In quel di Etna Comics, Stay Nerd ha avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Stefano Onofri, attore e doppiatore, noto per la voce di Spider-Man e successore di Roberto Del Giudice come Lupin III. Volete sapere com’è andata? Scopriamolo insieme, nel resoconto della nostra intervista…

Tu sei un talento poliedrico: doppiatore, attore e tanto altro. Come fai a fare tutte queste cose contemporaneamente visto che, specie nel caso del doppiaggio, devi lavorare in determinati margini di tempo?

In realtà non si fa tutto insieme, ci sono dei tempi umani che ci permettono di applicarsi, vuoi al doppiaggio, vuoi al teatro e qualche volta anche girare qualche film o fiction. Un attore è un attore a tutto tondo quindi, in vari momenti della sua carriera, si applica ad una cosa piuttosto che a un’altra, ma deve sempre essere efficiente e preparato in ogni occasione. È più un discorso di impadronirsi di tutte le tecniche, pur essendo sempre esseri umani.

Com’è stato subentrare in Lupin, diventando la nuova voce del ladro gentiluomo?

All’inizio è stato traumatico, anche perché mi sono sentito il fiato sul collo per via del grande affetto attorno a Roberto Del Giudice. È un affetto che io provo ancora oggi, anche a livello umano, perché eravamo amici ed avevamo affinità caratteriali oltre che professionali, come la voce molto giovanile rispetto all’età anagrafica. Doppiavamo sempre personaggi più giovani di noi. Però è stato bellissimo il fatto che sia riuscito a vincere il provino perché sono sicuro che Roberto, ovunque lui si trovi, sarebbe stato d’accordo nel vedermi come suo successore. Sento la sua eredità e la sua gravosità ma ormai ci sto facendo l’abitudine.

Anche perché ormai Roberto era diventato l’incarnazione di Lupin, così come Tonino Accolla è diventato Homer Simpson.

Non si può fare a meno di confrontarsi con delle cose del genere, però si va avanti.

Il tuo incarico, oltre che per motivi ereditari, è importante perché sta arrivando una nuova stagione di Lupin ambientata in Italia.

Si, è vero che ho avuto modo di doppiare il personaggio in alcuni film, tuttavia questa nuova stagione ha portato un’aria di rinnovamento che ha giovato anche alla mia interpretazione, quindi andava di pari passo con il fatto che ho preso in mano le redini di questo personaggio e mi sono potuto rilassare. Oggi comunque sento molto calore, tanti ragazzi mi dicono di essere contenti, mi vedono bene nel ruolo e questo mi dà il senso di quel che è successo, il senso del passaggio.

Magari i fan più vecchi ti ricordano ancora come Spider-Man.

Si, esattamente (ride). Questa cosa in realtà mi rende felice perché Spider-Man, lavorativamente parlando, l’ho lasciato da molto tempo e mi dispiacque anche molto, però molti ragazzi, anche molto giovani, mi dicono che sono cresciuti con la mia voce e mi riconoscono in lui, quindi mi fa davvero piacere. Poi il senso di venire in queste grandi manifestazioni con tanti giovani che ti danno calore, ti danno il senso del lavoro che hai compiuto anche a distanza di anni, è davvero bello. Una volta non c’erano queste cose e invece adesso ringrazio i media che hanno permesso a questa cultura di emergere.

È bello anche perché il doppiaggio è ormai un patrimonio italiano, con generazioni di doppiatori che hanno fatto la storia del nostro paese, e fiere come Etna Comics hanno permesso ai professionisti di diventare delle persone riconoscibili e non rimanere delle “semplici” voci.

Si, esistevamo solo in funzione delle nostre voci messe su un filmato. Oggi, grazie a queste manifestazioni e ai nuovi media, abbiamo una faccia, un’identità che in fondo ci meritiamo: come ti ho detto siamo attori a tutto tondo, quindi è bello vedere che dei ragazzi che seguono il nostro lavoro ci vogliono bene per quello che siamo, oltre che per i personaggi che doppiamo.

Come va l’esperienza teatrale?

Direi benissimo: ho finito da poco con Arlecchino Servitore di Due Padroni, uno spettacolo straordinario nella versione di Giorgio Strehler che quest’anno compie ben settant’anni e che mi ha permesso di girare in tutto il mondo, per capirci siamo arrivati fino in Nuova Zelanda. Strehler ha fatto sognare la gente per tanti anni e l’Arlecchino continua a far divertire bambini e adulti: ha qualcosa a che fare anche con il mondo dei fumetti in qualche modo, è stato forse un “cartoon ante litteram”, in virtù delle sue maschere. D’altronde la Commedia dell’Arte che ha generato questo numero di maschere ha plasmato ogni attore dal 1600 circa, interpretando un certo personaggio fisso, come accade anche nei cartoni animati se ci pensi. Invito tutti a vedere questo meraviglioso spettacolo, in un mondo senza tempo che fa ancora divertire, come davanti a Gigi la Trottola (ride).

Viste le tue tante esperienze, c’è qualcosa che ancora non hai avuto modo di fare ma che vorresti realizzare?

Si, mi piacerebbe tantissimo fare dei film, anche se ne ho già fatti, come ad esempio Pinocchio di Benigni.

Vorresti tornare a fare l’attore o cimentarti nella regia?

Sicuramente la regia mi attrae, ho già avuto modo di fare esperienze del genere in campo teatrale e mi piacerebbe molto anche occuparmi di direzione del doppiaggio. Come regista mi troverei sicuramente a mio agio con un film piuttosto che una serie TV, principalmente per i tempi proibitivi che riducono lo spazio di manovra a tua disposizione. Per tornare alla tua domanda, però, mi piacerebbe molto lavorare come attore, magari misurandomi con un personaggio difficile, magari un’antagonista. Ho già avuto un’esperienza simile nel doppiaggio e mi è anche riuscito bene! (ride) Probabilmente perché è qualcosa di molto distante da me che mi ritengo particolarmente buono. Però, proprio per una questione di natura, recitare qualcosa distante da te a volte diventa stimolante: anni fa doppiai un film horror, intitolato Grano Rosso Sangue e doppiavo il protagonista che era una sorta di esserino malefico. Ero di una cattiveria tale che mi facevo paura da solo! (ride) Vi consiglio comunque di recuperarlo.

Oggi con Internet molti ragazzi si improvvisano doppiatori o comunque vengono a contatto con scuole e molto altro. Si può, secondo te, pensare seriamente al lavoro di doppiatore al giorno d’oggi?

Si, si può fare, anche perché in fondo il meccanismo è quello di una volta: sei hai talento, sei hai passione, dedizione e pazienza puoi riuscirci. È ovvio che rispetto al passato è più difficile, è richiesta maggiore preparazione e determinazione, però non è impossibile. È altrettanto vero che in passato non esistevano scuole e personalmente consiglio a chi vuole intraprendere questo percorso di seguire questi luoghi d’insegnamento, perché non basta misurarsi da soli attraverso YouTube o delle applicazioni che ti insegnano ad andare in sincrono, serve qualcuno che ti ascolta e ti corregge nel frattempo. Essendo attori c’è bisogno di una preparazione, lo studio di dizione, recitazione, immedesimazione, si devono imparare tecniche di emissione vocale che vanno applicate in ogni ambito, doppiaggio incluso. Visto che le scuole ci sono è bene sfruttarle, anche perché è un investimento economico ma che tornerà utile per il futuro costantemente.

Dove potremo vederti o sentirti prossimamente?

Sto proseguendo i lavori su Danger Mouse, dove doppio il co-protagonista. Poi riprenderò in mano Lupin ed ho altri progetti di doppiaggio in corso.