Miseria e Nobiltà

Children of Zodiarcs, è un GDR strategico finanziato attraverso Kickstarter, piattaforma di crowfounding sulla quale ha ottenuto un grande “successo” dato che i giochi di ruolo tattici possono vantare un nutrito gruppo di fedelissimi.

Il gioco è ambientato nel regno di Lumus, una realtà in cui è reso evidente il contrasto tra miseria e nobilità. Il giocatore vestirà i panni di Nahmi e dei suoi compagni, e per andare avanti nell’avventurà dovrà utilizzare un particolare sistema di combattimento costituito da carte e dadi, per cercare di porre fine all’avarizia di ricchi e nobili.

La nobiltà vive protetta dalla guardia cittadina, in un agio che si contrappone in modo marcato alla povertà e alla fame dei bassifondi. Qui la sopravvivenza è quantomai complessa, e risulta fondamentale fare quadrato ed unirsi per tutelarsi e guardarsi le spalle a vicenda. Il tutto si traduce in un’organizzazione criminale gestita da Zirchoff, un padre padrone a tutti gli effetti, che diventa in fondo una sorta di “genitore” per tutti gli orfani che vivono in quelle zone, oltre che una presenza autorevole per tutti gli altri.

Vestendo quindi i panni di Nahmi, ci troveremo ad affrontare numerose sfide allo scopo mettere le mani su una preziosa reliquia, il cui immenso valore potrà cambiare le sorti della popolazione dei bassifondi.

Per quanto riguarda il gameplay Children of Zodiarcs potrebbe facilmente essere confuso, ad una prima occhiata, con il più classico TRPG. In realtà ci sono parecchie peculiarità, a prescindere dalle strizzate d’occhio al mondo dei board game e dei giochi di carte collezionabili. In particolar modo l’aspetto trading card game viene amalgamato perfettamente con il canonico level up delle statistiche dei personaggi, che è comunque presente anche se non personalizzabile. Le build dei personaggi sono infatti fisse, e non è presente un sistema à la Final Fantasy Tactics grazie al quale scegliere tra diversi job. Quello su cui però il giocatore può avere voce in capitolo è il mazzo di carte rappresentante le abilità.

Ogni elemento del party infatti ha un suo set precostituito di carte, che non possono essere scambiate tra i diversi elementi. Possono però essere portate in battaglia varie combinazioni, dando all’aspetto del deck building un certo rilievo nell’economia del gioco. Una volta in battaglia poi, è possibile effettuare un dato attacco solo se si ha in mano la carta relativa, che viene poi scartata. Non ci sono costi di mana, l’unico limite è quello di una carta per turno, salvo bonus, che possono essere ottenuti con il tiro dei dadi. Il “fattore x” incide, forse un po’ troppo diremmo, sull’output dei danni, ma anche sulla possibilità di recuperare qualche punto vita o sull’attivare effetti speciali, come la già menzionata possibilità di effettuare un’ulteriore azione. I dadi, a loro volta, possono essere personalizzati, decidendo quindi quale set equipaggiare ad ogni personaggio, tenendo in considerazione le sei facce di ognuno, e quindi i risultati possibili (ora finalmente avete capito perché vi hanno fatto studiare calcolo delle probabilità durante il corso di statistica all’università).

Gli scontri si svolgono sulle canoniche mappe a scacchiera che ogni amante dei tattici giapponesi ben conosce, e tutto si basa sul posizionamento delle unità, rendendo quindi necessario tenere sempre sott’occhio l’area di movimento degli avversari. Questo perché agli attacchi corpo a corpo corrisponde ogni volta un contrattacco, e soprattutto perché gli attacchi alle spalle fanno male male. La difficoltà del gioco, tra l’altro, è piuttosto elevata, e quasi da subito si rende necessario un po’ di farming per non diventare pazzi. Poco male, perché dalla mappa di gioco è possibile affrontare varie sfide accessorie, e missioni secondarie.

Passando infine all’aspetto tecnico, durante gli scontri c’è veramente poco di cui essere entusiasti: è tutto molto semplice, con modelli tridimensionali che non fanno gridare al miracolo e tessiture basilari. Chi frequenta il genere è abituato a non strapparsi i capelli per l’aspetto grafico di questi titoli, e Children of Zodiarcs non fa eccezione. Eccellente è invece la direzione artistica, con artwork veramente eccezionali sia negli intermezzi narrativi sia nei ritratti dei personaggi. C’è una visione estetica ben precisa, che dona al complesso del gioco un aspetto convincente e peculiare.

Verdetto:

Children of Zodiarcs è un ottimo esponente di un genere molto di nicchia e molto poco occidentale. Riesce ad aggiungere elementi nuovi in un impianto di gioco che potrebbe risultare un po’ vecchio nel 2017. Principalmente però, diverte molto, e stimola il giocatore a costruire mazzi e a pensare a tattiche sempre nuove per avanzare, ricompensandolo con una bella storia abitata da bei personaggi, in un mondo nuovo e interessante.

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.