Tiriamo le somme

Ad un mese dal rilascio di Destiny 2 siamo pronti per porre la parola fine all’analisi di questo titolo decisamente mastodontico.
La decisione di prenderci del tempo per giocarlo, esplorarlo e analizzarlo è dettata soprattutto dalla linea editoriale che da sempre Stay Nerd ha fatto propria: meglio una buona recensione tardi, che una mediocre per “stare sul pezzo”. Mentre eravamo intenti a dissezionare anche gli antri più nascosti del titolo targato Bungie, abbiamo rilasciato alcuni articoli che, come antipasto, si focalizzavano su aree precise del gioco (le prime impressioni; una guida e l’analisi del gameplay).
Ora è il momento di tirare le fila di tutto e chiudere con un verdetto unico, almeno su questa fase iniziale di Destiny 2. Siamo infatti sicuri che le espansioni già annunciate smusseranno alcuni dei difetti che abbiamo riscontrato e daranno maggiore profondità all’esperienza in generale.

Cominciamo dall’inizio

Come detto altrove, questo secondo capitolo è una forza sterzata sul piano narrativo, dando maggiore risalto alla storia e cercando di smorzare quell’effetto “personaggi piatti” che molti fan avevano lamentato nel primo titolo. Destiny 2 ha un mordente sicuramente più acuto, mischiato con un’epica decisamente più marcata seppure piuttosto banalotta in alcuni punti: potremmo riassumere tutta la vicenda come un classico viaggio dell’eroe che perde i suoi poteri per mano del cattivo di turno, e si deve fare il “culo” per riconquistarli e rimandare da dove è venuto il novello bullo. Se la mancanza di novità su questo fronte è piuttosto marcata, è senz’altro smorzata da una regia e da un ritmo di primissimo ordine, associati ad una soundtrack capace di fomentare anche i morti, restituendo un’esperienza coinvolgente, d’intrattenimento e in alcuni punti decisamente emozionante.
L’epopea del nostro guardiano che perde la luce per mano della fazione rossa, e più precisamente del suo capitano Ghaul, si conclude in modo piuttosto scontato con il classico duello bene VS male che però non manca mai di trascinare ed emozionare. Da questo punto di vista è doveroso dire che Bungie ha fatto un lavoro eccellente, incorporando i feedback dei suoi fedelissimi e di conseguenza confezionando un prodotto cucito sulla pelle (d’oca) del suo pubblico.

Lo stesso processo sembra essere stato fatto anche sulle parti più puramente di gameplay. C’è tantissimo del primo capitolo in questa seconda iterazione, anzi in alcuni punti non ci sono assolutamente passi in avanti. Le classi rimangono tre: stregone, cacciatore e titano. E lo stesso vale per le tre sottoclassi che riprendono evoluzioni e poteri dall’originale e dalle sue espansioni. Cambia però completamente il modo di rapportarsi alla struttura di gioco, che è stata decisamente espansa per integrare nuove meccaniche e rendere più eccitanti quelle precedenti. Sin da subito infatti è evidente che questo secondo titolo sia più grande del primo: le mappe sono decisamente più ampie, dettagliate e curate, costruendo degli ambienti che raccontano una storia e riescono a conferire un senso di meraviglia che in D1 era solo accennato. È dunque facilissimo essere distratti nel bel mezzo di una missione da un angolo, una grotta o dalle nuovissime avventure che portano il giocatore fuori strada e lo aiutano a conoscere l’universo post-attacco della legione rossa.

Le Avventure sono sicuramente tra le introduzioni più interessanti, rivelandosi come delle side quest disseminate sulla mappa che aiutano il giocatore a potenziarsi e a scoprire nuovi elementi della storia principale. Il bilanciamento di queste due nature sembra però lasciare a desiderare: da un certo punto in poi la progressione delle avventure interferisce particolarmente con quella della storia, portando i giocatori più coinvolti a trovarsi ben presto super potenziati e togliendo ogni elemento di sfida alle missioni. Questa è probabilmente la pecca maggiore dell’intero titolo, che risulta a tratti troppo semplice. Chi scrive infatti ha affrontato i due boss finali ad un livello così superiore da quello richiesto che per i due poveri cattivoni non c’è stata storia. Rimane un mistero perché Bungie abbia scelto di eliminare la selezione della difficoltà, che permetteva al giocatore di scegliere il livello di sfida che più gli aggradava.

Poche novità anche sul versante della parte più cooperativa e competitiva. Per prima cosa è sorprendente vedere come sia ancora assente una componente social più marcata: per esempio è ora che Bungie aggiunga una chat vocale per quando si fanno gli assalti con persone che non fanno parte necessariamente dei nostri amici. La coordinazione in queste sfide è infatti fondamentale e senza un mezzo di comunicazione diventa pressoché impossibile. Le modalità principali di gioco rimangono quelle del primo capitolo, quindi eventi pubblichi, assalti, cala la notte e i temutissimi raid.

È stata invece rivista la gestione dei clan, che ora ha una comodissima interfaccia in gioco per accettare inviti, ottenere ricompense e personalizzare la bandiera. Rinnovato anche il Crucibolo che vede quattro giocatori contro quattro e non più cinque contro cinque, prediligendo partite più dinamiche e affiatate. Bungie sta cercando di risolvere anche il problema della partecipazione ai raid, una delle note dolenti del primo Destiny: è infatti piuttosto difficile trovare sei persone che vogliano giocare alla stessa ora e siano dello stesso livello.
Questa complicazione aveva creato una situazione nella quale solo i clan affiatatissimi potevano godere di una delle parti più belle e interessanti del gioco. La soluzione che Bungie ora sta sperimentando prevede la possibilità per i clan di arruolare giocatori singoli temporaneamente per affrontare assalti e raid, in modo tale da alleviare il problema. Attualmente la soluzione è in beta, ma è di certo da tenere d’occhio perché potrebbe rivelarsi rivoluzionaria.

destiny 2 recensione

Verdetto:

Dopo centinaia di ore passate su Destiny 2, paure e speranze hanno trovato conferme: Bungie ha fatto un gran lavoro rilasciando un prodotto decisamente migliore, coinvolgente e profondo in termini di qualità e quantità di cose da fare anche dopo aver battuto la storia. Purtroppo però le mancanze che il primo titolo presentava rimangono perlopiù inalterate, rendendo l’esperienza tutt’altro che perfetta. C’è tanto, quasi troppo, da migliorare e siamo piuttosto sicuri che le vere succose novità si paleseranno esclusivamente con le espansioni che sono state già pianificate.