Country roads, take me home

To the place I belong

West Virginia, mountain momma

Take me home, country roads

La serie più famosa diretta da Steven Soderbergh è certamente quella degli Ocean’s, heist movie mediamente piacevoli che mettevano in scena raffinate rapine portate a termini da brillanti rapinatori. Ora, capovolgiamo un attimo la situazione per parlare di Logan Lucky.

La famiglia Logan è una famiglia piuttosto sfortunata, al punto di pensare loro stessi di essere maledetti. Vivono in West Virginia – e per questo John Denver ci accompagnerà spesso con la sua “Country Roads” -all’interno di una realtà arretrata e marginale nella società americana che siamo abituati a conoscere. Non hanno fortune, non hanno lavori qualificati e tirano a campare. Quelli che negli Stati Uniti si definiscono redneck, insomma. Il turning point nella vita di Jimmy (Channing Tatum) sarà il licenziamento, perché a lui la Maledizione dei Logan ha portato una gamba zoppa e così per motivi assicurativi il suo capo sarà costretto a metterlo alla porta. Senza possibilità di riuscire ad andare avanti, con una ex moglie che lo guarda dall’alto al basso perché finalmente sposata con un uomo tanto arrivato quanto idiota, Jimmy vuole riscattarsi, e per farlo vuole fare una grande rapina. Nella sua sgangherata lista di punti da tenere a mente durante il colpo, c’è “non essere avidi”, e già solo questo basterebbe ad allontanare il mood del film da quello dei vari Ocean’s. Non parliamo di gente che vuole fare i soldi, in Logan Lucky, parliamo di quello che serve per vivere, e magari qualcosina in più, perché no.

Logan Lucky è la rivincita degli ultimi, che per “svoltare” vogliono tentare il colpo grosso: rapinare una gara di Nascar sponsorizzata da Coca-Cola. Il team messo su dal protagonista è alquanto sgangherato e sopra le righe, e vedrà il fratello di Jimmy, Clyde (Adam Driver) e l’improbabile esperto di esplosivi Joe Bang (Daniel Craig) impegnati a portare a casa il colpo perfetto.

Quello che vi ho raccontato fino ad ora potrebbe far apparire Logan Lucky come un film pesante e serioso, ma così non è. C’è un discorso di fondo piuttosto malinconico, che tratteggia una realtà molto diversa dallo sfarzo degli Ocean’s, e dai suoi personaggi puliti ed eleganti. Di fatto però questo è un ragionamento fattibile a posteriori, perché il film tende a prendersi poco sul serio, stemperando una certa malinconia di fondo con umorismo brillante a palate e un ritmo sostenutissimo che non perde mai un colpo, risultando alla fine una divertentissima cavalcata assieme alla sgangherata banda di rapinatori. E che banda, ragazzi! I personaggi sono scritti benissimo, con caratteri definiti, mai scontati e in grado di spiazzare a più riprese, reggendo di fatto il film sulle loro spalle. Non perché il piano della rapina non sia abbastanza arzigogolato e non riservi sorprese, ma perché oltre ai meriti già citati, gli attori restituiscono una performance veramente di livello.

Fondamentalmente però, quello che riesce a fare bene Logan Lucky è divertire, raccontando anche qualcosa e portando un messaggio. È un film scritto bene, a tratti brillantemente, che riesce a mettere in scena un caleidoscopio di situazioni, battute, colpi di scena e momenti inaspettati, mentre racconta di un’America al margine, povera, provinciale e sgangherata, ma piena di voglia di rivalsa. Sotto questo punto di vista, nonostante la differenza evidente tra i prodotti, mi è venuta più e più volte alla mente la saga di Hap e Leonard di Landsdale, per il setting, un certo tipo di scrittura brillante e ritmata, ma soprattutto per il sottile messaggio politico che fa da tappeto a quello che, di fatto, è intrattenimento.

Chiudiamo con un altro punto che mi ha riportato alla mente l’opera di Landsdale: l’atmosfera. Soderbergh racconta di questo polveroso sud degli States, delle pompe di benzina perse in mezzo al nulla, di queste piccole e brutte città, e lo fa provocando nello spettatore la voglia di visitare quei posti, come se fosse la vera anima degli Stati Uniti. Come se quello fosse il vero cuore, la vera America. La fotografia riesce a rendere apprezzabile quello che, probabilmente, non potremmo che trovare brutto. Forse lo rende autentico, sincero, e quindi, in definitiva, bello. Perché un giretto su una vecchia Mustang con la carrozzeria arrugginita, su una super strada americana che sega in due quelle immense praterie, l’avrei fatto volentieri.

Verdetto

Logan Lucky è intrattenimento ben fatto e intelligente, e questo basterebbe per premiare un heist movie. Ma fa anche un passo più avanti, portandoci personaggi particolari, freschi e perfettamente calati nel contesto del film, interpretati da attori che forse non avremmo detto in quei ruoli. Racconta una bella storia, che ha un suo senso più profondo che però non diventa mai predominante o retorico, rovinando la fruizione  di un prodotto che principalmente deve essere ritmato e divertente. Consigliato a chi? A tutti.

 

 

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.