Un momento di pausa

Capita, talvolta, di non apprezzare per niente un gioco. Ma, caso ancora più raro, capita di comprendere che ciò sia colpa del videogiocatore, posto in una condizione di non potersi godere fino in fondo un titolo per delle proprie lacune. Nel caso di Holobunnies è dovuto al fatto che si sta parlando di un gioco che non tutti gli appassionati avranno avuto tra le mani. Si tratta di un videogame che, pur essendo ormai disponibile, è in continua fase di miglioramento, e tutt’ora è soggetto a una raccolta fondi per poter essere reso più appetibile al grande pubblico. Si tratta di un titolo con uno stile “retro”, da platform vecchia scuola, sviluppato dagli studi canadesi q-Bit Games del Quebec, che è riuscito a conquistarsi la sua fetta di pubblico, ripercorrendo le avventure di questo gruppo di alieni pucciosi in cerca di un pianeta da colonizzare, i conigli olografici.

Ovviamente il gioco, di per sé, mostra i difetti comuni a molti giochi a basso budget: una trama minimale che è il pretesto per l’avventura, una veste grafica tutt’altro che eccelsa e una certa dose di ripetitività. Tuttavia giocare a Holobunnies diverte, vuoi per la follia che ogni tanto salta fuori dai nemici e dai personaggi, vuoi per il suo essere un platform a scorrimento “duro e puro” che non può non richiamare giochi molto simili a quelli su cui i “retrogamers” iniziarono a giocare.

Per un titolo nato da una campagna fondi da kickstarter, il nostro buon Holobunnies quindi ha dato più di quanto avremmo potuto aspettarci. Forse è per questo che, in attesa di novità sullo sviluppo del gioco principale, i q-Bit Studios ci propongono un vero e proprio “tie-in” della serie, Holobunnies Pause Café.

Dopotutto sembra trattarsi proprio di questo, di un momento di pausa, per sviluppatori e giocatori, in cui gli studi sembrano dire “stiamo lavorando per voi, nell’attesa godetevi questo”. Pause Café si presenta come un gioco nel gioco: mentre i nostri Holobunnies sono alla ricerca del loro nuovo pianeta, possono prendersi una pausa in questo caffè sotterraneo, dove un PC permetterà loro di accedere a tre diversi metodi di intrattenimento, corrispondenti ad altrettante modalità di gioco. Avremo così una vera e propria corsa contro il tempo, un runner game in cui impersoneremo Kitcat, un gatto che si è perso lungo la strada; una serie di scontri con i boss del gioco, in cui impersoneremo uno dopo l’altro i vari membri del gruppo degli Holobunnies nella lotta contro improbabili mostri spaziali; e, dulcis in fundo, delle battaglie a due giocatori, quasi da picchiaduro a connessione locale contro altri utenti.

Insomma, Holobunnies Pause Café è tutto qui: si tratta di tre minigiochi che potrebbero andare benissimo all’interno di un gioco più grande, ma non certo come titolo a sé stante. L’impressione di insoddisfazione è stranamente simile a quella di essere andati al ristorante per ritrovani di fronte al famigerato “tris di primi”: tutti buoni, per carità, ma alla fine non si ha realmente mangiato nulla, solo spizzicato nella speranza che il dolce sia buono. Dolce che, al momento, deve ancora arrivare.

I minigiochi in sé non sono nemmeno pessimi, è facile adattarsi a una semplice realtà fatta di salto/attacco, sul modello dei primi giochi di Mario, per intenderci, ma per contro trattandosi esclusivamente di minigiochi, per l’appunto, è anche facile stancarsene. A salvare capra e cavoli, forse, c’è la pretesa, nemmeno troppo velata, di non volerne fare un vero gioco indipendente. Gli sviluppatori hanno inteso questo “capitolo” solo come una breve distrazione per i propri giocatori, in attesa che i titoli principali della serie vengano migliorati. La cosa è dichiarata (o, almeno, facilmente intuibile), perciò solo chi ha sostenuto la serie e l’ha seguita potrà, alla fine, apprezzarla fino in fondo.

Insomma, Holobunnies Pause Café non è un titolo da bocciare ma che potrà essere apprezzato completamente solo da una fascia (risicata) di pubblico, in attesa di poter giocare su qualcosa di più soddisfacente e corposo all’interno della stessa saga.

Verdetto

Parlare di gioco, quando un titolo è composto da solo tre minigiochi, è quasi impossibile. Si potrebbero analizzare i tre minigiochi singolarmente, ma quando tutto si riduce a una semplice combinazione di tasti per saltare e sparare, senza poter giudicare a dovere la piattaforma di scorrimento (stiamo parlando di un platform) rischiamo alla fine di non poterci godere per niente il gioco in questione. Tutto appare fatto discretamente, ma non certo bene, e l’impressione che ci dà questo titolo è quella di un gioco per un’élite, giocatori che già hanno conosciuto e sostenuto il gioco principale. Se siete in attesa di sviluppi sulla serie principale di Holobunnies, potreste divertirvi con questo titolo. In caso contrario, per i motivi sopra esposti, è sconsigliato.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.