Una storia sbagliata

La storia di Driveclub è molto travagliata. Fu tra i primi giochi annunciati per PlayStation 4 e doveva esserne dall’inizio uno dei titoli di punta, con annunci spettacolari come “abbiamo registrato il marchio nove anni fa” e “è il gioco che abbiamo sempre voluto fare”. Arriva invece in un ritardo mostruoso, incompleto e pieno di bug che lo rendono quasi ingiocabile.
Poi però lentamente si riprende: i bug vengono corretti, i ragazzi di Evolution Studios ascoltano le richieste dei fan ed il gioco si rivela davvero divertente, soprattutto per chi cerca dai racing un approccio più arcade, ed ecco che da scemo del villaggio il buon Driveclub diventa, “non dico proprio il primo della lista ma neanche l’ultimo degli stronzi”.

driveclub-bikes-immagine-news

Il panino con la mortazza dei racing games

Un po’ a sorpresa, ma con una geniale mossa di marketing che osa togliere di mezzo quella lama a doppio taglio che risponde al nome di hype, è stato annunciato Driveclub Bikes, espansione per il gioco dedicato appunto al mondo delle due ruote, acquistabile sia come parte del gioco, che in versione stand-alone (rispettivamente al prezzo di 14,99 e 19,99 euro). Perché “a sorpresa”? Perché al momento dell’annuncio, pur non avendone mai parlato ufficialmente prima, il gioco era addirittura già disponibile. Una roba tipo “Sapete, abbiamo fatto Driveclub Bikes. Quando esce? È già uscito”. Magia.
Che suona un po’ come se uno ha fame e non ha tempo o voglia di andare a un ristorante né di cucinare e sta decidendo cosa fare, ed all’improvviso bussano alla porta ed è uno che ti porta un panino con la mortadella. Inaspettato, forse non di classe, ma gradito e sostanzioso.

Che poi è esattamente com’è questo Driveclub Bikes.

DriveClub-Bikes-26

Cos’è cambiato?

Le novità di questa espansione sono praticamente tutte nel titolo: Bikes. Le moto.
Fighe, potenti, rombanti moto, tutte su licenza e realizzate in maniera graficamente (e sonoramente, quel “rombanti” non è messo lì a caso) magistrale. I tracciati invece restano gli stessi, che se da un lato può far storcere il naso, dall’altro trovano una dimensione che forse con le quattro ruote non avevano, e si riesce comunque a percepire un senso di novità rispetto al titolo originale.

Moto che hanno tutte una loro personalità ed alle quali, perlomeno se si è alle prime armi o se si è abituati a correre con le auto, c’è bisogno di abituarsi un pochino.  Non tantissimo, perché alla fine il modello di guida rimane sempre molto più improntato sull’arcade, ma un minimo di lavoro bisogna farlo, soprattutto col sistema di frenata, abbastanza diverso da quello delle controparti a quattro ruote.

Anche le modalità di gioco restano identiche, a parte le prove abilità, che non consistono più nel derapare, ma nel fare i classici “giochi di prestigio” da sboroni della motocicletta, come le impennate e gli stoppie (una sorta di impennata al contrario, inchiodare con freno spostando l’equilibrio della moto sul davanti, facendo sì che il mezzo poggi solo sulla ruota anteriore. Non vi spaventate, basta frenare e portare la levetta verso l’alto).

Per il resto ci sono i classici eventi singoli e ben sei tour da completare, rendendo il tutto anche abbastanza longevo e rigiocabile, non fosse altro per sbloccare tutte le moto che, ripetiamo, sono davvero eccellenti tecnicamente.

driveclub-bikes-05jpg-996df9

Quello che non va

Dal lato dei contro c’è che il modello di guida delle moto, pur apprezzando gli sforzi dei ragazzi di Evolution Studios, non convince al 100%. Chi cerca un approccio più simulativo ha sbagliato gioco, Driveclub Bikes è fatto per gli amanti della velocità, delle corse “alla buona” e di una grafica (e ripetiamo, di un sonoro) molto al di sopra degli standard visti fin’ora. Chi però cercasse qualcosa di più simulativo, probabilmente non cambierà idea sul gioco provando quest’espansione.
In particolare gli slittamenti delle moto, soprattutto nelle ripartenze, sono qualcosa di estremamente irrealistico, così come la fisica delle collisioni. Contatti e sportellate con gli altri piloti sono gestiti male, con situazioni che sfidano le leggi della fisica, ed anche finire contro un guard rail o il limite della pista, sembra incidere sulla caduta o meno del proprio pilota, in maniera abbastanza casuale. Può capitare di finire contro un muro in frenata e guidando piano e cadere, così come ci si può appoggiare in tranquillità contro il limite della pista a 250 all’ora e continuare la propria corsa senza alcun problema. Senza contare che eventuali cadute non hanno nemmeno un’animazione: schermo nero e si riparte col pilota “trasparente” per qualche secondo, prima di tornare alla normalità. Tutte cose che lasciano un po’ l’amaro in bocca.

Quello che però non convince appieno del titolo è principalmente la sensazione che si tratti di un prodotto destinato a chi già apprezza il gioco principale. È praticamente lo stesso gioco, un bel gioco, per carità, ma che secondo l’opinione personale di chi scrive, non ha abbastanza mordente, carisma, personalità, chiamatelo come volete, per conquistare nuovi fan.

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.