Sarà battaglia senza pietà!

Arrivato un paio di anni fa su PC, Interplanetary ritorna oggi su Steam nella sua forma rivista e corretta, sotto il nome di “Enhanced Edition”. Lo scopo? Quello di perfezionare il gameplay di uno strategico molto interessante e certamente diversissimo da quella che è l’offerta tipica del genere che, specie su Steam, sovrabbonda di concorrenti tutti più o meno simili nelle meccaniche. In sostanza, Interplanetary aveva, già alle origini, un concept originale e intrigante: perché fare una guerra su di un pianeta quando la si può fare in un sistema solare? Sicché sostituendo le fazioni con interi pianeti, Interplanetary ha cercato di alzare l’asticella dello strategico spaziale, mettendoci alla prova con orbite, gravità, rotazioni planetarie e via discorrendo. Rivedendo la pulizia delle meccaniche generali, ed aggiungendo diversi fix chiesti a gran voce dalla community, questa Enhanced Edition va a sostituire in toto il gioco originale (ora non più disponibile) e rivede e corregge molti dei bug e delle mancanze che il piccolo team di sviluppo, Jolly Roger, aveva tralasciato di inserire nell’uscita originale.

Chiamatemi von Braun

Del tutto privo della lingua italiana, Interplanetary è in realtà molto semplice da approcciare, sebbene disponga ovviamente di una moltitudine di meccaniche che vanno digerite e comprese dal giocatore. Ovviamente parliamo di uno strategico duro e puro, e pertanto appannaggio di una certa fetta di aficionados, anche se, forse per la sua natura particolarissima, potrebbe risultare appetibile anche ai newcomer, magari proprio come titolo utile a “rompere il ghiaccio” con il genere. Guidati da un tutorial bruttino ma esauriente, Interplanetary ci aprirà brevemente la strada verso le sue meccaniche di base: disposti in un sistema solare con 8 pianeti, avremo il compito di difenderci ed attaccare i pianeti vicini, cercando di sviluppare al meglio possibile la tecnologia che ci permetta la sopravvivenza. Sicché, mentre potremo costruire infrastrutture sul pianeta che ci portino risorse e potenziamenti vari, così come strutture adibite alla difesa della superficie e alla diffusione dell’energia, dovremo poi, con un veloce cambio di mappa (da planetaria a galattica), attaccare e difenderci dai nemici degli altri pianeti, mentre ovviamente il moto planetario farà il suo corso. Lo scopo, in soldoni, è quello di distruggere gli altri giocatori prima che questi distruggano noi, utilizzando sistemi balistici che dovremo accuratamente puntare, consci di quelle che sono le forze fondamentali che regolano il moto galattico tra cui, ovviamente, la gravità.

Avremo quindi due aspetti fondamentali da tenere d’occhio: quello relativo alla produzione energetica e alla costruzione degli edifici sulla superficie del pianeta, e quello relativo allo scontro balistico, combattuto tra le orbite della nostra galassia. Il tutto con, ovviamente, due prospettive di gioco diverse ma fortemente connesse. Sulla superficie dovremo quindi disporre sulle terre emerse (ovviamente la costruzione dei pianeti è del tutto randomica, anche se più o meno la terra emersa disponibile è sempre la medesima) i diversi edifici, edificabili e potenziabili secondo i più noti canone del genere. Costruzione, potenziamento, ricerca e sviluppo sono ovviamente affidati ad alcuni menu, mentre sulla superficie dei piccoli (e raffazzonati) edifici faranno la loro comparsa dopo aver deciso il punto esatto dove posizionarli. La posizione è fondamentale per due diversi motivi: in primis per una corretta distribuzione dell’energia che, partendo dagli edifici adibiti alla sua creazione, permetterà un concatenamento di strutture che, connesse automaticamente dal gioco, faranno sì che gli edifici facciano il loro lavoro; in seconda istanza per motivi meramente bellici. Nelle fasi di attacco, infatti, i missili nemici che ci colpiranno non infliggeranno semplicemente danni, ma si schianteranno in punti precisi del pianeta secondo i moti di rotazione e rivoluzione che governano il sistema solare (proprio la traiettoria ellittica, tra l’altro, è la grande introduzione di questa edizione rispetto all’originale). Un missile, pertanto, può colpire l’acqua, o un numero immane di edifici, semplicemente perché entrerà nella nostra orbita al momento giusto.

Ne viene da sé che nonostante una certa imprevedibilità sulla posizione dei colpi ricevuti rispetto alla superficie, una disposizione quanto mai “aperta”, e i giusti provvedimenti in termini di difese, potrebbero permetterci di sopravvivere nonostante una moltitudine di colpi ricevuti. In sé il sistema è gradevole e intrigante anche se, a differenza di gran parte degli esponenti del genere, tutto sembra lasciato più al caso che alla strategia, in aperta controtendenza a quello che è un genere che, come saprete, premia l’attenta pianificazione. Tant’è che nelle fasi più avanzate, ossia quando cominciano a sbloccarsi i primi aggiornamenti di fuoco e strutture, la fase di combattimento diventa semplicemente una randomica guerra totale in cui si cerca semplicemente di spedire il maggior numero possibile di vettori di fuoco verso un determinato pianeta. Anche l’aggiunta di unità di spionaggio che possano identificare la posizione degli edifici avversari sulla superficie rende le cose solo parzialmente diverse. Perché, in sostanza, rotazione e rivoluzione, per quanto appaganti dal punto di vista concettuale, continueranno comunque a rendere il tutto “impreciso” e casuale. Insomma, se di strategia ce n’è, avrete comunque, e sin troppo spesso, la sensazione di essere nelle mani del sistema di gioco e non delle vostre abilità, il che, lo ripetiamo, per uno strategico è talvolta frustrante.

In chiusura, la grafica. Pur risultando abbastanza scarno dal punto di vista tecnico, il titolo richiede in realtà almeno 4 GB di RAM e una scheda grafica dedicata con almeno 1 GB VRAM o simili. Il perché è quasi certamente da ricercarsi nella fase di calcolo del lancio balistico che, come detto, viene influenzata (in modo sorprendentemente realistico) dai moti planetari. Per il resto, sia la superficie dei pianeti che l’intero sistema solare sono più o meno il corrispettivo di un lavoro scolastico, dove per scolastico si intendono quei bruttissimi diorama con le palline colorate che tanto piace costruire ai ragazzini nei film americani. Avete presente, no? Quelli di cartapesta e tutto. Ecco, Interplanetary ha più o meno quella perizia estetica (e tecnica) lì. Il gioco è scarno da ogni punto di vista, persino nel tutorial che ha delle schermate fisse che vanno aperte e chiuse come si faceva una volta per i titoli SCUMM su Win 95. Delle strutture sui pianeti neanche val la pena parlare, fidatevi.

Verdetto:

Interplanetary: Enhanced Edition è uno strategico diverso e, per molti aspetti, intrigante, che va apprezzato per il suo coraggio ma che, comunque, finisce per scontrarsi con una serie di limiti insormontabili e con tante, forse troppe, leggerezze. Proprio la leggerezza dell’approccio bellico, pur sviluppando la profondità delle meccaniche di puntamento dei vettori balistici, non riesce a rendere il gameplay veramente appassionante, ma semplicemente caotico o, se preferite, randomico, con la risultante di una noia che non tarderà ad arrivare. Si tratta sicuramente di un lavoro di diverse spanne migliore rispetto al titolo originale, ma considerato il risultato finale potrebbe comunque essere una magra consolazione. Non c’è poi da sottovalutare l’assoluta assenza di qualsivoglia modalità campagna o simili. Il titolo si limita infatti ad offrirvi un lunghissimo deathmatch spaziale offline (con bot) o online. C’è da dire che il team si sta prodigando moltissimo per aggiornare il gioco di continuo secondo i feedback della community, per cui non è detto che le cose non migliorino. Ma si sa, chi di speranza…