Quando parliamo di Guilty Gear, affondiamo le mani in quella che è ormai divenuta una vera e propria epopea, un picchiaduro atipico, con una trama e una caratterizzazione visiva dei personaggi incredibilmente sfaccettata e dal gusto fortemente nipponico. Dopo averci sorpreso con Xrd: Sign, i ragazzi di Arc System portano sulle nostre console il nuovo capitolo della saga, uscito prima su cabinato. Un titolo a metà tra un aggiornamento di gioco e un seguito vero e proprio, ahimè sullo stile tipico della casa.

Let’s rock!

Partiamo dalle basi, per poi entrare più nello specifico e nel tecnico. La serie continua con lo stile inaugurato in Xrd: Sign, niente più sprite in due dimensioni, ma dei modelli in 3D e in cell shading davvero curati nei minimi dettagli. L’impatto visivo è assolutamente devastante, la pulizia dell’immagine impeccabile. L’unica piccola nota che può far storcere il naso proviene da alcune animazioni pre e post match dei personaggi, ma quando ci si trova sul campo di battaglia è la fluidità a farla da padrona, niente paura dunque. E proprio parlando di personaggi, il roster un po’ troppo striminzito del precedente capitolo si rimpolpa con novità e soprattutto con graditissimi ritorni. Abbiamo il ritorno del pirata Johnny, della cuoca Jem e dell’oscuro Raven, tutte vecchie conoscenza della serie. Così come la comparsa di nuovi personaggi, come la misteriosa Jack’O o il gigantesco Kum (in realtà un cyborg con le fattezze di un antico e possente maestro, comandato da una giovane fanciulla). Oltre a loro, sono stati già annunciati nuovi personaggi, tra cui Dizzy, personaggio cardine della serie, scelta tramite un sondaggio rivolto ai fan. Tutto ciò fa ben sperare alla longevità di questo capitolo, piuttosto che vederlo soppiantato da una nuova versione rivista. Il moveset, e molto spesso lo stesso gameplay, varia in maniera nettissima tra i personaggi. Abbiamo i classici brawler da picchiaduro, in grado di connettere combo su combo di pugni e calci, abbiamo gli zoner, abili alla lunga distanza con il lancio di proiettili ed armi. E poi abbiamo personaggi, come la nuova arrivata Jack’O, una ragazzina con una maschera da zucca di Halloween, capace di evocare veri e propri minion (dotati peraltro di una barra della vita personale) in grado di impestare l’arena di gioco e rendere la vita difficile all’avversario. La cura, la varietà e la pulizia vengono sorrette da un sistema iper tecnico di possibilità ben note ai veterani del picchiaduro: alle solite combo, recovery, counter, abbiamo il sistema tipico della saga dei Roman Cancel, particolari mosse attivabili con la solita barra di energia tipica del genere che cresce durante il combattimento (in Guilty Gear definita “Tension”), che consentono di cancellare l’ultima animazione dell’attacco per permettere di concatenare combo altrimenti impossibili.

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In questo capitolo i Roman Cancel hanno subito una modifica semplice, ma importante: oltre ad essere di varie tipologie a seconda del colore e della Tension consumata, quando vengono messe a segno rallentano l’avversario, rendendo più semplice l’input per nuove combo da concatenare. Altre feature riguardanti la Tension sono il sistema di Burst, che ne consente il recupero veloce se si colpisce l’avversario con questo attacco, gli Overdrive e le mosse speciali, trasformazioni o attacchi speciali che consumano la barra e infliggono pesanti danni, e la peculiare Instant Kill Mode, un temibile attacco che consuma tutta la Tension, ne cancella la barra per il resto del round e che, se entra a segno, permette una vittoria immediata dell’incontro, dopo una breve cutscene. Piccola novità rispetto il Sign, riguardante le Instant Kill: possono essere attivate durante una combo se il nemico ha la barra della vita quasi vuota. Ritorna anche il sistema RISC, una barra che indica quanti colpi possa reggere la guardia prima di rompersi, un modo per non permettere ai giocatori di chiudersi a riccio parando costantemente, costringendoli a cercare un contrattacco.

Ma prima, l’importanza delle basi

Abbiamo solo praticamente scalfito il combat system di Guilty Gear, e come avrete capito, non è di quel tipo che premia il premere selvaggiamente a caso tutti i tasti del pad, anzi. E i meno avvezzi alla serie e al genere picchiaduro molto probabilmente saranno lì a grattarsi la testa confusi, dopo aver letto le notizie e le novità più tecniche. Ma niente di cui aver paura.

Uno dei pregi di questo Guilty Gear, che non mai avuto modo di ritrovare in altri titoli del genere, è quello di avere forse il miglior tutorial per novizi. Diviso in missioni, prende per mano il giocatore, mostrando su schermo il movimento e i pulsanti da premere e tramite minigiochi semplici ma efficaci consente man mano di padroneggiare le meccaniche di gioco, dalle combo base fino al sistema di Roman Cancel. Un tutorial così ben fatto che ha aiutato anche il sottoscritto a togliere un po’ di ruggine dovuta al tempo passato senza aver preso in mano un controller per giocare la serie. L’occhio di riguardo da parte di Arc System per chi si affaccia per la prima volta alla serie è palese, al punto che fa capolino un nuovo tipo di gameplay che consente ai giocatori meno tecnici di divertirsi comunque al titolo, grazie all’inserimento dello Stylish Mode. In sostanza, una modalità semplificata del sistema di combattimento, che consente ai giocatori di compiere combo più facilmente, attivando mosse speciali con un unico pulsante e permettendo la parata automatica quando si resta immobili. Una possibilità per scoprire il gioco senza spendere ore e tentativi nell’assimilare le varie combinazioni di attacchi certo, ma dalla quale traspare la certosina ricerca di equilibrio degli sviluppatori: i giocatori che utilizzano lo Stylish Mode saranno sì in grado di eseguire mosse in modo più semplice, ma subiranno il 20% di danni in più dai colpi nemici, rispetto a chi non utilizza questa modalità.

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Modalità di gioco

Le possibilità che Guilty Gear offre sono diverse. Oltre al suddetto tutorial, a sua volta suddiviso in missioni per le combo, minigiochi e simulazioni di particolari situazioni di battaglia, abbiamo la classica modalità Arcade, che consente di seguire una breve trama di ogni personaggio mentre si affrontano altri otto avversari controllati dal computer. Modalità che fa da preambolo alla modalità Storia vera e propria. Come nel predecessore, ritroviamo questa scelta bizzarra di racchiudere la trama della saga in un “lungometraggio” diviso in capitoli. Nessun input richiesto, solo un lungo film animato da gustare. Anche qui, comprendere appieno le vicende è difficile se non si ha seguito la trama dei precedenti capitoli. Ma gli sviluppatori hanno tentato di ovviare al problema inserendo un glossario del mondo di gioco, consultabile in ordine alfabetico, nel quale sono raccontate le storie dei personaggi e il background della serie tutta. Attenzione, un piccolo appunto: il glossario, così come il resto del gioco è in inglese, compresi i sottotitoli, mentre il doppiaggio è in giapponese. Vi è poi la modalità Online, che, come si può intuire dal nome, consente di affrontare avversari in tutto il mondo tramite connessione internet, con la possibilità di scalare i ranking mondiali. Una modalità tipica della serie è il M.O.M (Medals of Millionaires), una particolare modalità di sopravvivenza con contaminazioni che ricordano i giochi di ruolo, nella quale si devono affrontare in sequenza nemici, potenziando il proprio personaggio con oggetti che ne cambiano le caratteristiche, ottenibili vincendo gli scontri. Affrontando le partite in queste modalità si viene ricompensati con monete di gioco, da utilizzare per sbloccare novità come nuove musiche, stili vari ed avatar per personalizzare la propria scheda giocatore visibile online, artwork, e altre piccole chicche per appassionati. Inoltre con una quantità importante di queste monete è possibile sbloccare il personaggio di Raven, altrimenti venduto sullo Store come DLC.

Gianluca Boi
Recensore seriale, blogger, giocatore di ruolo decennale, hardcore gamer, groupie di Alan Moore. Amante dei Souls, di Castlevania e di Banjo-Kazooie e fanboy di Jet Set Radio. Ha visto Matrix almeno 42 volte, segue il wrestling ed è fissato con lo studio della musica tutta, con una piccola predilezione per gli Ulver, i Fair To Midland e le OST. Nasconde purtroppo un terribile segreto: non sa proprio come leggere gli orologi con le lancette (non scherzo).