L’ultima opera dei Piranha Bytes, creatori della serie di Gothic e di Risen, è finalmente arrivata. Si tratta di ELEX, un GdR dallo stile multiforme, dato che fonde fantasy, post-apocalittico e Sci-Fi. Una premessa interessante, considerando poi l’opinione positiva che gravita attorno al team di sviluppo tedesco, in seguito al successo ottenuto con Gothic nel lontano 2001. Eppure, nonostante l’affetto e la curiosità, ELEX non riesce a conquistare, lasciando un forte senso di amaro in bocca. I motivi di questa fredda accoglienza sono molteplici, ma tutti sono riassumibili nella formula “le premesse ci sono tutte, ma sono attuate male”. Nei seguenti paragrafi spieghiamo, molto schiettamente, il perché.

L’Elex dà, l’Elex toglie

L’incipit del gioco è abbastanza semplice: Magalan, un pianeta simile alla Terra, viene colpito improvvisamente da una cometa. L’impatto ha effetti devastanti, non solo per il contatto in sé, ma soprattutto per il rilascio di Elex, un minerale misterioso in grado di alterare la natura. Proprio per le sue speciali proprietà questa sostanza viene utilizzata in diversi modi da coloro che sono sopravvissuti al cataclisma. Essi sono organizzati in quattro fazioni, ognuno caratterizzata a suo modo.
Vi sono i Berserker, società rurale composta da Coltivatori, Operai e Guerrieri. Il loro leader è il Signore della Guerra, e fondano tutto sulla disciplina e il rispetto per la natura. Per queste ragioni essi rifiutano la tecnologia e dunque anche l’Elex, sebbene abbiano trovato un modo per usarlo a proprio favore. I Berserker infatti riescono a tramutare l’energia del minerale in Mana, ovvero magia. Questa è inoltre indispensabile per la rigenerazione della natura.

I Chierici, come si può intendere dal nome, sono devoti al dio Calaan, divinità che ha concesso loro la conoscenza dell’Elex. Tramite questa sostanza essi alimentano la tecnologia di cui fanno largo uso, intesa come armi, equipaggiamento e macchinari.
Se le prime due fazioni hanno un’impostazione gerarchica e delle regole a cui sottostare, i Fuorilegge invece sono degli spiriti liberi. Paragonabili ai Predatori di Fallout, essi consumano l’Elex come sostanza stupefacente, e si dedicano a violenze di ogni genere, anche se hanno una certa predilezione per gli omicidi e le razzie.

Bisogna precisare però che un’esposizione costante all’Elex provoca gravi conseguenze. Molti sono gli uomini che hanno perso il senno della ragione, trasformandosi in mutanti pronti ad attaccare qualsiasi cosa si muova. Chi però riesce a resistere, può entrare a far parte della quarta fazione: le Albe. Formidabili combattenti dotati di una resistenza e di una forza incredibili. Possono contare anche sull’uso della magia e su una tecnologia particolarmente avanzata. Tutto questo consumando Elex in continuazione. Unico effetto collaterale: l’apatia. Le Albe infatti non percepiscono alcuna emozione, e per questo lottano con cinismo contro le altre fazioni per il loro totale annientamento e favorire la diffusione dell’Elex.


Il nostro protagonista, Jax, è proprio un membro delle Albe. Lo conosciamo mentre si dirige verso una missione in solitaria su una navicella. All’improvviso però viene atterrato da un attacco a sorpresa, compiuto da persone ignote. Egli sopravvive allo scontro, ma la missione è ormai fallita. Questo vuol dire una sola cosa: che presto Jax sarà giustiziato dai propri compagni, perché un’Alba che non raggiunge un obiettivo è un uomo morto. Ma la fortuna sorride alla sfortuna, e Jax ancora una volta si salva. È proprio a questo punto che prendiamo i comandi del nostro eroe, cacciato dalla sua fazione, derubato del suo equipaggiamento, e totalmente solo all’interno di un mondo pericoloso e inospitale. Fa paura? Certo, dato che Jax adesso è in grado di percepire le emozioni, in quanto libero dalla dipendenza dell’Elex. Queste sono le battute iniziali che immergono immediatamente il giocatore nel vasto mondo di Magalan, popolato da uomini spinti da ideali differenti e creature mostruose e sanguinarie. Lo scopo dell’avventura sarà dunque quello di trovare il giusto alleato tra Bersekers, Chierici e Fuorilegge, così da sopravvivere alle insidie, scoprire chi ha tradito Jax e fare luce sul suo passato.

Bentornati a dieci anni fa

ELEX presenta la struttura classica dei GdR occidentali. Abbiamo la crescita e la specializzazione del personaggio attraverso l’acquisizione di punti esperienza e punti abilità, e abbiamo soprattutto la possibilità di influenzare la storia con le nostre scelte. Quest’ultimo aspetto è particolarmente apprezzabile, in quanto molto spesso ci troveremo ad influire non solo la storia principale, ma i singoli rapporti con i nostri interlocutori. In generale la trama ha un certo appeal: difficilmente ci troveremo davvero sorpresi, ma il coinvolgimento è assicurato proprio per l’importanza data alle nostre decisioni. Questo premia la longevità del titolo (circa una quarantina di ore per finirlo), a sua volta arricchita da un numero esteso di missioni secondarie, il più delle volte ben articolate e ben intersecate tra loro.

Il problema principale di ELEX sta proprio nel gameplay arretrato e statico, che rende quasi esasperante la crescita dello stesso protagonista. La cosa positiva è che abbiamo a disposizione diversi parametri per avere un personaggio con diverse sfaccettature in ambito offensivo, difensivo, e anche caratteriale. Un modo carino, quest’ultimo, per spiegare il ritorno delle emozioni nel corpo di Jax. Eppure la cattiva calibrazione degli scontri con i nemici, i controlli antiquati e lenti, e l’elevata richiesta di punti esperienza e altri elementi indispensabili per l’ottenimento di una specifica abilità, rendono l’avventura frustrante. Ed è un vero peccato, perché il mondo di gioco, fatto da numerose quest e stili variegati ma che ben si amalgamano tra loro, incentiva l’esplorazione. Ma andiamo per gradi.

I comandi base sono molto semplici: possiamo saltare, correre, entrare in modalità stealth, usare armi bianche per attacchi veloci o pesanti, sparare con armi da fuoco, schivare gli assalti con una capriola, e volare in alto grazie al jetpack. Il problema è che ognuna delle azioni citate si trasforma in tedio. I movimenti si fondano su una barra di Stamina, questo vuol dire che non possiamo attaccare ed evitare gli attacchi ogni volta che ci piace. Dobbiamo tenerla costantemente d’occhio, perché fare una capriola in più vuol dire fare un attacco in meno. Si potrebbe utilizzare il Jetpack per andare verso l’alto e sfuggire agli attacchi diretti, ma anche in questo caso dovremo tenere sotto controllo la barra adibita al volo. Tutta questa strategia diventa asfissiante quando dalla pressione del tasto all’azione del personaggio si ha proprio la sensazione di inceppamento. I movimenti non sono per niente fluidi, e l’alternanza di colpo pesante e colpo veloce risulta ardua. Con le armi da fuoco il discorso non cambia, con un sistema di mira abbastanza naif. Aggiungiamo poi che soprattutto all’inizio, l’incontro con un nemico è un terno al lotto, in quanto non abbiamo alcun elemento che ci permetta di capire il livello dell’avversario incontrato, se non quello di prendere qualche batosta. Ora, se il nemico è forte, uno-due colpi vogliono dire morte certa. Al contrario, se è alla nostra portata, richiede una serie di capriole e fendenti a vuoto. L’aggancio del nemico è caotico, e spesso ci siamo ritrovati a menare attacchi sprecando inutilmente Stamina o al contrario a ricevere colpi senza poter fare nulla. Glitch, bug, cali vistosi di frame rate (almeno sulla versione da noi testata su PS4), e un calcolo dei danni assurdo rendono i combattimenti snervanti: non di rado la zampata di un Raptor, il fendente di un bandito, o semplicemente scivolare da una piccola altura, vuol dire perdere una buona porzione di vita. Certo, nemmeno i nemici hanno vita facile, poiché dotati di un’IA imbarazzante che  li porta a inseguire imperterriti il nostro Jax, e a compiere animazioni semplici ma irrealistiche. Tutto questo malessere si traduce che all’inizio saremo costretti a fare le missioni in prossimità di centri abitati, oppure a raggiungere il punto richiesto dalla missione a gambe levate, sacrificando l’esplorazione.


Nemmeno la presenza di compagni aiuta a rendere appetibili i combattimenti. Sicuramente il loro supporto è importante, ma anche loro sono dotati di scarsa IA, lasciando morire il nostro protagonista se i mostri si concentrano su di noi (e anche questo capita spesso). Si crea, insomma, una sorta di circolo vizioso, in cui è necessario ottenere esperienza e nuove abilità per proseguire e gustarsi Magalan, ma farlo costa tanta pazienza, a causa di comandi e impostazioni non funzionali. Vero è che una volta accettate queste regole e aver preso una certa padronanza con i tempi di gioco, si ha una buona dose di appagamento, ma ciò non giustifica comunque quanto detto sinora.

Visivamente il discorso non cambia

Sin dai primi scorci, ELEX rimanda a Gothic, con la sua natura elevata e longilinea. Tuttavia il rimando al gioco del 2001 non riguarda esclusivamente la scelta stilistica, ma anche un comparto grafico abbastanza datato, tale da ricordare titoli della scorsa generazione di console. Le texture dell’acqua, del fuoco, e in generale degli effetti speciali sono davvero brutte. E a causa di questo, la varietà di stili e ambientazioni non trova giustizia. Pure l’espressività dei personaggi secondari è piuttosto limitata (lo stesso Jax ha un design poco accattivante), anche se questo non è riscontrabile per quel che riguarda le armature, le quali sono abbastanza dettagliate. Il mondo comunque è molto esteso, e si sviluppa non solo orizzontalmente ma anche verticalmente.

Unico aspetto totalmente riuscito sono le musiche, che si adattano bene alle diverse situazioni incontrate. Non si tratta di brani indimenticabili, ma vista la scarsa resa grafica, almeno il comparto sonoro riesce ad immergere. Quanto al doppiaggio, esso è in inglese con sottotitoli in italiano, abbastanza godibile.

Questo lungo discorso può essere riassunto dicendo che ELEX è un titolo interessante, grazie a un sistema di scelte curato, alla grande libertà che ha il giocatore nel personalizzare Jax come combattente e come personaggio, e grazie soprattutto alla capacità di saper mischiare generi e stili totalmente differenti come lo Sci-Fi, il post-apocalittico e il fantasy. Tuttavia, addentrandosi in questi elementi si va incontro a tanti però. Primo fra tutti i comandi davvero obsoleti, la calibrazione degli scontri mal dosata, e un’IA degli NPC irrisoria che non permettono di avere un’esperienza positiva, ma, anzi, la tramutano in qualcosa di lento e insofferente. Altro tasto dolente è la grafica, anch’essa datata. Siamo d’accordo nel dire che essa non è un elemento fondamentale in un videogioco, ma se accompagna un comparto tecnico superato, si genera la sensazione di avere tra le mani un titolo di dieci anni fa. E vedere questo nel 2017, dai creatori di perle come Gothic, fa rimanere male. Più che altro perché, come abbiamo detto all’inizio, le premesse sono stuzzicanti, ma la loro cattiva attuazione lascia cadere ELEX in un titolo sì meritevole, ma solo a prezzo ridotto e solo se siete fan affezionati dei Pyranha Bytes.

Lorena Rao
Deputy Editor, o direttigre se preferite, assieme a Luca Marinelli Brambilla. Scrivo su Stay Nerd dal 2017, per cui prendere parte delle redini è un’enorme responsabilità, perché Stay Nerd è un portale che punta a stimolare riflessioni e analisi trasversali sulla cultura pop a 360° tramite un’offerta editoriale più lenta e ragionata, svincolata dalle dure regole dell’internet che penalizzano la qualità. Il mio pane quotidiano sono i videogiochi, soprattutto di stampo storico. Probabilmente lo sapete già se ascoltate il nostro podcast Gaming Wildlife!