El presidente sta tornando al potere!

Nel mare florido e pieno di vita dei city builder Tropico è sempre riuscito a conquistarsi una fetta di pubblico di indubbia importanza. Vuoi per la sua ambientazione esotica, vuoi perché non è possibile nascondere un sorriso maligno quando il gioco stesso si descrive come un “simulatore di dittatura”, sin dalla sua uscita nel 2001 è stato un’alternativa valida a mostri sacri come Sim City e altri, offrendo una visione della realtà scanzonata ed un gameplay solido.
Tropico 6 rappresenta comunque un passo importante per il brand, e durante la nostra prova alla Gamescom abbiamo avuto modo di testare le numerose novità in serbo per i futuri capi di stato.

La prima e più importante è il deciso cambio di rotta imposto dal publisher Kalypso che ha affidato questo nuovo capitolo ad un nuovo team di sviluppo, i tedeschi di Limbic Entertainment già al lavoro su molti strategici della serie ANNO, a dimostrazione di aver compreso la necessità di svecchiare un gioco che non di rado si è poggiato sugli allori.
Ecco dunque che, una volta avviata la demo, è possibile ammirare una prima grande rivoluzione non solo estetica, ma anche di gameplay: se prima il nostro dominio riguardava una semplice isola, le mappe di Tropico sono adesso interi arcipelaghi, ricchi di cose da fare e segreti da scovare. Sulla carta sembra poca roba ma, cominciando a giocarci un po’, l’espansione di possibilità porta ad un lavoro molto più ragionato sul piano delle infrastrutture.

Ogni arcipelago che andremo ad esplorare si comporterà infatti come una piccola città e si dovrà sopperire alla lontananza dal palazzo presidenziale in modo adeguato se vorremo mantenere un ritmo di crescita accettabile. Per questa ragione, il comparto dei trasporti e delle infrastrutture ha subito numerosi miglioramenti e includerà un numero maggiore di mezzi di trasporto e nuove opzioni urbanistiche come ponti e gallerie. La maggior pianificazione sarà anche legata ad un altro aspetto importante del gioco, ovvero la completa simulazione di ogni singolo cittadino: ogni abitante avrà le sue necessità specifiche e ciò andrà ad influenzare pesantemente l’umore del popolo, richiedendo di agire prontamente per evitare un rovesciamento del governo.
Ovviamente essere El Presidente ha i suoi vantaggi, come la possibilità di promulgare leggi ad hoc, fare discorsi dal balcone del nostro palazzo presidenziale per guadagnare popolarità in vista delle elezioni (la cui ufficialità può sempre essere messa in discussione). Al nostro fianco avremo anche il nostro amato consigliere Penultimo, una risorsa preziosa soprattutto per i novizi grazie alla sua sterminata conoscenza in ambito dittatoriale, e che saprà sempre esporre in modo chiaro le conseguenze delle nostre azioni e la maniera per metterle in pratica.

Tropico 6 vanterà come al solito una campagna single player suddivisa in 15 scenari che sfrutteranno appieno le ere del gioco: queste ultime sono state espanse e saranno un pezzo determinante del gameplay, vista l’importanza delle Fazioni a cui dovremo dare sostegno o meno in determinati periodi storici. Dal poco che abbiamo visto, comunque, gli sviluppatori si sono decisamente sbizzarriti nel creare le situazioni più assurde: ad esempio uno degli scenari vede El Presidente desideroso di conquistare il mondo sportivo tentando di rapire una squadra di baseball americana, mentre in un altro caso avremo una realtà alternativa dove il blocco orientale vince la Seconda Guerra Mondiale, includendo il nostro arcipelago nel nuovo collettivo comunista.

Sarà poi negli scenari che avremo modo di conoscere altre novità del gioco, come i Raid. I raid, in breve, sono operazioni segrete che potremo svolgere solo completando alcuni prerequisiti e che ci permetteranno ottenere diversi bonus di gioco, ad esempio rubando tecnologie o manipolando i mercati e l’assetto geopolitico. E se ciò non fosse abbastanza, ci sono i World Wonder Heists, delle missioni secondarie che, se svolte con successo, ci daranno la possibilità di rubare letteralmente alcune delle meraviglie del mondo moderno e passato, che avranno un impatto particolare sulla popolazione e sul gameplay, ad esempio aumentando in modo esponenziale il turismo, la produttività generale e quant’altro.

Tra quelle mostrateci in anteprima abbiamo visto la Statua della Libertà, la Torre Eiffel e il sito preistorico di Stonehenge, e la loro influenza è tale che gli sviluppatori hanno deciso di limitarne il possesso, permettendo di utilizzare solo quattro meraviglie; per cui va bene rubare, ma con criterio. Il tutto sarà poi un perfetto tutorial espanso per la modalità sandbox, dove potremo creare la nostra partita perfetta e vedere il nostro grado di abilità nel farci da soli, soprattutto quando si tratterà di relazionarsi con le classiche fazioni, che cambieranno in base all’epoca di gioco e che hanno subito una revisione rispetto al precedente episodio: adesso i bonus e i malus delle varie fazioni saranno più incisivi e le relazioni estere molto più difficili da gestire.

gamescom tropico 6

Sotto il profilo tecnico abbiamo avuto modo di mettere le mani su una versione Alpha del gioco, tuttavia la resa visiva era già su livelli più che buoni. Fermo restando che il titolo girava su un PC da gaming, la fluidità generale ci ha comunque colpiti, oltre al gran lavoro fatto dal team per rendere il mondo di gioco più ricco possibile di dettagli. La diversità visiva è stato un altro punto centrale della conversazione e la sua importanza in Tropico è stata evidenziata non solo per motivi puramente cosmetici, ma anche di gioco: più dettagli significa infatti permettere al giocatore di avere una mappa più intuitiva e dunque più semplice da gestire senza perdersi in menu vari, oltre a rappresentare un primo allarme visivo sulle condizioni della nostra città.
Per fare un esempio, la presenza di graffiti identifica le zone colpite più duramente dal crimine mentre le crepe sui palazzi evidenzieranno l’obsolescenza degli stessi, restituendo subito una panoramica accurata delle condizioni dei quartieri. Un’altra introduzione più leggera e divertente sarà invece la personalizzazione estetica del nostro avatar di gioco, El Presidente, e non solo: il palazzo presidenziale sarà finalmente ricollocabile a nostro piacimento sulla mappa e, se vorremo, potrà essere rimodellato aggiungendo vari elementi estetici per oltre un milione di combinazioni possibili a detta degli sviluppatori, arrivando persino a cambiare la nostra auto di rappresentanza.

Nonostante manchi ancora molto all’arrivo di Tropico 6, il cui rilascio è fissato ad un indefinito 2018 per PC, PlayStation 4 e Xbox One, la nostra prova su strada è stata positiva. Essere un dittatore virtuale può sempre rivelarsi divertente e il deciso cambio di rotta sembra aver apportato diversi benefici al gioco, abbastanza da renderlo un titolo da tenere d’occhio per tutti gli appassionati e non.

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.