La distinzione tra presente, passato e futuro è una mera illusione

Con questa citazione di Albert Einstein si apre Dark, prima serie Netflix interamente prodotta in Germania, che ancor prima di uscire ha fatto ampiamente parlare di sé per l’inevitabile parallelo con lo show Strangers Things o il libro (e il filmIT.

In realtà le differenze sono più delle similitudini e le peculiarità di Dark sono riuscite a conquistare una buona fetta di pubblico e critica. Ma andiamo con ordine.

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La serie, scritta da Jantje Friese e Baran bo Odar e diretta da quest’ultimo, è composta da 10 episodi strettamente legati l’uno all’altro e che così delineano un affresco corale fatto di personaggi da scoprire, mezze verità e misteri che portano lo spettatore a seguire col fiato sospeso lo show lungo tutta la prima stagione. Lo sviluppo della trama prende corpo, inoltre, lungo la linea del tempo in maniera non regolare: il legame tra passato e futuro e la possibilità di interferire sull’uno agendo sull’altro è uno dei principali snodi di tutta Dark.

Se il tempo in cui si muovono i personaggi cambia a seconda delle esigenze di trama, il luogo rimane sempre lo stesso: l’intera prima stagione è ambientata a Winden, piccolo paese del sud della Germania. Il villaggio immerso nei boschi umidi diventa quasi uno dei protagonisti, con la sua inquietante presenza e le dinamiche che un borgo praticamente isolato dal resto del mondo si porta appresso. È a Winden che la vita tranquilla e ordinata degli abitanti viene sconvolta dalla sparizione di alcuni bambini nel corso degli anni, ed è sempre a Winden che i protagonisti svolgono le proprie indagini, chi con i mezzi della polizia, chi grazie al proprio intuito, chi ancora supportandosi l’un l’altro.

Con lo svolgersi delle puntate, la trama si infittisce e lo spettatore approfondisce la conoscenza dei vari personaggi, seguendone le gesta (non sempre eroiche, anzi!) nel corso degli anni. Ed è così che spunta il marcio dietro la facciata pulita della piccola comunità e gli scheletri dell’armadio fanno capolino dal passato di quasi tutti gli individui.

dark recensione

La serie mantiene un buon ritmo lungo tutto l’arco della prima stagione, grazie a una regia solida e ben conscia del genere che voleva far arrivare al pubblico: tra inquadrature strette, buio incombente, sguardi fissi in camera, Baran bo Odar riesce a inquietare lo spettatore anche quando l’azione sullo schermo langue. Ci sono lunghe sequenze quasi mute, in cui l’evolversi della trama e lo svelarsi di qualche mistero sono i veri protagonisti, in cui la tensione dettata dallo stile di regia risulta davvero notevole, complice sicuramente una colonna sonora degna di un film horror, che sottolinea ed evidenzia i passaggi salienti di ogni puntata.

Non sempre il livello della regia – molto fedele agli stilemi che il genere impone – viene seguito sullo stesso piano dalla messa in scena, purtroppo. In alcuni momenti, soprattutto negli interni casalinghi, l’impressione che abbiamo tratto è quella di un’eccessiva teatralità degli attori, poco realistici nel tratteggiare i loro personaggi. La recitazione in generale è un po’ sofferta e piatta; sono pochi gli interpreti, sia tra i giovanissimi che tra gli adulti, a spiccare sul panorama generale, che si attesta su un livello non eccezionale.

Uno degli aspetti più interessanti di Dark, al di là della trama e delle elucubrazioni sul tempo e lo spazio che si porta dietro, riguarda i temi sollevati dalla storia: dalle dinamiche soffocanti tipiche dei paesini di provincia alla necessità dell’avanzamento del progresso – quasi a tutti i costi – fino all’etica della ricerca scientifica, le domande che vengono poste allo spettatore, grazie ai molteplici livelli di lettura di quanto accade sullo schermo, allargano notevolmente gli orizzonti dell’intera stagione.

Particolarmente efficaci, infine, i temi del dualismo e dei mondi che si uniscono, influenzano e contrappongono, presenti fin dalle prime puntate: adulti e adolescenti, passato e presente, uomini e donne sono tutte facce di una stessa medaglia, chiusi in un eterno cerchio che ripete meccanismi e sposta decisioni.

Verdetto:

Dark è la prima serie prodotta e girata in Germania da Netflix. Ambientata a Winden, un paesino immerso nei boschi su cui incombe un’imponente centrale nucleare, la storia si svolge a cavallo tra il passato e il presente, ruotando intorno alla misteriosa sparizione di alcuni bambini. Una serie ideale per chi è alla ricerca di tensione e inquietudine e che merita una sessione di binge watching nonostante qualche pecca.

Felice Garofalo
Fin da quando riesce a ricordare è stato appassionato di fumetti, di cui divora numeri su numeri con buona pace dello spazio in libreria, sempre più esiguo. Ogni tanto posa l’ultimo volume in lettura per praticare rigorose maratone di Serie TV, andare al cinema, videogiocare, battere avversari ai più disparati giochi da tavolo, bere e mangiare schifezze chiacchierando del mondo. Gli piace portare in giro la sua opinione non richiesta su qualsiasi cosa abbia visto o letto. Sfoggia con orgoglio le sue magliette a tema.