Le cose iniziano a farsi interessanti…

Al terzo appuntamento bisettimanale con la Seconda Guerra Civile dei Supereroi Marvel, forse, e ribadiamo forse, le cose iniziano a prendere la piega che vorremmo. Ma c’è anche l’ormai solita fregatura. Per andare avanti, ve lo anticipiamo, dovremo ricorrere a qualche spoiler, anche bello grosso. Perciò, se non siete in pari con le uscite, andate in edicola o in fumetteria, comprate e leggete il numero 3 e poi tornate qui. Altrimenti, se pensate che non vi importi, proseguite pure, ma non dite poi che non vi avevamo avvertiti.

Hic sunt spoilers

Dove eravamo rimasti? Ulysses, il giovane nuovo inumano che ha (anzi “vive in prima persona”) visioni del futuro, ha regalato ai nostri eroi una bella gatta da pelare. Ha avuto e condiviso con loro l’esperienza di una visione in cui Hulk, quello classico (non il nuovo “fichissimo” Hulk, alias di Frank Cho), quindi l’alter ego del Dott. Bruce Banner, faceva letteralmente a pezzi tutti i… beh, tutti. Sconvolti da tale visione, gli eroi hanno raggiunto Banner nel suo laboratorio segreto, dove da un anno conduce nuovi esperimenti gamma su se stesso, riuscendo (a detta del dottore, proprio grazie a tali esperimenti) a non trasformarsi e a tenere il gigante a bada.

Il problema è quello che ormai dovreste conoscere: una visione del futuro in cui Hulk uccide tutti gli eroi della Terra è di per sé incriminante nel presente in cui quella visione non è ancora avvenuta? Per Cap. Marvel, che procederebbe all’arresto e al contenimento di Banner, sì. Per Tony Stark, perché arrestare sulla base di un futuro peraltro non sicuro è una privazione del libero arbitrio e una violazione di tre quarti dei diritti civili di una persona. Le fazioni della guerra civile si baseranno su questi due capitani… quando le fazioni si decideranno a fare qualcosa di più che osservare.

La disputa, dai toni tesi sin dall’inizio, tende a far innervosire anche colui che non dovrebbe essere innervosito. Perciò Banner sembra sul punto di trasformarsi in un accesso d’ira, protestando la violenza che lo Shield e gli eroi stanno facendo nei suoi confronti, della sua privacy e del suo lavoro come scienziato. Questo sì che sarebbe interessante: se Bruce Banner si trasformasse scopriremmo finalmente se le visioni di Ulysses sono affidabili e quanto (cosa che Iron Man sta indagando dal numero 2). Ma,capite bene che al numero 3 “non può succedere” ancora niente del genere. O meglio, potrebbe se non si fosse tanto incatenati ai metodi odierni e decompressi della narrazione seriale.

Quindi colpo di scena anticlimatico.

Una freccia vagante, armata di una punta verde non meglio definita, colpisce il Dott. Bruce Banner. A morte. Capiamo quindi perché, dall’inizio dell’episodio, gli eventi ci vengono raccontati a testimonianze alterne da un tribunale, location cui ormai gli autori sembrano oltremodo (eccessivamente?) affezionati. È il processo a Clint Barton, a.k.a. Occhio di Falco, che, a sua unica difesa, annuncia che Bruce Banner stesso gli aveva chiesto di ucciderlo senza esitare con quella speciale punta di freccia “di sua invenzione” in caso si fosse trovato sul punto di trasformarsi, per timore di ciò che avrebbe potuto fare Hulk dopo una così prolungata “astinenza”.

Non ci viene spiegato in cosa consista l’invenzione di Bruce Banner che ha permesso a Occhio di Falco di ucciderlo con una punta di freccia, tanto che ci viene da pensare che in realtà il dottore potrebbe non essere poi così morto. La fine di Civil War II senza l’Hulk originale? Ma dai… Lasciando per un attimo questo da parte, anche la natura dei nuovi esperimenti gamma che Banner stava conducendo su se stesso rimane un mistero. E questo lentamente ci porta verso il permanente difetto della serie a nostro parere, radicato tanto da resistere anche in questa terza iterazione.

Ovvero: le cose non succedono, vengono raccontate. Sempre. Da un tribunale, in flashback, tramite dialoghi, discorso diretto o indiretto. Abbiamo tanto da leggere quanto poco da stupirci. Il colpo di scena della freccia è grande e inaspettato, ma viene in qualche modo depotenziato dalla sensazione che la vera lotta, il vero caos deve ancora scoppiare. La domanda è: scoppierà? E quando?

Ogni numero aggiunge un pezzettino, lasciando nuove domande senza risposta e chiudendosi con un cliffhanger (in questo caso, doppio). Ma per il resto, abituati ormai al contributo artistico eccezionale di Marquez e Ponsor, iniziamo a desensibilizzarci al racconto di Bendis, che ci lascia troppo ascoltatori e poco spettatori (per non dire di più) della vicenda. Che poi gli eventi siano di per sé intriganti non c’è dubbio, ma la chiave della Civil War II non è davvero la prevenzione di future minacce, ma stabilire se e come sfruttare i poteri di Ulysses. Tre grandi eroi sono (forse) morti, e gli altri, in costante aspro disaccordo, ancora non sono arrivati all’esplosione del vero conflitto?

Futuro numero 4, te lo chiediamo direttamente: il futuro va cambiato o protetto?