Ci sono mesi in cui per noi può essere piuttosto difficile decretare il gioco più meritevole della nostra menzione speciale, altri in cui semplicemente, un titolo spicca sul resto delle produzioni con una dirompenza francamente innegabile, per la quale la scelta non lascia margine a dubbi di alcun tipo. Quando abbiamo visto Prey in azione, per la prima volta, lo scorso anno durante la Gamescom di Colonia, abbiamo percepito, lì per lì, che quello sarebbe stato un gioco destinato a spaccare. C’erano tanti echi di cose che abbiamo adorato, da System Shock e Dead Space, ed in verità l’unica paura che ci ha attanagliato è stata quella di una delusione cocente. Per fortuna, diremmo, non è andata così. Prey si è dimostrato un titolo fantastico e complesso, che del vecchio e controverso Prey (se non avete idea di quanto fosse strano leggete questo articolo) non ha mantenuto nulla, se non il nome. Dopo una gestazione infinita e un’eredità controversa, Arkane Studio finalmente consegna agli annali un esponente delle avventure in prima persona/fps che lascia decisamente il segno. Forti della loro encomiabile esperienza acquisita con la saga di Dishonored, ispirati dal mood brillante e ricercato del distopico e deviato universo di Bioshock, Prey dimostra avere le carte in regola per fare qualcosa di grande, ed in effetti ce l’ha fatta.

Eppure Prey non si adagia nei facili rimandi ludici o narrativi dei mostri sacri sopracitati, ma si fa portatore di una propria visione artistica e stilistica che non deve niente a nessuno, e ci immerge in un contesto fantascientifico oscuro e indecifrabile, nel quale saremo chiamati a vivere un racconto di sopravvivenza dalle trame intriganti e coinvolgenti. Ma la grandezza di Prey sta anche nell’inserire in questo riuscito tessuto narrativo un gameplay di tutto rispetto, che al netto di qualche difetto marginale, si rivela articolato e avvincente, grazie soprattutto al suo eclettismo, capace di accompagnare il giocatore in situazioni sempre diverse, lasciando spesso libertà di azione, esplorazione e sperimentazione, in modo da acquisire sempre maggiore consapevolezza delle nostre possibilità e dell’ambiente che ci circonda. Una consapevolezza che viaggia in parallelo con quella del nostro alter ego e si sviluppa lungo le innumerevoli ore di gioco in maniera fluida e avvinghiante. Prey non è un semplice fps né una semplice avventura in prima persona. È l’intelligente alchimia delle caratteristiche che hanno fatto grandi molte pietre miliari del videogioco negli ultimi 10 anni, infuse all’interno di un intricato e originale concept fantascientifico. Perché non celebrarlo quindi una volta in più, dopo la nostra approfondita analisi in sede di recensione, insieme alle matite e i colori di Mattia Iacono? Per Prey Mattia ci ha offerto due diverse illustrazioni, diverse fondamentalmente per colorazione. Mattia, e noi con lui, volevamo che il senso di disagio dato dalle camaleontiche abilità degli alieni typhoon fosse ben chiaro. Allo stesso tempo c’era la volontà di rendere gli alieni in qualche modo “preponderanti” e asfissianti. Il risultato sono queste due illustrazioni, che a qualcuno sembreranno uguali, quando in realtà, come si suol dire, “il diavolo è nei dettagli”.