Arcade ma non troppo

Gravel è un titolo molto importante per Milestone. Oltre ad essere qualcosa di gran lunga diverso da quello che la compagnia italiana ha sviluppato fino a oggi, ha l’ambizione, come ci ha spiegato Michele Caletti, di coprire un vuoto che oggi come oggi attanaglia il panorama dei racing game: quello dei giochi di corsa arcade off road. Qualcosa di simile a Motorstorm per Playstation 3, che ormai da diversi anni manca dal mercato.

Parliamo un po’ di numeri; numeri importanti: 65 tracciati suddivisi in 18 differenti location, ben 70 macchine divise in 9 categorie e 4 diverse competizioni a cui partecipare (Cross Country, il Wild Rush, lo Stadium Circuit e lo Speed Cross). Con moltissima carne al fuoco, che comprende anche una modalità storia/carriera che sembra fresca e originale, chiamata Grave Chanel, Milestone tenta questo rilancio della sua immagine, non più sviluppatrice solo di giochi di nicchia altamente simulativi e realistici, ma anche di qualcosa che possa piacere a chi ama i racing senza essere per forza un “cultore dei motori”.

Appena cominciato a giocare però la prima cosa che ci è saltata all’occhio è che Gravel, nonostante tutto, non rinuncia completamente al DNA di Milestone. Arcade si, ma con un certo stile. A dispetto di uno stile di guida più sostenibile e meno soggetto alle severe leggi della fisica reale, è chiaro che non si tratta solo di frenare e accelerare, ma per esempio avremmo il cambio manuale e ogni mezzo potrà competere solo ed esclusivamente con la propria categoria di macchine, perché creare un miscuglio e farlo funzionare, avrebbe significato stravolgere e snaturare troppo i veicoli presenti.

Veicoli che hanno comunque una loro identità e dignità “ingegneristica”. Durante la scelta della macchina infatti, non avremo a compendio delle statistiche grossolane come “velocità”, “accelerazione”, “manovrabilità” ecc. ma ci saranno fornite informazioni più tecniche sul motore e sulle sue prestazioni, ribadendo come quindi, Milestone sia intenzionata a creare qualcosa che non sia un arcade a briglie sciolte ma un ibrido che in qualche modo mantenga una seppur velata coerenza concettuale con il pedigree dell’azienda e dei loro titoli.
Una volta in pista ci troviamo di fronte ad un gioco sicuramente maneggevole ma non troppo permissivo. Padroneggiare adeguatamente il mezzo infatti non è stato facile, complice la sfortuna di giocare con la pioggia in uno sterrato nevoso tutt’altro che comodo da percorrere (sarebbe comunque stato possibile cambiare le condizioni atmosferiche a piacimento).

Condizioni del terreno e meteo infatti influiscono pesantemente sulla guida, e la mancanza di aderenza si sentiva benissimo durante la nostra prova, costringendoci ad un gioco di accelerazione e frenate molto brusco e inusuale per un titolo arcade. Per quel che riguarda il percorso da gara, ovviamente trattandosi di terreni fuori pista, presenta strade molto larghe che spesso si aprono anche a scorciatoie più o meno evidenti, o salti in aria per mezzo di rampe naturali, che movimentano (e immaginiamo abbiano anche un certo valore “strategico”) e vivacizzano la competizione con gli avversari.
I rivali tra l’altro, si sono dimostrati anche piuttosto aggressivi e pronti a chiuderci ai margini della strada parecchie volte senza molti scrupoli.

gamescom gravel

Graficamente abbiamo trovato il titolo senza infamia né lode. Buone le riproduzioni reali di tutte le macchine presenti (anche se ci è stato confermato che qualcuna sarà inventata da zero), ma andando nel dettaglio, alcuni particolari necessitavano ancora di parecchio lavoro, come per esempio i fanali anteriori, che ho trovato realizzati non bene, ma anche diversi elementi dello scenario. C’è da dire che manca ancora un po’ all’uscita del gioco e molte cose saranno sistemate. L’Unreal Engine 4 comunque pare usato con mestiere e si intuisce il potenziale di Gravel, per diventare veramente bello da vedere.

L’appuntamento è per l’inizio dell’anno prossimo. Sperando che Milestone riesca effettivamente a regalarci un gioco di guida diverso dal solito ed entusiasmante.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!