Con l’uscita del DLC di Dark Souls 3, The Ringed City, la trilogia può dirsi (a meno di annunci a sorpresa) conclusa. È con questo spirito che noi di Stay Nerd, trascorsi sei anni dall’uscita del primo capitolo, abbiamo affrontato e valutato l’ultima sfida confezionata da From Software e da quel sadico genio di Hidetaka Miyazaki.

Dopo il deludente Ashes of Ariandel, povero di contenuti ed estremamente breve, The Ringed City ha il gravoso compito di riscattare la software house dal mezzo passo falso effettuato con la precedente espansione e di costituirsi come degno finale di serie. Con simili premesse l’aspettativa era senz’altro alta e, per questo, siamo felici di rassicurare ogni appassionato in merito alla sua riuscita e grande qualità. Pur non raggiungendo le vette di eccellenza assoluta di The Old Hunters, il quale rimane purtroppo inarrivabile, The Ringed City è un DLC molto buono e più vicino agli alti standard cui From Software ci ha da sempre abituato.

Raggiunta la fornace della prima fiamma (la location che precede l’ultimo boss di Dark Souls 3), la presenza di un nuovo falò, dalla funzione di vero e proprio teleport, ci permetterà di raggiungere la prima parte del DLC il Cumulo di Rifiuti. Una vera e propria discarica a cielo aperto caratterizzata dalla presenza di frammenti, costruzioni e edifici provenienti dagli altri capitoli della serie. Un’ambientazione cinerea, smorzata nei colori e piena di quel senso di desolazione che solo i luoghi giunti alla fine del proprio tempo possono dare. Purtroppo l’aura evocativa che l’ambientazione vorrebbe suscitare è minata da soluzioni di game e level-design non propriamente azzeccate: la presenza di nemici alati che ininterrottamente bombarderanno dalla distanza chiunque osi entrare nel loro campo visivo porteranno il giocatore a tralasciare (almeno inizialmente) aspetti come l’esplorazione e la ricerca degli oggetti per concentrarsi, invece, sul raggiungimento anche fortuito del prossimo falò o degli esseri che evocano tali creature. La sensazione è che in From Software abbiano calcato troppo la mano e che il livello di difficoltà sia stato reso artificialmente troppo elevato: eliminato il meccanismo di piacere derivante dall’accrescimento delle proprie capacità, a farci compagnia rimane solo un senso di frustrazione.

Per fortuna, e la prima boss fight (su tre principali e una opzionale) lo testimonia, le cose si sistemano appena si arriva alla location principale del DLC, la “Città ad Anelli” del titolo: incredibile costruzione circolare tappezzata di fiori, paludi, ponti in pietra, cattedrali, che sotto un cielo luminoso ed edenico offrirà ad ogni giocatore una vastissima area di gioco, sorretta dal solito magistrale level design nel quale perdersi per decine di ore alla ricerca di tutte le scorciatoie, pareti illusorie, oggetti nascosti (armi, armature ed incantesimi) e materiali. Tutto ciò prima di arrivare allo splendido Boss Finale e alla chiusura dell’avventura in questo mondo fantastico. Anche se rimane qualcosa da fare persino dopo di essa, e qui segnaliamo il prezioso lavoro di From Software nel tentativo di collegare ed unire in maniera intelligente e sensata i due DLC.

Il fantasma della brevità e della povertà dei contenuti è quindi scongiurato: The Ringed City sembra, per quello che offre, un compresso e liofilizzato micro-mondo dalle numerose e incredibili possibilità. Anche la difficoltà, rispetto all’area precedente, è ben calibrata e settata sui corretti livelli di impegno e concentrazione tanto cari alla serie, nonché giusta nel rilascio di serotonina dopo la sconfitta dei nemici che incontreremo (il livello minimo consigliato per affrontare il DLC è 100, noi lo abbiamo affrontato, in NG+, intorno al 130).

Verdetto

The Ringed City ci ha decisamente convinti: è impegnativo, soddisfacente, grande, ricco e ben costruito. Insomma, senza riserve superiore al precedente DLC. I problemi maggiori che ci teniamo a sottolineare riguardano non tanto la narrativa, legata ancora agli stilemi ermetici della poetica di Miyazaki e quindi mai finalizzata ad una chiarezza esaustiva che permetta di unire tutti i puntini, quanto la mancanza di epicità e solennità di un contenuto che rappresenta la chiusura di una trilogia che ci ha accompagnato per tanti anni. La sensazione di avere tra le mani qualcosa di poco memorabile ci ha lasciati con l’amaro in bocca, dobbiamo ammetterlo. Avremmo senz’altro preferito qualcosa di più epocale e veramente definitivo. Anche alcuni momenti eccessivamente ammiccanti (citazionismo e riciclo forse un pelo pretestuosi) non ci hanno convinti totalmente, ma è anche vero che la cifra stilistica di Dark Souls 3 segue molto le linee della nostalgia e dei riferimenti al passato. Per concludere: possiamo considerare The Ringed City un contenuto scaricabile di pregiata fattura, soprattutto se confrontato con le produzioni della concorrenza, ma che per forza di cose subisce una leggera svalutazione se considerato come la “fine dei giochi”, l’ultimo chiodo sulla bara darksoulsiana.