Se non è zuppa…

Federer o Nadal? Pandoro o panettone? Team Cap o Team Iron Man? Tra i grandi dualismi della storia non può che entrare di diretto anche lo storico paragone calcistico-videoludico tra i due contendenti che da anni si dividono il mercato: meglio PES o FIFA? Questa domanda ce la poniamo ogni anno a fine estate e molto spesso non è facile trovare un vero vincitore, al di là dei risultati di vendita, che non sempre riflettono la vera qualità dei prodotti. Anche quest’anno la sfida è molto accesa e tutt’altro che scontata, e in attesa delle recensioni vere e proprie di entrambi i titoli, proviamo a fare un confronto basandoci su quello che già sappiamo e abbiamo provato con mano.

Calcio d’inizio

Facendo un discorso generale, FIFA è tra i due il gioco che meno ha bisogno di cambiare e che poi, a conti fatti, meno cambia. Il mercato in questo momento storico premia la simulazione di Electronic Arts, che con il suo gameplay collaudato e quella gallina dalle uova d’oro che risponde al nome di FUT, è sempre una solida garanzia. PES ha bisogno di inseguire: probabilmente l’ultimo capitolo era addirittura superiore, nel complesso, alla controparte di EA, ma i numeri non la pensano allo stesso modo. Tuttavia la linea tracciata dagli ultimi due episodi è buona e siamo sulla strada giusta, tanto che neanche Konami quest’anno ha rivoluzionato il proprio gioco, limitandosi a limare qualche difetto e a rendere il gioco ancora più bello visivamente.

Grafica

Partiamo proprio da questo fattore: la grafica. Con buona pace dei “Fifisti” (che nome bellissimo), la sfida dal punto di vista visivo la vince PES a mani basse. Il Fox Engine dà una proverbiale pista al pur ottimo Frostbite sotto tutti i punti chiave. Le fattezze dei giocatori sono impressionanti e riescono a risultare credibili anche per quanto riguarda i giocatori per i quali non è stato utilizzato il motion capture, che in FIFA invece sono semplicemente brutti. Ci ha provato, EA, a migliorarsi, ritoccando i movimenti dei giocatori e dando maggior vita al pubblico, ora molto più bello e realistico, ma le espressioni facciali dei calciatori non sono all’altezza delle aspettative, mentre in PES tutto, dalle scenette prepartita agli effetti dell’erba del terreno di gioco, è una vera e propria gioia per gli occhi.

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Giocabilità

Sul gameplay si registrano passi in avanti per entrambi i competitor: in FIFA la difesa tattica funziona benissimo, a patto di avere un buon tempismo, ed anche la fisica del pallone convince di più, il che, unito alla solida giocabilità che la serie ha semplicemente affinato nel corso degli anni, rende il gioco piacevolissimo. Anche PES però non è stato certo a guardare, e sembra aver finalmente eliminato (o perlomeno ridotto all’osso) i cosiddetti binari. Il gioco in PES è più ragionato, il ritmo è più realistico e in generale il primo impatto con la demo ci ha dato una sensazione di libertà mai provata in un titolo della serie. In più ci è piaciuto il tentativo (secondo noi riuscito) di dare un po’ più di spettacolarità alle azioni con qualche tocco di fino e un miglior bilanciamento della difficoltà tra difesa e attacco, senza però rendere il tutto troppo finto, troppo arcade. Quello che non va sono i portieri, ancora un po’ fessacchiotti, e gli arbitri un po’ troppo severi: se si riuscisse a limare questi due difetti, forse il gap a favore del titolo Konami sarebbe ancora più ampio.

“Il ragazzo è intelligente ma non si impegna”

Se sulla grafica e sul gameplay abbiamo deciso di premiare PES si potrebbe pensare a un 2-0 e tutti a casa, ma come diceva Oliver Hutton in circa ogni puntata di Holly e Benji in cui la New Team si trovava in svantaggio: “La partita è ancora tutta da giocare”. Un punto facilissimo per EA è infatti il capitolo licenze. Mentre PES aggiunge squadre e campionati di dubbia rilevanza (spiegateci la presenza del Colo Colo nella demo) continuano a mancare i nomi di praticamente tutte le squadre della Premier League, del campionato spagnolo e di quello tedesco. La presenza della licenza ufficiale di Champions ed Europa League, le partnership strette con importanti club (Barcelona, Liverpool, Borussia Dortmund e, tra le italiane, anche l’Inter) e la possibilità di reperire in rete i file opzioni (solo su PS4), non fanno dimenticare le tante, troppe assenze. FIFA dall’altra parte può contare su praticamente ogni campionato, su nomi inventati meno ridicoli, e sull’inserimento per la prima volta della nazionale islandese, vera e propria squadra simpatia ormai da Euro 2016.

FUT, MyTeam e operazione nostalgia

Per ovvi motivi non abbiamo ancora potuto mettere le mani sulla componente online di entrambi i giochi, che per altrettanto ovvi motivi economici saranno un fattore chiave per il successo di vendita. Se l’esperienza ci suggerisce che a spuntarla sarà la formula collaudata di quella macchina da soldi che è l’Ultimate Team, un altro elemento di contorno interessante è da ricercare nel fatto che sia Konami che EA hanno fatto loro il trend nostalgico che sembra aver investito tutto il mondo dell’intrattenimento. Se in PES tornano i giocatori classici, con l’accordo stretto (e pubblicizzato ampiamente nella demo) con quello che è probabilmente il giocatore più forte di tutti i tempi, Diego Armando Maradona, FIFA ha introdotto degli scenari classici, che ci permetteranno di tornare indietro nel tempo e di riscoprire (o ammirare per la prima volta, nel caso foste più sbarbatelli) le gesta di campioni del passato cone Ronaldinho, Del Piero, Ronaldo (il Fenomeno), Henry, Gullit e chi più ne ha più ne metta. Siamo curiosi di fare un tuffo nel passato in entrambi i titoli, vedremo chi avrà usato meglio l’arma della nostalgia.

A volte ritornano: Alex Hunter

Da segnalare poi in FIFA il ritorno della Modalità Storia, con Alex Hunter pronto a calcare nuovamente i campi da gioco e farci compiere difficili scelte. Se i miglioramenti promessi saranno mantenuti, se le scelte e le prestazioni in game influiranno realmente sulla storia, se la cura dei particolari sarà effettivamente migliore, questa modalità ancora un po’ acerba in FIFA 17 potrebbe risultare la carta vincente di EA. Se dovesse invece rivelarsi un semplice elemento di contorno, la modalità principe (perlomeno in single player) dei due giochi resterà la carriera, che esploreremo più a fondo in sede di recensione.

Tempi supplementari

Per decidere un vincitore tra i due si dovrà dunque aspettare i tempi supplementari, e forse addirittura i calci di rigore. Ci sentiamo sicuramente di dire due cose: che il gap che FIFA ha avuto di vantaggio su PES dal 2010 al 2015 è praticamente svanito, e non per demeriti di EA ma per meriti di Konami, che ha saputo con umiltà riscrivere da zero un titolo che ora è finalmente maturo e può giocarsela alla pari dal punto di vista qualitativo con il suo storico avversario. E che la concorrenza fa bene soprattutto a noi giocatori, che anche quest’anno ci ritroviamo a scegliere tra due signori giochi, bug e “momentum” permettendo.

Dallo stadio è tutto, linea allo studio.

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.