Prooot!

Iniziamo con una confessione scomoda: a me non piace South Park, non mi fa ridere. L’umorismo è una cosa strana, difficile da spiegare. Quando mi chiedono cosa mi fa ridere, vado nel pallone. Per questo non riesco a spiegarmi perché, contrariamente alla serie animata, The Stick of Truth mi abbia letteralmente ucciso dalle risate.

Il primo gioco di quella che oramai è una serie fu una sorta di fulmine a ciel sereno, perché se è vero che le mani nel progetto le mise Obsidian, che certamente sa fare un RPG, dall’altra parte un gioco di ruolo su South Park, con combattimenti in stile JRPG di Super Mario e South Park trasformata in un campo di battaglia tra fazioni fantasy potrebbe benissimo sembrare una pessima idea. Così non fu, e ci trovammo per le mani un giocone, divertentissimo nonostante la poca profondità ruolistica.

A quanto pare sta finalmente per arrivare il seguito, Scontri Di-Retti, che sarebbe dovuto uscire diversi mesi fa, e ho avuto ancora occasione di provare alla Gamescom di Colonia. Credo di aver fatto anche alzare un paio di sopraccigli, perché ho riso forte.

La demo portata a Colonia da Ubisoft inizia con il botto, e chiarisce subito i toni: il giocatore si trova nel bagno di uno strip club, sul soffitto è appeso un profilattico (chissà come ci è arrivato) e un tizio sta copiosamente facendo pipì, spargendola per il pavimento. Giusto per approfondire le questioni, ho utilizzato il sistema di puntamento del gioco, che permette sia di emettere una palla di “aria viziata” sia di colpire oggetti distanti. Colpendo il tipo impegnato ad espletare le sue funzioni fisiologiche, questo perdeva quel poco di controllo che aveva sul suo flusso tirando urina ovunque, mentre colpendo il profilattico lo si faceva cadere, rovesciando il contenuto che diventava un oggetto da raccogliere. Non ci dilunghiamo ulteriormente su questi dettagli.
Avanzando nella sala principale del club mi è finalmente stato chiaro il mio obiettivo: trovare una spogliarellista, il cui segno di riconoscimento era un tatuaggio a forma di pene. Mi sto sforzando molto per non essere volgare. Nella sala ho quindi deciso di parlare con le varie lavoratrici, tutte poco inclini al dialogo. Come muoversi, quindi?

Per fortuna il nuovo arrivato a South Park, AKA il protagonista senza nome, aveva come spalla Scott, in arte Capitan Diabete. Quest’ultimo è evidentemente un bambino pieno di risorse, quindi, detto fatto, ha abbordato due avventori del locale che avevano già superato la soglia massima di Gin Tonic consumabili in una serata, convincendoli di essere una donna con un’amica e quindi riuscendo a portarli in una sala privata. I due però non avevano intenzione di parlare, se non dopo un balletto erotico che gli provocasse un “durello”, come dice direttamente il gioco. Inizia così l’unico minigame disponibile nella demo, in cui utilizzando l’analogico e il tasto quadrato, era necessario strusciare il sedere e nel frattempo emettere fragorosi peti sul pube dei due ubriaconi. Dopo il giusto numero di scoregge però, come capiterebbe a chiunque tranne a Rosario Muniz, i nostri informatori di fortuna si sono piccati, ed è iniziato il primo combattimento del gioco (su cui torneremo poi), al termine del quale abbiamo finalmente scoperto chi era la spogliarellista con un cazzetto tatuato.
Come trovarla però? Ovviamente chiamandola sul palco dalla consolle del DJ! Ma come schiodare il DJ dalla consolle? Su però, devo spiegarvi anche l’ovvio: con un Gin Tonic corretto con escrementi di topo, sperma e caccole, dopo averli trovati ovviamente. Ora, gli escrementi di topo non mi stupiscono più di tanto nel retro di un locale malandato, quindi la domanda è un’altra: perché in cucina, sopra una credenza, c’era un barattolo enorme contenente, assieme, sperma e caccole? Non voglio saperlo veramente, sia chiaro; comunque, una volta somministrato l’infernale intruglio al DJ, questo ovviamente ha avuto necessità di correre alla toilette.

La demo si chiude praticamente in questo modo, dopo tante tante risate e tante informazioni sul gioco che non possono che far salire un sano e genuino hype.

Vi ho raccontato tutto quello che abbiamo provato, omettendo molti dettagli per non rovinarvi la sorpresa, perché ricordo quanto facesse ridere anche il solo trovare oggetti improbabili in posti improbabili, nel primo gioco.

Oltre a questo però, il nuovo South Park sembra fare un buon passo avanti anche per quel che riguarda l’aspetto strettamente RPG. Chiaramente con una breve prova non è possibile dire quanto il sistema sia bilanciato o profondo, ma il poco che abbiamo potuto vedere sembra promettere bene. Il nuovo titolo abbandona il setting “fantasy per dare vita ad una nuova fantasia dei bambini della città, in un modo incredibilmente al passo con i tempi. I piccini infatti hanno questa volta deciso di essere dei supereroi, e quindi anche il protagonista, l’ultimo arrivato, dovrà improvvisarsi eroe!

A questa premessa narrativa consegue che la costruzione del personaggio ruoti attorno agli stereotipi di un certo tipo di produzione fumettistica. Seppure brevemente, abbiamo potuto vedere uno skill tree e le classi selezionabili all’inizio. Nello skill tree avevamo sbloccati solo due “nodi”, con un terzo che si sarebbe aperto aumentando di livello. In entrambi i nodi era possibile equipaggiare un’abilità passiva specifica. Allo stesso modo, prima del combattimento, è stato possibile scegliere quali skill portare con noi in battaglia, segno evidente che i personaggi possono essere “messi a punto” a seconda delle diverse esigenze; questo perché il sistema di combattimento è cambiato, passando da un uno più simile a quello degli RPG giapponesi ad un sistema a scacchiera. Non ci sono “attacchi base”, ma una serie di abilità utilizzabili una volta per turno, ognuno con la sua area di effetto. È quindi fondamentale gestire la posizione nello spazio rispetto a quella dei nemici, per quanto ovviamente non stiamo parlando di un prodotto complesso come un Ogre Battle.

Tecnicamente ci troviamo di fronte ad un prodotto praticamente indistinguibile rispetto al predecessore, che già portava sullo schermo precisamente una puntata di South Park interattiva. C’era quindi poco o niente da migliorare sotto il profilo tecnico. O meglio, forse qualcosa in più si poteva fare, ed è stata fatta, anche se non riguarda la grafica: il gioco è ora interamente doppiato in italiano. Da quel che ho potuto vedere l’adattamento è eccezionale, fattore importante quando si ha per le mani qualcosa di così comico e pieno di giochi di parole. Anche il doppiaggio, come l’adattamento, mi è sembrato di ottima qualità, ma non avendo potuto sentire le voci dei personaggi più noti non saprei dire se ci si troverà di fronte al cast italiano originale, evenienza però altamente probabile.

gamescom south park scontri di-retti

Per tirare le somme, questo Scontri Di-Retti mi ha colpito (ancora una volta) moltissimo, come mi colpì l’episodio precedente non appena lo avviai sul computer. Bisognerà vedere se il prodotto finito non tradirà le aspettative, davvero elevate, che questo nuovo South Park ha generato dopo l’ennesima prova. Per quello che ho potuto toccare con mano, mi sembra che la verve comica e la scrittura di qualità di Stick of Truth siano ancora al loro posto, mentre è stato aggiunto un sistema di combattimento più raffinato ed uno sviluppo dei personaggi più consistente.
Ci sentiamo tra un paio di mesi per la recensione, se sopravvivremo alle risa
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Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.