La prima stagione di Fargo è stata una folgorazione.

Non sempre i film che si trasformano in serie portano i risultati sperati ma nel caso dello show targato FX, l’operazione si è rivelata un successo su tutta la linea. Praticamente un film di 10 ore, con una qualità di scrittura fuori dal comune e dei personaggi indimenticabili, su tutti il glaciale sicario di Billy Bob Thornton e lo spietato agente assicurativo di Martin “Bilbo Baggins” Freeman. Lo show risultò talmente riuscito da “malmenare” persino l’altra grande rivelzione della stagione, quel True Detective osannato da critica e pubblico ma che ha dovuto inchinarsi alle atmosfere e ai personaggi di Fargo.

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Ora eccoci con la seconda stagione e, per continuare il parallelismo, il timore che potesse (che possa, perché stiamo parlando solo del primo episodio) manifestarsi una catastrofe come quella della seconda run di True Detective era altissimo. Come sappiamo, essendo una serie antologica, storia e personaggi cambiano, almeno sulla carta. Prendiamo infatti la macchina del tempo e torniamo al 1979, rimanendo sempre a Fargo, nel North Dakota. Dicevamo sulla carta perché protagonista di questa seconda stagione sarà il giovane detective Lou Solverson, padre della Molly Solverson della prima stagione, in cui l’avevamo visto anziano e titolare di una tavola calda (interpretato dal grande Keith Carradine). Lou, di per se devastato dalla scoperta che la moglie è affetta da un cancro incurabile, si troverà a investigare su un caso di triplice omicidio: una strage accidentale causata dal maldestro figlio di un potente malavitoso del paese, poi rimasto coinvolto in un incidente stradale causato da una ragazza di nome Peggy (Kirsten Dunst), una tipa molto più determinata di quello che possa sembrare. Nonostante abbia investito l’uomo, Peggy lo trascina fino a casa dove lo scopre suo marito Ed (Jesse Plemons). L’assassino però non è morto e cerca di assalirlo, costringendo Ed a ferirlo a morte. La tranquilla vita dei coniugi Blomquist è quindi finita e i due decidono di fuggire (con somma felicità di Peggy, desiderosa da tempo di rifarsi una vita lontano da quelle campagne innevate).

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La nostra storia comincia da qui e, nonostante il ritmo non sia di quelli tambureggianti (caratteristica della serie dopotutto) riscopriamo quei dialoghi arguti e quelle soluzioni registiche geniali a cui eravamo abituati. Ad un prologo geniale, che fa riferimento all’incidente di Sioux Falls (nominato spesso anche nella prima stagione della serie), seguono quaranta minuti di una specie di “tutorial”, che introduce magistralmente tutte le pedine su questa nuova scacchiera e fa fare loro la mossa d’apertura, praticamente l’innesco di una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Torna ancora una volta il mexican stand-off tra la malavita, la polizia, e dei civili in cerca di rivalsa: un leit motiv in grado di sovvertire ruoli e natura dei personaggi in maniera del tutto inaspettata. Per ora, quindi, non possiamo che rimanere incollati alla nostra poltrona e goderci questa nuova storia di crimine dal sapore squisitamente retrò.

fargo episopio pilota seconda stagione

Cosa ci è piaciuto?

La maestria con la quale, ancora una volta, gli sceneggiatori hanno saputo introdurre una storia ricca di personaggi e intrecci in maniera chiara e convincente, introducendo un gruppo di nuovi personaggi che mostrano già un potenziale enorme, in grado di rendere memorabile anche questa seconda stagione.

Cosa non ci è piaciuto?

Forse il ritmo sempre troppo compassato con il quale si affronta ogni puntata ma questo, a tutti gli effetti, rappresenta un elemento imprescindibile per una serie che ha sempre gestito in maniera ottimale il minutaggio dei vari episodi, non arrivando mai lungo o, peggio, corta, con la risoluzione dei vari intrecci.

Continueremo a guardarlo?

Beh, ovviamente sì. Un prodotto di questo tipo è unico nel suo genere. Fargo è un crime-drama condito da un umorismo nero irresistibile e ,sebbene possa apparire come una serie “innocua” ad uno spettatore occasionale, il potenziale che arde sotto la cenere è di quelli importanti (la prima stagione insegna) e merita indubbiamente la nostra attenzione.

Simone Bravi
Nasce nella capitale dell'impero tra una tartaruga ninja, un Mazinga e gli eroi del wrestling dell'era gimmik. Arriva a scoprire le meraviglie del glorioso Sega Mega Drive dal quale non si separa mai nonostante l'avvento della PlayStation. Di pari passo con quella per i videogame vanno le passioni per il cinema, le serie Tv e i fumetti. Sembra Sheldon di The Big Bang Theory ma gli fanno schifo sia Star Trek che Star Wars. E' regolarmente iscritto all'associazione "Caccia allo Juventino".