Mortal Kombat X è il nostro gioco del mese.

Certe saghe sono immortali. Possono sbiadire, deluderci con titoli approssimativi e poco interessanti eppure, nonostante il tempo, sopravvivono. A distanza di anni siamo ancora qui a giocarle, ad emozionarci come la prima volta, come quando su cabinati fatiscenti passavamo le nostre giornate tra imprecazioni ed euforia. Mortal Kombat non può non far parte di questa categoria. Ancora oggi siamo qui a versare lacrime amare quando un avversario, apparentemente imbattibile, ci umilia in tutti modi possibili, fatality incluse. Perché in fondo la storia di Mortal Kombat è strettamente legata a quella delle sue fatality. Tripudio di efferata violenza, giubilo sanguinolento di una vita passata a combattere. Il primo capitolo risale ormai al lontano 1992, da allora ne abbiamo visti di giochi, eppure siamo ancora qui a “perder tempo” con questo picchiaduro. Mortal Kombat X, in tal senso, non poteva non essere il nostro gioco del mese di Aprile. Una scelta ponderata con cura, ma al tempo stesso quasi banale, come se la maestosità della saga avesse in qualche modo annichilito ogni altra opzione. Ed è forse proprio nel suo cinismo che risiede la sua più grande bellezza. Cinismo che trascende il medium stesso, e diventa quasi tangibile, reale. Mortal Kombat è così radicato in noi, che giocarci è quasi come andare in bicicletta… anche a distanza di anni non possiamo (e non vogliamo) dimenticare come si fa.
Come al solito dopo le nostre fin troppo solenni parole, lasciamo spazio alla fantasia, all’estro e alla totale mancanza di senno di Davide La Rosa. Il buon Davide non poteva esimersi dal raccontare Mortal Kombat X attraverso un disegno tanto irriverente quanto geniale.

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