La comunicazione, in senso lato, è stata paurosamente modificata dall’avvento delle nuove tecnologie e del nuovo modo di pensare la distanza tra le persone. Non starò qui a farvi il solito pippone di come prima non c’era Internet e se uno abitava lontano, abitava lontano veramente, e che non c’erano molti modi di fargli avere notizie,  a parte il costosissimo telefono fisso di casa, quello a gettoni o le lettere scritte a mano e affidate alle cure di postini sconosciuti. E non è neanche questo il luogo dove cominciare una fastidiosa e falsa filippica su quanto fosse ‘bello’, ‘vero’, ‘umano’, quel modo di rimanere in contatto. Non lo era: era una gran rottura di palle e ve lo dico per esperienza personale, aspettare che arrivasse la risposta su un pezzo di carta, dover elemosinare i soldi per comprare la scheda telefonica e via dicendo. Quindi, assodato che ora è meglio e più figo, passiamo al vero nocciolo della questione.

Il cambiamento della comunicazione ha portato con sé nuovi modi per darsi fastidio e nuovi livelli di soglia del fastidio. Si va dal trollaggio selvaggio, dalle esternazioni di follia di ogni genere, fino al razzismo urlato senza punizione e ai gattini. C’è di tutto, ormai, in giro per i nostri newsfeed di Facebook, tra le nostre liste di Twitter e nelle nostre raccolte di Instagram.

Ma tra tutte queste nuove frontiere, ce n’è una che davvero mi lascia basito, che mi ha portato a pormi tante domande a cui cercherò di dare risposte a caso nelle prossime righe: è lo SPOILER.

La Storia Innanzitutto

Allora, innanzitutto, il termine lo conosciamo tutti, ma talmente tanto bene che la sola lettura fa venire immagini di pura paranoia, con finali di telefilm svelati a bruciapelo, scene clou di film descritte senza nessun preavviso, tanto che forse prima o poi si configurerà qualche sindrome psichiatrica a riguardo.
L’etimologia e la provenienza della parola è, come tutte le cose brutte, inglese, dal verbo to spoil che vuol dire rovinare e fin qui la situazione è tutta comprensibile e cristallina. A nessuno piace che qualcosa sia rovinato dagli altri, a maggior ragione se si tratta di una storia che vorremmo goderci dall’inizio alla fine.

Ma quindi dove sta l’inghippo? Beh, il problema sorge quando quello dello spoiler comincia a diventare una vera e propria ossessione. C’è gente che non si fa dire come ha i capelli a prima mattina per non rovinarsi la sorpresa di guardarsi allo specchio!

(questa me la sono inventata, ma la natura delle cose sta virando paurosamente in quella direzione surreale…)

378d99de8e195661bfa0c76dd62ceca35c7441951dda790a03ce981fafd296c8Lo Spoiler, da mero scherzo di cattivo gusto, si sta trasformando pian piano in un fenomeno generalizzato, in una vera e propria fobia, amplificata dalle community, ingigantita dalla velocità e l’assenza di filtri con cui la comunicazione viaggia in questo periodo. D’altronde lo stronzo che raccontava il colpo di scena di Star Wars c’era anche negli anni 80, ma la differenza stava tutta nella platea di persone che finivano coinvolte dal suo atto di stronzaggine. Alla fine bastava capire quello che stava per accadere e spostarsi per non sentirlo, oppure molto più prosaicamente, farsene una ragione e finire il tutto con un sano vaffanculo amichevole e uno sguardo di odio. Comunicazione verbale + gestualità e tutto tornava come prime, poi sti cazzi che Luke era il figlio di Darth Fener…

Ora la cosa invece ci sta sfuggendo di mano. Il rischio di vedere spoilerato il colpo di scena di Episodio VII è sempre dietro l’angolo o in fondo a una scrollata di pagina. Quello che cambia è il numero di destinatari che questo fottuto spoiler raggiunge, che comprende anche persone ignare, colpite a tradimento magari da qualcuno che manco conoscono, grazie alle connessioni trasversali che i social network hanno introdotto nel nostro orizzonte di amicizie virtuali. E come si è ingigantita la platea a rischio spoiler, così si è ingigantita la reazione a queste ‘offese al pubblico dominio’.

Ora per farsi sentire, per farsi capire, non basta più una parolaccia, non è incisiva abbastanza, bisogna andare oltre, bisogna urlare con tutti i caps-lock che abbiamo a disposizione, perché è l’unico modo per far emergere la propria voce e farla arrivare fino al vero destinatario. D’altronde, non me la sento di biasimare chi si lamenta e si incazza per questi fattacci, ma davvero qual è il limite? SI può arrivare ad augurare la morte per aver rivelato un finale di un film? Per aver detto che Bruce Willis nel Sesto Senso è in realtà un fantasma? Per questo dico che la cosa forse ci sta sfuggendo di mano, perché per certi versi perversi, questa reazione riusciamo, nel nostro intimo più oscuro e intransigente, a capirla, magari non proprio giustificarla, ché è un po’ troppo, ma sicuramente proviamo una certa empatia. Ed è grave.

lukehand

Siamo schiavi di una sorta di Omertà Multimediale, che possiamo tradurre con le tre frasi: IO VEDO, IO SENTO, ma NON POSSO PARLARE… Dite che esagero? Che sono solo io un vecchio (per modo dire) brontolone che sta qui solo per fare polemica, e che non capisce un cazzo? È probabile, ma vedete, se io commento su Facebook un film che ho visto, dicendo solo se è bello o brutto,  e poi si introduce sulla fascia un mio amico che mi risponde scrivendo ‘E poi quando è successo questo?’, beh, mi sento in diritto di rispondere, di continuare la discussione, perché il film l’abbiamo visto in due e stiamo discutendo per i cazzi nostri. Perché un terzo si deve intromettere all’improvviso, rompendo i coglioni che non dovevamo scrivere niente che lui il film non l’ha ancora visto e si è trovato lì in mezzo a noi per caso? Perché?  E soprattutto, a me cosa me ne potrebbe mai fregare? Perché NON POSSO PARLARNE?

Expiration Date

Sento già qualcuno che mi dice: ‘E se ti metti a rivelare cose subito dopo l’uscita del film, è normale che etc etc…’ Sacrosanto, ma questo ci porta a un’altra domanda che mi solletica il cervello da un po’ e a cui onestamente non sono ancora stato in grado di rispondere.

Quando scade l’emergenza spoiler? O meglio: siamo in grado lucidamente di dire quando un’opera sia ormai completamente sviscerabile sui social?

Sembrano delle domande un po’ ‘silly’, ma non lo sono per niente, tanto che in alcune community ad alto grado di spammosità si sono introdotte delle regole di netiquette per arginare o quanto meno regolamentare il problema. Questo avveniva già anni fa, in quei forum frequentati da teledipendenti che discutevano di serie televisive, e il termine prefissato prima di poter liberamente citare avvenimenti accaduti durante la stagione era di UNA settimana. E la logica sta tutta nel fatto che dopo una settimana arrivava un nuovo episodio e si ricominciava da capo tutta la tiritera.

Ma il lasso di tempo di una settimana può andare bene? A dir la verità, si è arrivati a pensare che una settimana (in materia di serie televisive…) è anche troppo, e sempre a causa dell’avvento della corsa iperveloce delle informazioni. I moderatori più di una volta hanno pensato di abbassare la tolleranza a 3-4 giorni dalla data di messa in onda, dato che informazioni, rivelazioni e racconti uscivano in giro praticamente già dal giorno dopo…

La domanda però resta sempre legittima: quanto tempo bisogna aspettare per non incorrere nel rischio spoiler? E la cosa mi resta sempre in testa perché sono stato redarguito per aver commentato un romanzo vecchio di vent’anni, citando alcuni passaggi (la morte di un personaggio secondario, il rapporto tra i due protagonisti). Mi è stato scritto: ‘Avverti che c’è un rischio spoiler…’. Ecco, neanche VENTI ANNI bastano a fugare l’ansia da rivelazione inaspettata. Con questo mio bagaglio culturale, sono arrivato alla conclusione che purtroppo non esiste un termine di scadenza, semplicemente nel momento in cui siamo incappati in un meraviglioso film o libro o fumetto o serie televisiva, saremo costretti a parlarne in un silenzio sommesso, con gruppi segreti di persone, perché ci sarà SEMPRE il ritardatario di turno che non ha visto Psycho e non ne ha mai sentito parlare e che non vuole sapere che la madre di Norman Bates è morta e lui parla con uno scheletro mummificato e si diverte a fare il cosplayer ante litteram…

psycho

Siete stati avvisati, signori: questa strada dello spoiler ormai ci ha condannati a un futuro di paranoie, dove il vero crimine è sapere cosa è già successo, ed avere la facoltà di rivelarlo ad altri sarà un’arma pericolosissima. Prepariamo a Crociate del Silenzio e Tribunali del Sapere, perché quello è ciò che ci aspetta.

C’è però una sola soluzione, utopica, irrealizzabile, ma forse la più definitiva: permettere che la visione dei contenuti non sia ripetibile, così che la tradizione orale e il passaparola diventino le uniche possibilità che si hanno per far resistere al tempo una bella storia.

Al di là di tutti gli scherzi e oltre gli aspetti surreali e grotteschi che talvolta la situazione può assumere, bisogna dare atto che lo spoiler è frutto di semplice maleducazione, almeno nei casi ‘garantiti dalla legge’, o in quelli affondati in setting sociali umani e non elettronici. Basta avere l’accortezza di chiedere prima di partire in lunghe citazioni e tante amicizie (vere) verranno facilmente salvate. Ben diversa è purtroppo la controparte Social (con la lettera maiuscola di colore Blu), perché in questo contesto, noi SUBIAMO le notizie in maniera incontrollabile da qualsiasi parte, senza alcun filtro e non sorprendiamoci se la stessa HBO ha confermato la morte di Jon Snow nella SINOSSI della puntata pubblicata sul suo sito… Eh sì… tragicomico, ma vero.

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Posso però affermare una cosa che mi è frullata in mente? Seguitemi ché sicuramente mi sbaglio: magari tutta questa psicosi, questo insano desiderio di rimanere vergini nei confronti di quel che ci piace, potrebbe essere la nostra àncora di salvezza, la scusa per allontanarci un po’ alla volta dagli stessi social e rientrarci solo per fugaci e veloci visite, una piccola toccata e una lunga fuga, per trovare la salvezza lontano dagli spoiler. Potrebbe essere così, certo, ma poi con chi discutiamo delle cose che vediamo, di quello che giochiamo, del fatto che Han Solo muore o che Big Boss è invece ancora viva? Quindi, in definitiva, i Social sono e saranno sempre la nostra condanna e la nostra delizia, né con loro né senza di loro.

Ah, dimenticavo, quest’articolo è pieno di Spoiler, fate attenzione!

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.