All’ultima edizione di Etna Comics abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Sara Pichelli, disegnatrice nostrana ormai celeberrima in Marvel, nota soprattutto per essersi occupata della creazione dello Spider-Man di Miles Morales, ma in attività anche sui Runaways, gli X-Men e tanti altri. Seguiteci dunque, ripercorrendo insieme i momenti vissuti durante la nostra intervista!

Ciao Sara! Iniziamo con una domanda personale: in Marvel sei adorata non solo tra i lettori, personaggi del calibro di Paniccia o Brevoort tessono le tue lodi in continuazione. Proprio Brevoort ha detto “Sara Pichelli is an authentic fallout!”. A tal proposito, vorremmo sapere se senti un po’ il peso di tutto questo. Hai paura di poter deludere le aspettative di qualcuno?

Non sapevo delle dichiarazioni di Tom, che tra l’altro è una persona molto taciturna e non esterna facilmente le proprie considerazioni. Sono molto felice di questa cosa! Per quanto riguarda la domanda, c’è sempre l’eterna ansia dell’esser considerati dei talenti e rimanere dei talenti, un’ansia comune a molti artisti, siano essi disegnatori o sceneggiatori.

E tu come superi quest’ansia?

Io vivo d’ansia! Ci convivo, sia nel lavoro che fuori, ed è una cosa bella perché ti permette di rimanere sempre allenata.

Il tuo stile artistico è stato definito pop, fresco e innovativo per gli standard americani, che tendono generalmente più al serio e al realistico. È stato una sorta di “approccio Pichelli” o sentivi di dover rendere questo nuovo Spider-Man, Miles Morales, qualcosa di autenticamente diverso?

Sinceramente non ho avuto questa lucidità quando si è trattato di analizzare il mio stile. Il mio background è completamente diverso, non ero un’accanita lettrice di fumetti, soprattutto di genere supereroistico, e venivo dall’animazione, che presuppone una preparazione professionale un po’ diversa. Penso che dentro di me ci fosse anche qualcos’altro che è uscito fuori naturalmente ed è piaciuto. Dopodiché ho continuato su quella via, perché snaturarmi se funziona? Io almeno la vedo così.

Il tuo lavoro è iniziato con David Messina, giusto?

Si, con David su Star Trek e con Elena Casagrande su Ghost Whisperer, in entrambi i casi mi occupavo dei layout. Sono stati molto pazienti, mi davano anche delle dritte che mi hanno permesso di imparare sul campo, non avendo io studiato fumetto. Ovviamente, occupandomi di storyboarding, i concetti della narrazione li avevo ben presenti, tuttavia il linguaggio è differente e piano piano, anche grazie a ruolo di assistente, ho imparato molto.

Quindi sei pro gavetta?

Assolutamente sì! Viva la gavetta! Meno Facebook, più gavetta! (ride)

Oggi come oggi, un artista esordiente può ancora prendere i propri lavori, andare a una fiera, presentarli a qualcuno e pensare di farcela?

Assolutamente sì! Io stessa, in questo momento, sto collaborando con una ragazza che mi fa da assistente e l’ho conosciuta proprio così. Non ho una stanza segreta dove tengo nascoste le persone! La gente propone il proprio lavoro e, se dimostra di essere valida e capita l’occasione, si collabora.

Com’è Sara Pichelli insegnante?

Stronza, più di David! In verità sono molto easy, nel senso che mi piace insegnare un lavoro, non sono la tipica professoressa. Il mio intento è provare a darti gli strumenti di un lavoro e devi lavorare, non c’è molto altro da fare.

Cambiamo argomento: il tuo Spider-Man è estremamente cinematico, se ne percepisce la ricerca e lo studio dei movimenti. È un processo che nasce dal tuo background di animazione o è il tuo modo di concepire il fumetto? Oppure, ancora, i due aspetti sono interconnessi?

Sono sicuramente interconnessi. Effettivamente, io sono una persona un po’ ossessiva su queste cose e cerco di studiarmi il più possibile la posa, anche perché sono più famosa per aver disegnato Miles che Peter, e diverse volte Brian [Brian Michael Bendis, sceneggiatore di Miles Morales, NdR] mi ha raccomandato di trovare delle movenze che non lo facessero apparire identico a Peter, in modo da dargli una sua personalità anche durante le battaglie. Un bellissimo concetto che, tuttavia, una volta che ci si trova a doverlo applicare, nasconde una ricerca complicatissima, perché Miles deve da un lato essere iconico e ricordare Spider-Man e dall’altro avere una tecnica personale.

E quali sono i due differenti stili di combattimento di Parker e Morales? Come si farebbe a distinguerli, se per assurdo avessero lo stesso costume?

Beh, Miles è giustamente un po’ più imbranato rispetto a Peter, che comunque può vantare una maggiore esperienza. Io Miles lo faccio “danzare”, e per farlo prendo spunto dalla capoeira, dal parkour, da diversi tipi di salti atletici un po’ più legati alla danza. Diciamo che lo stile di Miles è un po’ più coreografico rispetto a quello di Peter, una via di mezzo tra l’imbranato e il coreografico!

Durante un’intervista con Gigi Cavenago, ci siamo interrogati sul tempo libero degli artisti e lui ci ha risposto di non avere del tempo libero, che il suo tempo libero è anch’esso lavoro, in quanto diventa reference per ciò che dovrà disegnare. Com’è il tempo libero di Sara Pichelli?

Quanto detto da Cavenago è una grande verità, anche se personalmente cerco d’impiegare il mio tempo libero fuori dal fumetto. Si tratta sempre d’impiegarlo nella ricerca, soprattutto dell’ispirazione, che può nascere da una mostra, da un concerto o da un corso di mimo! Tra l’altro, a tal proposito, ho frequentato un corso di mimo con l’allievo di Marcel Marceau, incuriosita dal linguaggio del corpo, dal cercare di capire i movimenti dei singoli muscoli, ed è stato fichissimo! Diciamo che cerco di uscire da tutto quello che è fumetto, ma non perché non mi piaccia, ovviamente, ma perché ho paura che l’aria, a lungo andare, diventi “viziata”. Per questo cerco input diversi, provenienti da cose completamente esterne a quel mondo e, al tempo stesso, riesco anche ad arricchire alcuni aspetti del mio lavoro.

Ormai sei in pianta stabile presso il Baby Ruth Studio e da qualche giorno avete lanciato il folle ed eclettico Daje: come diavolo vi è venuta in mente una cosa del genere?

L’idea è di tutti ma è nata dalla persona più taciturna del gruppo, Fabrizio Des Dorides! Cercavamo un prodotto da creare tutti insieme, come studio, perché non riuscivamo a creare la giusta sinergia. Quando è arrivata quest’idea ci siamo entusiasmati e l’abbiamo realizzata! Più andavamo avanti, più ci chiedevamo se realmente sarebbe stata pubblicata una cosa simile, ma alla fine è uscita!

Una domanda a bruciapelo: chi sono oggi, secondo te, i mostri sacri del fumetto e come si diventa un mostro sacro, visto che sei tra questi?

Sono tanti e cambiano ogni settimana! Perché i mostri sacri li conosciamo tutti quanti mentre questo è il momento in cui si stanno formando. Secondo me stiamo vivendo, dall’interno, quella che in futuro sarà la storia del fumetto.

Qual è il rapporto tra un’artista del fumetto come te e la “new wave” cinematografica di stampo supereroistico? Tra l’altro ti riguarda in prima persona, considerando che il nuovo Spider-Man, che vedremo a breve, è dotato di uno spirito molto affine al tuo Miles Morales.

Parlando sinceramente, sono un pochino satura di cinecomics. Ho amato i due volumi dei Guardiani della Galassia, perché mi fanno ridere e, a differenza di Deadpool, non mi sono addormentata mentre lo guardavo! Scusate, ma non mi ha fatto ridere. La mia paura è solo una, collegata più al fumetto che non al cinema, ossia che il fumetto possa diventare un riflesso del cinema. Mi riferisco alla narrazione e all’aspetto estetico. Il fumetto è bello perché è fumetto, perché c’è la closure e, di base, fai quello che ti pare, senza aver la necessità d’includere un team che si occupi dell’aspetto 3D e ti possa garantire di realizzare cose incredibili. Quando ci si limita nel proprio campo, perché fai qualcosa che è destinato a finire anche al cinema, allora muore la magia del fumetto. Non voglio buttarla sul tragico, ma alle volte si sente dire: “Questo l’hanno già preso in considerazione per un film o una serie televisiva“, e ti ritrovi con un fumetto moscio, pensato per una veste televisiva o cinematografica. Ovviamente non mi riferisco alla Marvel o ai prodotti autoriali, ma è una cosa angosciante.

Che Serie TV segue Sara Pichelli?

Ho da poco iniziato American Gods e, premettendo che amo Gaiman in qualsiasi sua forma e ho amato ovviamente anche il romanzo, la trovo fichissima! Molto bella anche The Man in the High Castle e sto seguendo pure Twin Peaks, che è più una performance artistica che non un sequel. Lynch è capace di darti delle suggestioni inquietanti tali, quasi da horror. Ogni tanto ti ritrovi a pensare: “Cosa sto guardando?“. In Mulholland Drive, per esempio, non riuscivo a capire il significato dei piccoli vecchietti, e andando a cercare ho scoperto che simboleggiavano i sensi di colpa! 

Si dice che molte delle idee di Lynch, senza nulla togliere al suo merito artistico, siano nate quasi per caso, che, per esempio, i personaggi della Loggia Nera visti in Twin Peaks non rappresentassero niente. Lui li voleva semplicemente fare così!

Stupendo! Questo mi fa pensare a un’intervista che lessi, a Franco Battiato, nella quale si elogiavano i testi delle sue canzoni, decantandone la qualità e interrogandolo su quale fosse la sua ispirazione e il significato delle parole che utilizzava. La risposta fu: “Tante cazzate!“, ed è meravigliosa, perché la casualità nell’arte è fondamentale. Non puoi controllare tutto e decidere deliberatamente di fare un capolavoro.

Invece tu mi sembri una persona estremamente metodica.

No, per carità! Mi piacerebbe, però, perché se fossi metodica diventerei milionaria! (ride)

Un’ultima domanda: abbiamo visto spesso Spider-Man variamente declinato in contesti da universo espanso, come Spider-Verse o il più recente Venom-Verse. Se dovessi creare il tuo “Pichelli-Verse”, come sarebbe?

Il problema è che, quando non mi occupo del genere supereroistico, che è il mio genere principale, ho un immaginario un po’ angosciante, motivo per il quale mi piace Lynch. Di conseguenza non so quanto potrei riuscire a conciliare questa mia qualità con la solarità di Spider-Man. Forse il fascino del mio Spider-Man è anche quello, che sotto sotto è un po’ “morboso”. Mi piacciono i freak, le deformità, le cose morbose e non so come potrebbe essere questo Pichelli-Verse, forse sarebbe un Monster-Verse o un Freaks-Verse!

Perfetto. Grazie ancora per quest’intervista a nome di tutta Stay Nerd e a presto, Sara!

Grazie a voi!