giovane, Marvel si è potuta prendere il lusso di stravolgere (in parte) un personaggio altrimenti molto definito e schematizzato all’interno dell’immaginario dei lettori. Un personaggio, quello di Evans, che in ogni caso sembra virare sempre e comunque verso una certa forma del male come se il sangue di Apocalisse (che, ricordiamolo, trasforma in Apocalisse almeno dal punto di vista estetico) contenesse al suo interno il gene del male e, dunque, renderebbe impossibile agire in modo diverso. Perché è questo il fascino di Apocalisse: un male incedibile, che ha servi ma non si asserve a nessuno, e che cerca di piegare con la forza il mondo a propria immagine e dimensione. È l’archetipo del maligno, di cui si ritrovano fior fior di esempi letterali ancor più illustri. Quello che Apocalisse incarna è un male radicale, che non si può in alcun modo fermare o estirpare e che gli uomini X non potranno far altro che arginare, finché per mistero, per magia o per necessità di trama esso tornerà sulla Terra, ancor più oscuro, potente e determinato. Apocalisse di nome e di fatto.