OmegaForce trova il perfetto mix tra Jrpg e Musou.

Dragon Quest Heroes: L’Albero del Mondo e Le Radici del Male è stato uno dei titoli che più diligentemente sfruttava la formula del musou. Non accontentandosi di limitare il gameplay a ore e ore di semplici e ridondanti scaramucce contro milioni di anonimi mob, univa a queste tutta una serie di elementi presi di peso dall’universo di DQ, tra cui molti elementi da jrpg, una trama curata e la verve stilistica a cura del sempreverde Toriyama (da sempre al timone dell’art direction del brand) che nell’insieme hanno decretato il successo di questo spin off.

Dragon Quest Heroes 2 è nella sostanza lo stesso tipo di gioco, migliorato però sotto diversi aspetti, tali da metterne ancora più in risalto le qualità. Omega Force ha infatti fatto un lavoro piuttosto diligente di limatura sotto tutti i comparti, in modo da non scontentare i fan dello spin-off che, sapendo bene quale tipo di gioco si sarebbero trovati davanti, sicuramente auspicavano almeno un upgrade di qualche tipo nel pacchetto generale. Miglioramenti che a conti fatti sono effettivamente presenti. Cominciamo dalla storia. DQ Heroes 2 racconta della guerra tra diversi regni, un conflitto molto pericoloso per l’equilibrio sociopolitico del mondo e sulle prime dalle cause piuttosto comuni. Nei panni dei due eroi aspiranti cavalieri, (come nel primo titolo potremmo scegliere se vestire i panni del personaggio femminile o maschile, salvo poi comunque poterli cambiare in battaglia liberamente) fedeli ad una delle due fazioni in questione, dovremmo prima cercare di sedare il conflitto e poi, scoperta l’esistenza di una misteriosa forza che agisce nell’ombra per provocare volontariamente la condizione di belligeranza delle varie bandiere in campo, cominciare un lungo viaggio alla ricerca di una soluzione. Il plot di Dragon Quest Heroes 2 non aspira certo a chissà quali livelli di complessità o maturità, ma è la tipica cura nel racconto degli jrpg di alto rango (come appunto Dragon Quest) che colloca la componente narrativa del titolo ad alti livelli, soprattutto considerando che parliamo in effetti di un hack and slash, genere che spesso e volentieri lascia questo aspetto in secondo piano. Heroes 2 invece propone moltissimi dialoghi, eventi narrativi articolati, una grande caratterizzazione di ogni personaggio (seppur spesso ancorata ai classici stereotipi del fantasy in salsa giapponese) e una marea di filmati per rappresentare i momenti più significativi dell’avventura. Un viaggio che non sarà nemmeno troppo veloce, considerando che anche solo per portare a termine le quest principali dovrete giocare almeno una trentina di ore, limite che accresce a dismisura se vorrete dedicarvi anche alle innumerevoli caratteristiche secondarie del gioco.

Pad alla mano come ormai avrete capito, e come saprete se avete giocato il primo capitolo, siamo di fronte ad un gioco d’azione in cui attraverso semplici combinazioni tra attacchi potenti e leggeri, dovrete far fuori orde di nemici. Il sistema di combattimento è piuttosto basico, le meccaniche sono poche (si colpisce, si schiva e al limite si para), e i nemici seppur sempre in gruppi numerosi, praticamente privi di una intelligenza artificiale di qualsiasi tipo, e che basano la loro aggressività solo in virtù del loro livello, e quindi capacità offensive. Ciò detto, c’è talmente tanto oltre a questo nel gameplay di Dragon Quest Heroes 2 che ancora una volta, riesce a scongiurare la ripetitività per decine e decine di ore. Un miracolo, per un musou, possibile solo grazie al perfetto sodalizio raggiunto tra la componente hack and slash e quella da gioco di ruolo. Tra le più importanti variabili abbiamo infatti l’estrema versatilità e varietà dei personaggi sul campo. Patendo da un gruppo di pochi membri a inizio avventura, incontreremo molto velocemente sempre più personaggi erranti, tra vecchie conoscenze del primo Heroes e altre celebri comparse dei capitoli principali della saga, fino a raggiungere una dozzina di personaggi ognuno molto ben caratterizzato sul piano del combat system.

Avremo quindi maghi, sacerdoti, lottatori, guerrieri e potremmo, da un team di 4 personaggi composto da noi a seconda delle esigenze, passare dal controllo dell’uno all’altro in maniera fluida ed istantanea, sfruttando quindi le varie abilità a nostra disposizione. Non sarà sempre questione di forza bruta infatti, molti mostri potranno avvelenarci, abbassare le nostre difese, potenziarsi o richiedere un approccio a distanza. Ecco quindi che farà comodo controbattere con degli incantesimi difensivi od offensivi, sfruttare le doti di mischia o magari le capacità di arciere di un determinato compagno. Se è vero che più o meno tutti i personaggi hanno la stessa attitudine principale, ovvero colpire a destra e a manca senza eccessivi tecnicismi vista la natura del gioco, la quale sostanzialmente vi impegna perennemente in mezzo ad orde di nemici da spazzare via velocemente, c’è da dire che  questa seppur minima componente strategica, funziona abbastanza bene, e anzi ancor meglio del primo capitolo, visto che alcuni personaggi si giocano in maniera diversa rispetto ad altri. Torna inoltre il sistema di reclutamento dei mostri sconfitti in campo, che ci permette di raccogliere medaglioni rappresentanti il nemico battuto per evocarlo in battaglia e beneficiare del suo supporto. In Dragon Quest Heroes 2 è stata inoltre aggiunta la possibilità di trasformarci personalmente in alcune di queste bestie magiche, e di controllarle per una determinato lasso di tempo.

Ogni personaggio inoltre subisce una grossa crescita durante il gioco, grazie al versante ruolistico del titolo molto ben sviluppato, addirittura superiore a quello già atipicamente profondo del primo episodio. Oltre al classico Skill Tree che ci vede accumulare punti abilità salendo di livello spendibili per accrescere determinati attributi o aggiungere tecniche speciali al nostro moveset, in Heroes 2 entra in gioco la Maestria. Questa ci permette di diventare particolarmente efficienti con una specifica classe di eroe, e concretamente con una determinata arma. Più giocheremo ad esempio nei panni del guerriero, più la nostra abilità con spada e scudo migliorerà portando ulteriori upgrade al nostro personaggio sia passivi che attivi. Questo comporta di conseguenza un’altra grandissima novità: potremmo cambiare vocazione del personaggio ogni volta che vorremmo, un po’ come fosse un souls like infatti il nostro personaggio non sarà vincolato alla propria classe di partenza ma potrà spaziare attraverso tutte quelle presenti nel gioco. Ogni classe segue il suo percorso a parte, potrete quindi avere lo stesso personaggio di alto livello per quel che riguarda la classe dello spadaccino, ma di livello basso come mago o viceversa. È evidente che Omega Force si è impegnata per farci giocare il più tempo possibile a Heroes 2 cercando di introdurre più variabili possibili. In effetti, questo ulteriore avvicinamento al gioco di ruolo da parte del brand ha messo non poca carne al fuoco. Ora i livelli seppur sempre divisi da qualche forma di passaggio obbligatorio sono tutti interconnessi e più articolati che in passato, con strade sbarrate da barriere magiche, ostacoli naturali e altre forme di impedimenti che richiederanno di tornare sui vostri passi con il personaggio giusto o di un po’ di esplorazione per trovare una soluzione. La deriva più open world del titolo ha dato il là anche per l’introduzione di micro side quest, viste in milioni di giochi ma assenti fino ad oggi in questo brand, come personaggi erranti nel livello in cerca di aiuto, o bisognosi di affidarvi una missione.

Le side quest possono essere come al solito anche recuperate dal classico hub di ristoro in cui tornerete sempre, in questo caso la città di Acordia in cui troverete negozi per nuovi accessori, armi, globi, oggetti di ogni sorta utili per la vostra avventura, nonché il calderone alchemico, che darà molto senso al crafting del gioco, permettendovi di utilizzare in maniera produttiva i mille ingredienti recuperati in giro, utili a potenziare ed accrescere i vari accessori con cui deciderete di fonderli.  In città sarà inoltre possibile unirsi alla partita di un altro giocatore nell’inedita modalità online del titolo, o chiedere aiuto per una propria missione. Una gradevole aggiunta quella del multiplayer che in parte spiega anche la volontà di permetterci di creare personaggi cosi eclettici e in grado addirittura di cambiare totalmente attitudine combattiva: come abbiamo detto al di là del nostro percorso personale OmegaForce ha cercato di darci una scusa per giocare ancora e ancora anche le stesse missioni in compagnia di un altro giocatore, magari per sviluppare i nostri personaggi oltre ogni limite nelle decine e decine di ore necessarie per farlo. C’è da dire che al contrario io personalmente, magari a differenza di un Dark Souls, non ho mai avuto bisogno di chiedere interventi esterni, infatti  DQ Heroes 2 come il suo predecessore continua a essere un po’ troppo facile, difetto che ridimensiona leggermente ogni già risicata componente strategica del titolo.

Per quel che riguarda grafica e sonoro, la situazione è piuttosto rosea ma con alcuni appunti da fare. Il gioco è estremamente pulito e lo stile di Toriyama pare ulteriormente impreziosito da dettagli e reso più morbido e gradevole in questo secondo capitolo, l’uso dei colori è strepitoso e trattandosi di un motore grafico piuttosto leggero, tutto si muove in maniera fluida (60fps) e con caricamenti brevissimi o nulli tra uno stacco e l’altro. Il rovescio della medaglia rimane sempre una certa povertà complessiva dei modelli poligonali, scarso uso di effetti di illuminazione, interni blandi e poco rifiniti e un certo riciclo di elementi presi dal primo capitolo, tra mostri e personaggi. Le ambientazioni sono vaste e varie dal punto di vista paesaggistico, quindi deserti, castelli, boschi, pianure, ecc. come in ogni buon racconto fantasy sono garantiti, ma come detto non aspettatevi una caratterizzazione troppo ricercata nelle location. Detto questo, il colpo d’occhio rimane soddisfacente, e vista la natura estremamente dinamica (talvolta caotica) del gioco, siamo già felici e appagati quando ci troviamo di fronte a un bestiario vario e dal design sempre accattivante, collisioni decenti (per il genere), buone animazioni e una varietà di esplosioni magiche e colpi speciali ottimamente resi. Sul fronte del sonoro, il discorso è un po’ lo stesso, anche se qui il riciclo delle sonorità del primo capitolo (molte tratte invero dalla saga principale) è un pochino più stucchevole e forse mi sarei aspettato un’identità propria un po’ più marcata da questo punto di vista.

Verdetto

Tirando le somme, è vero che Dragon Quest 2 aggiunge moltissime meccaniche più o meno rilevanti al gameplay, talmente tante che alcune delle quali non sono nemmeno riuscito a descrivervi bene nella recensione (come ad esempio il fatto di poter fare degli attacchi multipli passando da un personaggio all’altro) ma dobbiamo essere anche onesti su una cosa: per quanti sforzi si possano fare, sono tutte cose diluite in decine e decine e ancora decine di ore passate a sventolare spade, bastoni, pugnali destra e sinistra per spazzolare via centinaia di ignari mostriciattoli.  Va da sé quindi che si avverte a volte che ogni variabile sia più che altro questione di “flavour”, di apparenza, più che di sostanza. Certo, molte arene soprattutto nelle fasi più avanzate del gioco richiedono un minimo di tattica. A volte dovrete schierare mostri a protezione di un manipolo di soldati o di un obiettivo sensibile, o dovrete dividervi in gruppi ragionati per far fronte a minacce diverse, o ancora risolvere qualche banalissimo enigma ambientale e cose di questo tipo, ma la sostanza rimane quella di un musou. Ma va bene così. Va bene così perché la serie Heroes nasce proprio con questa esigenza, compiacere quei giocatori a cui piace il setting artistico e stilistico di Dragon Quest, ma vogliono qualcosa di meno statico, qualcosa dall’intrattenimento più immediato, senza rinunciare però al piacere dello sviluppo del personaggio e a quello di una gradevole storia da seguire. Gli stessi propositi del primo capitolo, espansi e limati all’inverosimile in questo riuscito secondo. Un perfetto incontro tra jrpg classico e hack and slash. Un ibrido che in questa seconda iterazione del brand ha maturato un’alchimia quasi perfetta, a fronte di svariati limiti strutturali congeniti. Può essere poco per alcuni, ma per molti altri in cerca di atmosfere magiche e divertimento disimpegnato, può rappresentare il titolo giusto al momento giusto.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!