Guida alle edizioni italiane delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco

Manca ormai pochissimo all’uscita della settima stagione di Game of Thrones, la serie televisiva a tema fantasy che ha letteralmente contagiato il pianeta. Tratta dalla fortunata saga letteraria scritta da George R.R. Martin A song of ice and fire (tradotta in italiano col titolo Cronache del ghiaccio e del fuoco), il serial si è dimostrato un enorme trampolino per rilanciare le vendite dei romanzi, editati più e più volte, fagocitando la sezione fantasy delle librerie ma anche trascinando ignari lettori occasionali in una spirale di smarrimento nel tentativo di capire come orientarsi fra le miriadi di edizioni.
Noi di Stay Nerd ci siamo quindi presi l’onere di farvi da guida in questa foresta fatta di versioni tascabili, ristampe ed edizioni speciali.

Chiunque si sia già approcciato ai libri è ben a conoscenza della particolare struttura della saga martiniana. I capitoli dei romanzi non sono numerati in nessun modo, ma suddivisi per punto di vista, i cosidetti POV (point of view) e al posto del titolo troviamo il nome del personaggio in questione. Questi POV sono racchiusi in dei macro-capitoli che formano il volume della saga. Praticamente, il primo libro delle Cronache è composto da Il Trono di Spade e Il Grande Inverno. Questo accade però solo nella versione italiana, dato che nella versione originale del primo libro non c’è nessuna suddivisione e il tutto è conosciuto col titolo Game of Thrones. A cosa è dovuta tutto questa differenza di pubblicazione? Per scoprirlo dobbiamo fare un piccolo salto indietro nel tempo.

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Approdo in Italia

L’anno era il 1999. A Song of Ice and Fire già godeva di un discreto successo in patria, conquistandosi addirittura un posto nella New York Times Best Seller List. Una saga così promettente non poteva non stuzzicare la curiosità della italica Mondadori, che si ritrova però tra le mani un’opera paurosamente corposa. Il timore era, ovviamente, di scoraggiare i lettori piazzandogli sugli scaffali un mattone di quasi settecento pagine che nessuno avrebbe osato aprire. La scelta della Mondadori fu quindi quella di dividere il romanzo in due parti, facendole uscire separatamente. Per i puristi tale scelta resta un’immane eresia punibile solo con un sacrificio al signore della luce, ma razionalmente si possono comprendere le motivazioni di un simile comportamento. All’epoca il genere fantasy godeva più o meno della stessa considerazione dei romanzetti harmony nelle edicole, per non parlare dell’enorme e progressivo calo di vendite di libri in corso tuttora nel nostro paese. Sotto una lente estremamente cinica, l’idea di dare uno scarso credito al pubblico è del tutto plausibile.

Nella prima edizione italiana abbiamo quindi la bellezza di dodici libricini, in una versione decisamente comoda da trasportare ma piuttosto scomoda da collezionare, con titoli aggiuntivi diversi da quello originale. A Game of Thrones diventerà Il trono di spade e Il grande inverno; A Clash of Kings verrà scisso ne Il regno dei lupi e La regina dei draghi; A Storm of Swords addirittura in tre libri ossia Tempesta di spade, I fiumi della guerra e Il portale delle Tenebre; A Feast of Crows invece ne Il dominio della Regina e L’ombra della profezia; mentre A Dance with Dragons sarà diviso ne I guerrieri del ghiaccio, I fuochi di Valyria e La danza dei draghi.
Risultato: tanti soldini per la Mondadori. Mica scemi.

Interessante è la parentesi legata ad Urania, la nota collana mondadoriana legata al genere fantasy e fantascientifico. Tale collana ha infatti riunito nuovamente i volumi nella composizione originale, tranne però Tempesta di spade, diviso rigorosamente in “parte 1” e “parte 2”.

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Di cavalieri e di unicorni

Per i lettori, la storia del “rostro di unicorno” è ormai leggenda. Esistono infatti diverse discrepanze riguardo le scelte lessicali della traduzione italiana. All’inizio de Il trono di spade tutti ricorderanno la femmina di metalupo trafitta dal palco di un cervo, cervo che nella prima edizione italiana era diventato un unicorno, ignorando la motivazione simbolica legata alle casate di Westeros e il palese presagio di sventura legato ai seguenti sviluppi della trama. Con il passare delle edizioni, l’unicorno è tornato ad essere un cervo, ma altri termini sono rimasti. Il più palese è il titolo di “hand of the king”, letteralmente “mano del re” che nella nostra versione è conosciuto come “primo cavaliere del re”, il che porta a delle perplessità riguardo il simbolo della mano legato alla suddetta carica, specie nella serie TV. Ignoriamo i criteri su cui si siano basate tali scelte, forse perché non avevano un suono accattivante o abbastanza epico, tuttavia ormai il dado e tratto e riportare tutti i termini alla versione originale significherebbe andare incontro a un enorme revisione nell’editing, oltre al fatto di riproporre altre edizioni che andrebbero ad aggiungersi a quelle già esistenti.

Le nuove edizioni

Torniamo al tempo presente. Game of Thrones è la serie TV del momento, vanta milioni di telespettatori e le vendite dei libri schizzano alle stelle. Anche chi di norma non legge fantasy è incuriosito dalla saga bestseller, decidendo così di entrare in libreria per acquistare i libri e… ritrovandosi davanti un enorme scaffale di volumi nei formati più disparati, fregiati col fiammante nome George R.R. Martin. Quale comprare? Niente panico, la situazione è meno spinosa di quanto sembri.
Le edizioni frammentate continuano imperterrite a presenziare gli scaffali con le loro improbabili copertine, le cui ristampe sono decisamente più gradevoli da guardare, con illustrazioni dal design più minimalista: acquistare questi volumi è decisamente la scelta meno economica, ma la foliazione rende questi volumi i più leggeri da tenere in mano: utile per chi viaggia e tende a portarsi il libro in borsa. Compromesso più economico ma anche più ingombrante è la versione uscita in contemporanea con la stagione televisiva correlata, come si nota dalle copertine, che usano direttamente le immagini promozionali HBO; una scelta editoriale decisamente fastidiosa ma utile per accalappiare il lettore occasionale che cerca “il libro del trono di spade”.
Il lato positivo è che i libri presentano la composizione originale, permettendo l’ acquisto di meno volumi totali. Tuttavia, se volete quelli in grado di fare una porca figura nella vostra libreria potete osare con i volumi editi nella cosiddetta collana dei “Draghi Mondadori”: volumoni neri composti nella disposizione originale e che riportano sulla copertina il simbolo di una della casate, poco pratici per la lettura ma decisamente belli da vedere. Non garantiamo sulla qualità delle traduzioni ma come abbiamo già detto, i termini usati sono ormai radicati negli anni e dubitiamo che la casa editrice decida a breve di revisionarli.

Vale la pena leggere i libri?

Mettiamo bene in chiaro che vale sempre la pena leggere i libri. Martin, poi, non è esattamente il primo scemo che passa per strada e anche se, purtroppo, non sempre i bestseller si rivelano validissimi, Le Cronache del ghiaccio e del fuoco, con i relativi pregi e difetti, restano una lettura meritevole, un aspetto più raro di quanto si possa credere, per un’opera fantasy “cappa e spada” contemporanea.

Uno dei punti forti di questa saga è l’ambientazione, dettagliata e con una forte attenzione alla storia, ma anche alla conformazione delle casate e alla geografia dei territori. Altro punto positivo è la scelta di affidare la narrazione nelle mani dei personaggi: a emergere è il fattore umano veicolato dall’alto grado di verosimiglianza, che punta il riflettore sugli elementi reali, centellinando il fantastico. La complessità del plot narrativo rende il mondo martiniano un luogo effettivamente reale, di tempi e luoghi di cui non abbiamo consapevolezza. A tal proposito consigliamo caldamente la lettura de Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, atlante storico splendidamente illustrato delle terre di Westeros ed Essos che racconta la storia dai tempi dei primi uomini fino alle vicende narrate nei romanzi.

Martin è il nuovo Tolkien?

Sebbene ci siano stati dei tentativi di definire Martin una sorta di “erede di Tolkien”, noi non ci sentiamo di incoraggiare tale appellativo per alcune semplici ragioni.

Innanzitutto è troppo presto: qualunque studioso di letteratura diffiderebbe dall’osannare eccessivamente un’opera contemporanea. Di fatto è la longevità che dona l’immortalità, perciò se fra dieci, venti, trent’anni si parlerà ancora del “gioco del trono” allora la cosa si potrà considerare. Inoltre stiamo parlando di un’opera ancora in corso e, se possibile, è importante conoscere la circolarità degli eventi narrati così da poterne carpire pienamente il messaggio autoriale. Aggiungiamo il fatto che la la saga non sia certo priva di difetti e questo ci permette di parlare dei i lati negativi che emergono durante la lettura dei romanzi. Come già detto, quella di Martin è un’opera incompleta, dalla narrazione monca, almeno finché l’autore non decida finalmente di concluderla. Perciò preghiamo tutti per la sopravvivenza del signor Martin affinché la saga possa avere, degnamente, una fine.

Ciò infatti ha portato la narrazione della serie TV a superare quella dei libri, con una conseguente perdita di qualità dell’intreccio e una decisa una sfoltita alla trama fin troppo piena dell’opera prima. Per molti lettori questo potrebbe non essere un difetto, ma dopo il terzo libro si ha la sensazione che la carne al fuoco sia fin troppa, con POV di personaggi che sono letteralmente comparse e trame secondarie che hanno a che fare solo marginalmente con il plot principale. Pur non volendo essere cattivi, la dispersività della narrazione, anche considerando che inizialmente le cronache avrebbero dovuto esaurirsi in tre volumi, non può non far pensare a un mero allungare il brodo di un prodotto che vende. Nonostante Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco sia un’opera fantasy di tutto rispetto, non ce la sentiamo di paragonarla alle grandi storie di Tolkien, di Howard o alla saga di Le Guin. Tuttavia, se parliamo di scrittori contemporanei, Martin se la batte alla pari con i nordeuropei, maestri di quello che i più tendono a definire dark fantasy.
Non sarà certo alta letteratura, quella di Martin, ma è pur sempre una storia che ha affascinato e affascina un numero sempre più alto di lettori e spettatori in tutto il mondo.

Perciò, dopo aver dissipato i vostri dubbi, non vi resta altro da fare che prendere il primo volume delle Cronache. Noi vi auguriamo buona lettura e copritevi bene, perché l’inverno è arrivato.