Continua prepotentemente  la nostra carrellata nerdica di ricordi vintage con un’altra manciata di mutanti speciali: stavolta si abbandona  il look anni ’80 per far posto a Rollerblade, pistole laser e cappellini rovesciati, in perfetto stile anni ’90. Chi si fosse perso i brutti ceffi presentati nella Parte 1, trova tutto QUI.

Quando ancora One Piece e Naruto erano parole prive di un senso logico, l’Italia era dominata da squali metropolitani, gargoyle muscolosi e dinosauri futuristici. Succo di frutta in una mano, telecomando nell’altra e si va a cominciare.

Street Sharks (1994)

Gli Street Sharks iniziano a far intravedere le loro pinne già dal 1994 e resteranno in voga fino al 1997. La trama del cartone, come al solito è degna di un film Oscar: il Dottor Paradigm (che poi si rivelerà essere un pazzo marcio) decide con il suo partner Robert Bolton di sperimentare una macchina in grado di interferire e mischiare il DNA di animali e quello di umani per creare degli ibridi a suoi comandi. Bolton giustamente dice “ma tu stai male” e per ripicca Paradigm lo ficca dentro la macchina e lo trasforma in un mostro senza forma (nel cartone infatti non si vedrà mai, è troppo orribile). Non pago di ciò rapisce i quattro figli del collega e li usa come cavie, mischiando all’impazzata DNA di varie specie di squalo con quello dei giovani. Ne escono appunto questi quattro esseri metà uomo e metà squalo, Ripster (squalo bianco che fuma, gioca a biliardo e guida una moto, il più tamarro insomma), Jab (squalo martello un po’ meccanico un po’ aggiusta tutto), Streex (squalo tigre playboy che gira sui rollerblade, roba da anni ’90 potenti) e Big Slammu (squalo balena amante del football e inseparabile dal suo skateboard), per gli amici gli Street Sharks.

ss1-038A differenza delle Tartarughe Ninja che “per la pizza vanno pazze sai”, gli Street Sharks ci andavano giù pesante con hamburger e patatine, provetti salutisti. I produttori della serie dovevano affibbiargli per forza un cibo preferito, la pizza era già presa… i pesci facevano troppo schifo, et voilà quindi, la base di una sana colazione americana!

La storia come si sviluppa? Semplice. Durante tutti i 40 episodi del cartone gli squaloni dai muscoli anabolizzanti si picchiano con gli scagnozzi geneticamente modificati del Dottor Paradigm (che nel frattempo per convenienza si è fuso con un Piranha e si è rinominato Dr. Piranoid, vabbè) per porre fine alle sue mire di conquista ed eventualmente tornare pure normali, che a respirare con le branchie l’aria fresca non deve essere mica piacevole.

Chiaramente la serie è stata creata per spingere le vendite dei giocattoli targati Mattel e nonostante le scarse premesse, gli Street Sharks ottennero un discreto successo tra i ragazzini degli anni ’90. La particolarità di questa linea di giocattoli era la forma veramente esagerata della loro bocca ricolma di dentoni e gli accessori sopra le righe, tipo la stecca da biliardo e gli occhiali da sole per Ripster. Indimenticabile poi la confezione che riproduceva una specie di gabbia con le sbarre piegate. Galeotti style.

Quando si stancavano di nuotare sottoterra poi avevano anche una comoda Sharkruiser 4×4 dalle sospensioni ultra leggere e ovviamente fornita di discretissimi denti metallici sul cofano, metti caso venisse loro voglia di azzannare qualche pedone ogni tanto.

58f17ae4abLa cosa che non mi è mai andata giù appunto era il fatto che dovessero quasi sempre squarciare le strade navigando sotto terra, spaccando inesorabilmente tubature, cavi e quant’altro. No ma dico, dopo tre, massimo quattro episodi, la città sarebbe dovuta già essere impraticabile.  Roba da farli diventare sashimi fresco proprio.

Gargoyles Disney (1994)

Mille anni fa, la superstizione e la spada dominavano la terra. Era il tempo delle tenebre, era il tempo della paura, era il tempo dei Gargoyles. Statue di giorno, guerrieri di notte, fummo traditi dagli stessi umani che avevamo giurato di proteggere, tramutati in pietra con un sortilegio per mille anni. Ora qui a Manhattan l’incantesimo si è rotto e siamo tornati alla vita! Noi siamo le creature della notte, noi siamo i Gargoyles!

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Era questa la frase da brivido che si sentiva ogni volta che partiva la sigla di una delle serie animate più potenti degli anni ’90: Gargoyles, il Risveglio degli Eroi.

Epicità ai livelli di Darkwing Duck e di Duck Tales per capirsi, questa serie targata Disney nel 1994 ha fatto sognare una intera generazione di Solleticari che non aspettavano altro che il sabato pomeriggio per gustare le avventure del possente Goliath e del suo clan volante. Il feeling che mi dava da bambino era molto simile alla serie animata di Batman che negli stessi anni girava sulle reti Fininvest, una New York così dark da fare invidia a Gotham City in pratica.

Questa serie animata in realtà ebbe un insperato successo negli Stati Uniti, ancora oggi internet ribolle di appassionati e di community nerdaiole intente a inventare nuove storie su questi demoni volanti, addirittura sul finire degli anni ’90 venne creata una intera convention solo per i Gargoyles chiamata “The Gathering of the Gargoyles” , con legioni di fans scatenati pronti a tutto pur di riavere dalla Disney una nuova serie TV.

9617883_2Parlando proprio di questa, esattamente ventuno anni fa, i Gargoyles debuttarono con una storia divisa in cinque atti, che avrebbe dovuto introdurre al mondo il cast dei personaggi e ovviamente i cattivi che avrebbero combattuto. Per quelli di voi che non conoscono la storia, ecco un breve riassuntino: Goliath era un guerriero scozzese col gonnellino (stile William Wallace) che aveva giurato di difendere il suo clan dalle ormai inarrestabili invasioni vichinghe più o meno  nel 990 d.C., ma fu tradito e il suo clan maledetto da una potente maledizione che li trasformò in Gargoyles, orribili creature alate, e come se non bastasse furono tutti pietrificati e messi a fare le belle statuine sui merli di un castello scozzese. Altro che “libertàà” e, vabbe’.

La maledizione sarebbe durata finchè “il loro castello non si fosse innalzato oltre le nuvole”. Guarda che culo, 1000 anni dopo infatti, l’eccentrico miliardario David Xanatos compra tutto il castello e decide, così, senza un motivo ben preciso, di traslarlo mattone per mattone, sulla cima del suo grattacielo nel centro di Manhattan, suscitando persino l’invidia di Briatore. Ecco quindi che la profezia si compie e  i gargoyles si risvegliano dal loro sonno millenario in un nuovo e strano mondo tutto da esplorare. Aiutati dalla poliziotta Elisa Maza, Goliath, assieme al suo compagno Broadway, alla testa calda Brooklyn, al saggio Hudson, al nerdino Lexington e al loro demone cagnolone Bronx (notate tutti i nomi di quartieri della Grande Mela) decidono di difendere la loro nuova casa da vecchi nemici e da nuove minacce, tra i quali lo stesso David Xanatos (David contro Goliath, yeee!).

gargoylesLa prima stagione era composta solo da tredici episodi, ma alla fine di questi, Disney aveva già intuito il potenziale profitto che gli avrebbe fruttato questa serie, attraendo come una calamita uno specifico target di pre-adolescenti dal cappellino girato che non aspettava altro per spendere le loro paghette guadagnate tagliando prati d’estate: via allora ad una linea esclusiva di giocattoli e di action figures prodotti dalla Kenner, un gioco di carte collezionabili, un set di mini gadget nei menu della catena Burger King, magliette, zaini, cappellini e persino un videogioco per il mitico Sega Genesis (il nostro Mega Drive), nel quale un pixelloso Goliath doveva cercare di fermare l’Occhio di Odino; non cercatelo troppo in giro però, uscì solo sul mercato americano. Il pezzo più massiccio, che modestamente possedevo, era il Golitah Deluxe Wingblast che poteva dispiegare le enormi ali di stoffa. Una cosa proprio incredibile per l’epoca, da far venire i complessi di inferiorità anche a Batman.

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La serie quindi proseguì con una seconda e una terza stagione animata, per un totale di 78 episodi, fino al 1997, anno in cui tutti si ruppero le palle e gli ascolti si sgretolarono.

Ma la cosa bella di Gargoyles era senza alcun dubbio la sua profondità strutturale e il taglio decisamente più maturo rispetto ad altre produzioni Disney dell’epoca: unire personaggi shakespeariani e mitologia celtica, ma chi ci aveva mai pensato? Aggiungeteci poi antiche faide familiari, un tocco di storia e qualche viaggio inter-dimensionale e avrete tra le mani una serie profonda, con personaggi ben caratterizzati e storie mai noiose. Nell’edizione italiana poi Goliath era doppiato da Alessandro Rossi, l’attore con quel vocione che doppia anche Optimus Prime nei Transformers per capirci e fa spesso le voci dei trailer cinematografici, mica fuffa insomma.

Sull’onda del successo, nel 1995 la Marvel pubblicò una serie a fumetti, composta da 11 albi. La storia non era un diretto sequel delle avventure animate, ma quasi uno spin-off, con parecchi rimandi e citazioni però ai fatti avvenuti nella serie. Libera dai vincoli buonisti della Disney, Marvel rese i Gargoyles ancora più oscuri, con storie di esperimenti sinistri condotti dallo stesso Xanatos per replicare nuovi cyborg gargoyles in grado di distruggere una volta per tutte il clan di Goliath. Peccato che a una certa Disney ci ripensò e tolse tutti i diritti di pubblicazione delle storie alla Marvel, e le avventure cartacee dei mostri alati finirono lì.

Nei primi anni 2000 fecero capolino sul mercato le serie animate in DVD, in versione non censurata (Disney ovviamente aveva tagliato qualcosa qui e là) ma la bassa risoluzione a cui girava purtroppo si nota troppo e la serie non è invecchiata bene. Un bel trattamento in HD sarebbe l’ideale, molte serie Disney lo hanno avuto o lo stanno avendo; si spera che i Gargoyles siano i prossimi della lista!

Extreme Dinosaurs (1996)

Nati come special guest delle puntate finali degli Street Sharks, gli Extreme Dinosaurs, forti della moda dei dinosauri che imperava nella metà degli anni ’90 dopo l’arrivo di Jurassic Park, ottennero una serie animata tutta loro nel 1997, composta da ben 52 episodi. In Italia la serie fu chiamata “Quattro dinosauri scatenati” perché poi fossero così scatenati, rimane ancora un mistero. Si ipotizza un mix di sostanze dopanti e DNA alterato.

dinovenintro01La trama non differisce molto dai loro cugini squaletti: un perfido alieno chiamato Argor Zardok viaggia tra le varie epoche storiche per fare un po’ di casino. Ruba quindi un Tirannosauro, uno Stegosauro, un Triceratopo e uno Pteranodonte e li porta nella nostra epoca, non prima di aver mischiato però il loro DNA con quello di quattro ragazzi, creando dei super guerrieri (Il Dottor Hammond di Jurassic Park intanto applaude e si commuove). I quattro però mantengono una coscienza che corrisponde ai soliti stilemi stra abusati nelle canzoni di Cristina D’Avena come lealtà, generosità e caparbietà ovviamente, e allora Argor crea una squadraccia di Raptors umanoidi per rompergli i reni e farli tornare in riga, ma come è lecito aspettarsi saranno quasi sempre questi ultimi a prendere morsi e cazzotti dai quattro protagonisti. Da notare che lo scopo dei Raptor in seguito diventa quello di innalzare la temperatura del pianeta per permettere il ritorno dei dinosauri e l’estinzione del genere umano. Cose carine insomma. Se avessero aspettato qualche anno in più, lo avremmo fatto noi umani senza problemi, no per dire.

Ma chi sono questi lucertoloni perennemente incazzati?

Extreme-dinosaurs_L21T-Bone (Station?): Tirannosauro ovviamente leader scalcia culi dal braccino corto ma dal dente affilato. Il Rambo della situazione.

Stegz: Se fosse una tartaruga ninja sarebbe Donatello. Secchione nerdico e amante della tecnologia.

Bullzeye: Pteranodonte gangsta rap con catena d’oro, abbastanza pigro e con un problema di shopping ossessivo-complusivo.

Spike: Triceratopo esperto di arti marziali, nel tempo libero si diletta in cucina come Chef.

f28a3597a8fa066298f367decdfe6404I giocattoli degli Extreme Dinosaurs erano in tutto e per tutto simili a quelli degli Street Sharks, prodotti dalla Mattel, uscirono in tre ondate nel corso del 1997: la prima prevedeva i personaggi in versione “liscia”, la seconda e la terza invece riproponevano i dinosauri con equipaggiamenti e veicoli vari e alquanto ambigui (un po’ come accadde per le Tartarughe Ninja versione Samurai, versione cyborg, versione moda mare, ecc..). La loro particolarità era la loro faccia/muso, perennemente incazzato, ma tutto passava in secondo piano quando magari ci si ritrovava davanti un fottuto tirannosauro che guidava un Dino-Chopper cromato provvisto di missili. Roba da diventare l’eroe nazionale della vostra classe per l’intero anno scolastico. Insomma, non si poteva non amare questi sauropodi umanoidi.

Gli anni successivi, come detto prima, avrebbero visto il ritorno e il dominio imperante delle serie animate giapponesi dei primi anni 2000, che monopolizzarono senza libertà alcuna l’ora di pranzo e il primo pomeriggio. Rimane comunque il ricordo, un po’sbiadito ma sempre bello, di queste serie americane così eccentriche e divertenti, che riviste oggi magari farebbero sorridere per ingenuità di trama e per qualità, ma che per noi resteranno sempre piacevoli memorie della nostra infanzia.