Il quarto cambio di giacca per il ladro gentiluomo

Non credo che Lupin III abbia bisogno di una qualsiasi forma di presentazione, almeno tra i nostri lettori più affezionati. Chiunque abbia assaggiato dal vivo gli anni 80, ha visto le puntate della prima e della seconda serie, per poi affacciarsi anche nella terza. Gli sarà capitato di vedere qualche film, magari avrà letto un po’ di vecchi manga e qualche storia made in Italy, scritta e disegnata dai nostri artisti. Insomma, qui in Penisola, Lupin è abbastanza conosciuto e apprezzato. Ma non è della storia di questo ladro gentiluomo nato dalla matita di Monkey Punch che vi vogliamo parlare (almeno non ora, non qui), ma bensì di questo evento mediatico televisivo che ha visto la TV italiana in prima linea: il trenta agosto infatti è stata lanciata in pompa magna con un poker di episodi la quarta stagione dell’anime dedicato la Lupin, dal sottotitolo L’avventura Italiana.

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Prima visione assoluta

Già presentato al Riminicomix questa estate, il nuovo ciclo di avventure del ladro gentiluomo più famoso del mondo arriva da noi carico di meraviglie e contornato da un bel po’ di rumore mediatico che ci fa solo bene.

Infatti, l’ambientazione italiana e sanmarinese della storia (e tanti accordi a suon di euro) ha fatto sì che l’anime fosse trasmesso in assoluta anteprima dalle nostre TV. Sì, avete capito bene: i Giapponesi devono ancora vedere le prime puntate di Lupin. Al massimo prenderanno qualche torrent Ita Sub Jap… Altrimenti dovranno aspettare il prossimo ottobre per godersi le peripezie di Jigen e company.

Tornando a noi, la sera della prima ci siamo piazzati davanti ai nostri TV e abbiamo aspettato che Lupin facesse il suo ingresso trionfale, raccontandoci la sua Avventura Italiana. Italia 1 ha trasmesso ben quattro episodi in sequenza, facendoci sorbire a ripetizione la sigla di Moreno (ne parleremo, ma non ora, non qui) e tenendoci in piedi fino a tarda notte. Non mi dilungherò a riassumere la trama di ciascun episodio, voglio invece parlarvi di quello che è l’intento generale di queste puntate introduttive, di quello che Kazuhide Tomonaga, il direttore artistico, ha cercato di comunicare di puntata in puntata.

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Innanzitutto, parliamo dei protagonisti: Lupin III come da tradizione si rifà il vestito e in questa serie indossa una giacca blu. È perfettamente tratteggiato fin dall’inizio come il ladro sfacciato e senza scrupoli delle prime stagioni, perdendo almeno per ora quell’alone di buonismo che ne aveva un po’ spento la personalità. Resta ancora un gentiluomo e si prodiga per chi gli chiede aiuto, talvolta anche senza farsi pagare, ma nonostante tutto è in grado anche di sposarsi pur di rubare una corona.

I sue comprimari, Jigen Daisuke e Geimon Ishikawa, sono rimasti esattamente gli stessi. Taciturno, un po’ ingobbito e con la cicca in bocca, il primo, quasi invisibile, pieno d’onore e in simbiosi con la sua Katana Zantetzuken il secondo.
Margot, o meglio Fujiko, è presente in tutto il suo letale splendore, sempre armoniosa e procace, anche se un po’ meno rispetto alle altre edizioni, ma lo stesso sexy e minacciosa allo stesso tempo. Continua a sfruttare i sentimenti di Lupin per conseguire i suoi scopi sconosciuti, senza che quindi nulla sia cambiato rispetto alle precedenti apparizioni.

Zenigata, l’ispettore dell’interpol nemesi giurata di Lupin, risponde all’appello ma lo fa in maniera del tutto inaspettata. Chi cercava il solito personaggio un po’ imbranato, macchiettistico, quasi al limite dell’idiota, in queste puntate verrà accontentato solo in parte. Perché Zazà manifesterà delle doti non indifferenti di intelligenza poliziesca, con ragionamenti e deduzioni degne del miglior Sherlock Holmes misto a CSI. Ci sarà da divertirsi.

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Oltre al cast storico, il bello di questa serie è che tira in ballo e introduce altri personaggi ricorrenti, come la moglie di Lupin, la signora Rebecca Rossellini, super ricca sanmarinese che combatte la noia compiendo imprese stupide ed azzardate. Sarà la protagonista della prima puntata, ma la rivedremo spesso anche nelle successive, come se in un certo modo potesse diventare parte della squadra di Lupin. Sicuramente è un personaggio pieno di potenziale, soprattutto per la sua irriverenza e per la sua imprevedibilità, e ancor più per i suoi mezzi economici enormi che le possono permettere qualsiasi cosa. Staremo a vedere.

Un’ultima menzione, e forse a mio avviso la più importante, riguarda l’apparizione dell’Agente Nix, una testa di cuoio dell’MI6, con il solo e unico compito di uccidere Lupin. In una puntata serrata e velocissima, i due si sfidano per la prima volta, e Lupin ha la meglio per il rotto della cuffia e solo grazie a uno stratagemma improvvisato, ma l’agente segreto dichiara apertamente guerra al ladro gentiluomo e questo svela forse un importante snodo della trama: forse esiste una storia più grande che abbraccia tutti gli episodi a venire, lasciando intendere che quello che abbiamo visto finora è solo un antipasto di un lungo romanzo animato, che si giocherà tra vecchie glorie e nuove leve, tra intrighi statali e guerre internazionali. Potrebbe riservare delle bellissime sorprese, questa nuova stagione.

Dopo tutta la scorpacciata di puntate che mi sono fatto credo che sia il caso di decidere quale sia stata la più bella, e a mio avviso è stata la quarta, quella dedicata al solo Jigen. In questo episodio, il cecchino più preciso dell’Estremo Oriente si ritrova in una città abbandonata a se stessa e in balia di un magnate criminale che si diverte a punire la gente senza ucciderla, ma lasciandola in coma a colpi di pistola. Sarà Jigen a risolvere la situazione, ovviamente. E in maniera anche molto teatrale.
Questa puntata ha molti aspetti che mi hanno entusiasmato: innanzitutto la scelta di far prendere comando della scena a uno dei comprimari, per fare apparire anche Jigen come un personaggio a tutto tondo e non solo come una spalla utile per tre o quattro secondi di sceneggiatura. Inoltre, vengono gettati le basi del nuovo Zenigata, che appare sicuro di sé baldanzoso e tecnico come poche volte, e soprattutto, parlando dell’impresa di Jigen traspare quasi una certa ammirazione. E forse anche questa è una sorta di metonimia narrativa che lascerà il segno e che ritornerà nelle puntate a venire. O forse no.

Voglio però andare oltre. D’altronde questa è una versione extended della nostra rubrica e quindi mi prendo un po’ di spazio in più. Oltre alla puntata più intensa, per me ce ne è stata una più importante dal punto di vista narrativo, quella più reppresentativa dell’intera tranche. Ed è quella in cui l’agente Nix sfida lungo le fogne di San Marino il nostro caro Lupin. Cosa ha di strano questa puntata? Innanzitutto tutta la gara tra i due è veloce e orchestrata benissimo, senza lasciare scampo allo spettatore. Viene un po’ tratteggiato l’agente segreto, preciso, quasi un robot per via del suo continuo snocciolare di percentuali di riuscita e riferimenti numerici di ogni tipo. Viene mostrato qualcosa che non mi sarei aspettato da un cartone del genere: violenza brutale e gratuita, in una scena di tortura molto pesante. E qui già vedo il MOIGE esplodere per far chiudere tutte le televisioni. Chi penserà ai nostri bambini? E per finire, come se tutto questo non bastasse, viene lasciato intendere che forse esiste qualcosa di più grande dei furti con cui Lupin ci stupisce ogni volta. E che forse Lupin stesso ne è solo una pedina.

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Tecnica ninja

Dal punto di vista tecnico, queste prime puntata si attestano nella media delle produzioni commerciali giapponesi, anche se un bel miglioramento si nota tra la prima e l’ultima puntata, come se gli artisti impegnati nella realizzazione degli episodi stessero cominciando a entrare in sintonia con la serie. Sicuramente non lascia gridare la miracolo, ma la caratterizzazione degli sfondi, la cura nel far sì che l’ambientazione risulti davvero italiana c’è, e bisogna fare un plauso al team che si è occupato dei paesaggi. Certo per noi italiani, e ancor di più per chi vive a San Marino, sarà difficile accettare le licenze poetiche e narrative che sono state prese per combinare le puntate, ma indubbiamente si respira aria italiana.

Sul versante ‘animazione’, invece, la cose sono accettabili anche se non eccellenti. Troppo stacco tra le figura in movimento e gli sfondi, e spesso le animazioni ripetute lasciano trasparire un modo di lavorare con scandenze strettissime e ritmi forsennati. L’introduzione di alcune sequenze in computer grafica in cell shading, purtroppo, stona con il resto della realizzazione, anche se donano spettacolarità ad alcune scene d’azione e di inseguimento.

Una cosa fantastica invece è la colonna sonora elettro-jazz, che ricorda molto quella di cowboy bebop, con tracce di sottofondo estremamente brillanti e varie.

Il doppiaggio italiano è abbastanza neutro, anche se non mi abituerò mai a sentire Lupin con la voce di Gigi La trottola… Forse il tono di Geimon è un po’ troppo compassato e la pronuncia leggermente impastata lo rende quasi antipatico, ma sicuramente il lavoro fatto dietro i microfoni è di buona fattura e rende giustizia ai vari protagonisti e comprimari.

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Cosa ci è piaciuto

Sicuramente balza all’occhio l’idea di arricchire il cast con personaggi nuovi e di aggiungere un tocco di noire in più a un’avventura che si profila come hard boiled e oscura. Alcune puntate sono state davvero interessanti e lasciano delle tracce che forse raccoglieremo nei mesi a seguire

Cosa non ci è piaciuto

Animazione e sfondi troppo nella media che non rivaleggiano con produzioni altrettanto blasonate e di rilievo. Indubbiamente c’è una buona resa dell’ambientazione italiana, ma niente che faccia gridare al miracolo.
Il doppiaggio è solido, ma nulla di eccellente.

Lo continueremo a vedere?

Per adesso sì. Quel che è spuntato nelle puntate appena mandate in onda e quello che ci è venuto in mente guardandole sicuramente ci spingerà a dare un’occhiata anche alle altre, nelle settimane a venire. Chissà che questa volta non ne venga fuori una bella miniserie!

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.