Di biscotti e altri demoni…

Avete presente Antonio Banderas? Si dai, ce l’avete presente. Leggo cose su internet in questo momento, discussioni e faccende legate a Stay Nerd che si stanno verificando in un nugolo di discussioni solo apparentemente sconclusionate (a proposito: grazie gente, no sul serio siamo prossimi ai 30k like ed è sempre un piacere gironzolare tra i vostri commenti!) e mi viene in mente Antonio Banderas. Perché?

Stay Nerd è un po’ come il “Mulino che vorrei”, e diamine da qualche parte giurerei che ho almeno un redattore che si sente come la gallina Rosita… ed io mi sento come Antonio Banderas che si alza la mattina per fare il suo lavoro di panettiere. Vi pare una cazzata? Seguitemi ancora un po’.

Antonio BanderasC’ho questo attore, Banderas, che una volta scalciava un cospicuo ammontare di culi. Ha fatto film tostissimi, ha recitato con attrici bellissime, ed ha sempre avuto quel carattere guascone che lo ha contraddistinto e che ora, anche se solo “filmicamente” è finito a fare i biscotti. Però Banderas la mattina si alza e fa i suoi biscotti, chiacchiera con Rosita, se ne fotte che gli hanno inculato lo stampo delle macine e, fondamentalmente, fa il suo lavoro con passione. Ok è la finzione di uno spot pubblicitario ma il messaggio, come nello stile della compagnia, è certamente positivo, spensierato, bucolico e bella lì, magari Banderas si diverte pure a fare le macine e mangiare cornetti con la cioccolata. Mi state seguendo ancora? Bene, io sono Banderas e Stay Nerd, come  detto, è il mio mulino. Sono fiero e felice di quello che faccio, di quello che ho costruito, ed anche quando mi hanno fottuto lo stampo delle macine (e credetemi, ci hanno provato varie volte), tutto sommato mi sono detto: sticazzi, è la sostanza la forza di questo gruppo e quella non mancherà mai.

Questa prolissa introduzione è dovuta ad alcuni fatti (che per onore di privacy non meglio specificheremo) che mi hanno portato a riflettere sul “valore” del mio lavoro, non tanto come custode del “mulino di Stay Nerd”, ma piuttosto come custode di un progetto, di una idea, di una linea, di un sogno. Insomma mi sono chiesto: quale deve essere il mio compito, ed il compito della mia azienda? La domanda non è banale ed a ben vedere, nonostante fior fiori di editoriali in cui abbiamo parlato di idee, qualità e persino del nostro ruolo come recensori, non ci siamo mai soffermati a mettere i paletti al nostro compito. Stay Nerd, per dirla in soldoni, che fa? A che serve?

feature-kateQualche volta una risposta più o meno definita ve l’abbiamo data. Stay Nerd nasce, cresce (e speriamo sopravviverà) con lo scopo di fare cultura. L’idea ci venne dopo certe esperienze di lavoro non proprio rosee, in cui ci rendemmo conto che un certo servilismo, e se vogliamo anche una certa ignoranza, hanno vincolato e veicolato l’informazione. Curioso che questo pensiero mi sia uscito fuori dalla testa in un momento in cui una certa fetta di giornalisti e informatori si interroga sul proprio ruolo. Loro, i giornalisti che hanno fatto la cronaca nel nostro paese, sentono oggi il peso di quel servilismo… quello verso le facezie, che ha stuprato il loro mestiere e, se vogliamo scavare a fondo, forse anche la loro coscienza. Ma qui fermiamoci, entriamo in meriti che non ci competono. Il punto è che mi sono chiesto: il mio lavoro è informare? Fare cultura? A chi? Ma soprattutto… perché?

Mi chiedevo se Banderas si fosse posto la stessa domanda leggendo il contratto che lo ha vincolato a quel benedetto Mulino… per me la questione è forse più semplice, ma altrettanto spinosa: io faccio quello che faccio perché ci credo. Perché penso che rispetto a quel che propongono gli altri (non facciamo nomi, se girate la rete potete identificare da voi chi possa essere un nostro competitor a caso) noi siamo qui per fare la differenza, non con le parole ma con i fatti, cercando di essere innanzitutto coerenti ed onesti con quello che è l’obiettivo che ci siamo posti, e poi con voi, che questo è il mezzo unico con cui si può costruire una comunicazione PULITA, CONCRETA e metti… persino UTILE! Però poi leggo certi commenti, ci arrivano certe minacce e mi chiedo se quella gente a cui io voglio parlare, comunicare qualcosa che non sia solo la recensioncina che ti dice “oh, il gioco è figo”, sia pronta per quello che voglio dire. E badate, non perché il mio sia un messaggio messianico, dogmatico o aulico, ma perché mi sembra di percepire un certo malcostume nell’uso della comunicazione.

Non è solo quella maledetta malattia dello Youtuber (a proposito, non so se avete visto il nostro ultimo video in cui scherzosamente prendiamo per il culo un certo modo di fare “notizie”), si tratta proprio di un male diverso che porta ad una nuova e complessa domanda: ma serve davvero fare cultura se la gente che sta in rete non si meriterebbe nemmeno di USARLA quella rete?

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Ecco, vi sembrerà banale ma non lo è. C’è una defezione comune che porta alla mala comprensione del ruolo della comunicazione, con un conseguente disturbo comunicativo. Avete presente quando nel film L’Avvocato del Diavolo Al Pacino spiega ad uno spaesato Keanu Reeves le regole imposte dal Signore? Guardare, ma non toccare. Tocca, ma non gustare. Gusta, ma non ingoiare. Ecco, al di fuori del mio Mulino di Stay Nerd, mi sembra di vedere che il mondo funzioni così: fintanto che il tipo di cultura che si fa non intacca un determinato principio morale X, allora “yeah, vai così, siamo troppo forti, Stay Nerd è il futuro”. Ma quando poi il nostro modo di fare cultura, il nostro modo di parlare, il nostro modo di impastare i biscotti, finisce per sporcare un tavolo che doveva restare lindo e pinto… allora no. Siamo delle merde.

tumblr_malemcaqGc1r3r0x4o1_500 (1)Chiariamo. Io me ne fotto bellamente di chi non ha ben chiaro quale sia il modo con cui NOI creiamo, pensiamo, assembliamo e infine distribuiamo i nostri contributi. Io ho il meraviglioso potere di svegliarmi la mattina e, come Banderas, fottermene di tutti e fare il mio lavoro, ma sapete che c’è? Tempo fa, anche se non lo sapete, vi ho fatto una promessa: quella di restare sempre coerente, lucido e di proporvi dei contenuti che fossero ponderati, a costo di scontentare chiunque. E lo faccio gringo, ci proviamo tutti i giorni. Ma resto comunque un pochino deluso da una qualche forma di pochezza, che ogni tanto ristagna nell’aria. In sintesi: ci meritiamo questa rete di cui tutti vogliamo essere protagonisti e partecipi? Ci meritiamo che si combatta per una qualche forma di dialogo e cultura o, piuttosto, ci meritiamo la povertà intellettuale che sembra ormai aver preso la meglio?

Pessimismo cosmico? Dici? Allora facciamo un gioco: apri la tua bacheca e conta quanta gente sta condividendo frivolezze, quante persone stanno condividendo uno stato rabbioso, impertinente o offensivo. Conta quanti (pochi) sono quelli che stanno facendo girare una notizia che non sia la rissa di questa o quella pop star. Troppo facile dici giocare così? Allora fatti un giro sulle pagine online dei principali quotidiani nazionali e vedi un po’ che c’è in home… cronaca? Cultura? Puttanate?

Ripenso al mio editoriale di qualche tempo fa sugli Youtuber. Per carità, io ho il mio mulino, la mia gallina, la mia ricetta segreta per le macine però sai che c’è… non venitemi a dire che i miei biscotti sono buoni, se poi in fin dei conti vi sta bene la sottomarca, non ci credete davvero o se, semplicemente, nel momento in cui quel che vi si dice non corrisponde a quel che vi piace ci mandate a cagare. Siate coerenti, almeno con voi stessi, perché noi coerenti lo siamo stati sempre e si, la coerenza a volte genera discussioni che possono non piacere, ma che vanno apprezzate, commentate e comprese. Perché la base della ricchezza culturale è la diversità, anche di opinioni e pareri. Ecco, questo è il nostro lavoro: generare una biodiversità di idee. È per questo che uno vuole svegliarsi la mattina. Altrimenti tanto vale tacere e “servire” come fanno tutti…. Ma lo sapete come funziona no? “uno schiavo obbedisce, un uomo sceglie.”