Un eccellente porting

Fra un mese Nintendo Switch festeggerà il suo primo Natale.
Un traguardo davvero incredibile se pensiamo alla lunga strada che la nuova console Nintendo ha già percorso. Parliamo, infatti, di una macchina che non solo ha raggiunto (e raggiunge ogni mese) ottimi risultati di vendita ma che può già annoverare fra i propri campioni due capolavori assoluti come The Legend of Zelda: Breath of the Wild e il recentissimo Super Mario Odyssey.

È vero, la qualità dei first party Nintendo è indiscussa e ne eravamo a conoscenza, ma uno degli aspetti che più ci sta piacendo di questo strano e portentoso ibrido è l’entusiasmante attenzione che le terze parti stanno dimostrando nei suoi confronti. Uno dei publisher più interessati e fiduciosi sembrerebbe essere Bethesda, il quale, stupendo un po’ tutti, ha annunciato l’arrivo di DOOM e di Wolfenstein II: The New Colossus proprio su Nintendo Switch.

Protagonista di questa recensione sarà il porting dell’eccellente DOOM, reboot della storica seria che lo scorso anno ha fatto impazzire pubblico e critica, ricordando loro che l’unico cacodemone buono, è il cacodemone morto!

Compromessi necessari

Convertire un titolo come DOOM, che punta enormemente sulla frenesia, sulla velocità e sull’orgia visivo-mostrifera, a uso e consumo di una console ibrida come Nintendo Switch non deve esser stato un lavoro semplice per Panic Button. In effetti il processo di sartoria, di taglia e cuci insomma, a cui DOOM è stato sottoposto è ben evidente.

Partiamo dal comparto tecnico che abbandona i 1080p/60fps per poggiarsi sui ben più gestibili 720/30fps, dimezzando di fatto il frame-rate e restituendo un’immagine più sfocata, povera di dettagli nonché con un aliasing più marcato; il massiccio uso del blur mitiga in parte la situazione, ma la fluidità e la rapidità dei movimenti/comandi, soprattutto nei momenti più caotici e con molti nemici su schermo, ne risente senz’altro. Per fortuna l’effettistica complessiva risulta pressoché inalterata.
Il quadro completo, posto su questi termini non sembra essere lusinghiero, ma è anche vero che, visto il silicio a disposizione, non si poteva chiedere di più: il lavoro di ottimizzazione è stato magistrale e il feeling à la DOOM è rimasto intatto. Sputare tonnellate di proiettili sui nemici, vedere il loro sangue zampillare di qua e di là, è sempre diabolicamente divertente e appagante.

Se il feeling audio-visivo (la colonna sonora, graffiante e martellante, si riconferma ottima) tutto sommato c’è, discorso diverso va fatto per le diverse configurazioni attraverso cui è possibile affrontare il gioco: perché se è vero che utilizzando il Pro Controller la giocabilità è ottima e priva di criticità particolari, è altrettanto corretto dire che quel quid che questa versione dovrebbe avere in più rispetto alle altre risiede nella possibilità di poter giocare in mobilità. Qui, con Switch versione handheld, le corte levette dei Joy-Con si fanno sentire in termini di giocabilità e comodità dell’impugnatura. Niente di invalidante, ma i limiti strutturali del sistema di controllo emergono.

Uno sguardo al pacchetto completo ci permette di venire a conoscenza della mancanza dell’editor di livelli per quanto riguarda il multiplayer (che, tra l’altro, funziona egregiamente anche se il numero di giocatori presenti non è elevatissimo), ma anche della presenza di tutti i DLC finora usciti, quindi di tutte le piccole migliorie e succose novità (come la stupefacente modalità arcade) introdotte nel tempo. Il peso totale del gioco si attesta intorno ai 22GB (qualora aveste acquistato il gioco su cartuccia dovrete scaricare il comparto online a parte), necessitando quindi di notevole spazio nella memoria interna o di una capiente scheda esterna. Il sapiente lavoro riduzionistico operato da Panic Button, purtroppo, non ha riguardato i tempi di caricamento: essi sono quasi sempre superiori rispetto alle versioni XBox/PS4/PC.

doom switch recensione
Verdetto:

Soppesati i pregi (molti, in primis l’aver inaugurato gli FPS su Switch) e i difetti (soprattutto dovuti alle peculiarità hardware), l’ultima versione di DOOM centro senza dubbio l’obiettivo. Il premio finale è l’aver mantenuto intatta l’anima frenetica, ipercinetica e iperviolenta, di questo splendido shooter. L’inedita veste portatile, al di là dei compromessi tecnici e di controllo, riesce a confermare anche questa volta la versatilità dell’hardware Nintendo, il quale si conferma mese dopo mese un meraviglioso luogo dove giocare. E se siamo ancora nell’infanzia di Switch, non osiamo immaginare cosa potrà riservarci il futuro!

Andrea Bollini
Vivacchia fra i monti della Sibilla coltivando varie passioni, alcune poco importanti, altre per niente. Da anni collabora con diverse realtà (riviste, associazioni e collettivi) legate alla cultura e all'intrattenimento a 360 gradi. Ama l'arte del raccontare, meno Assassin's Creed.