Abbiamo avuto l’occasione di intervistare il mitico Pietro Ubaldi, doppiatore storico di moltissime celebri voci televisive e cinematografiche. Di seguito la chiacchierata completa.

Innanzitutto grazie mille per la disponibilità. Nella tua carriera hai fatto l’attore, il cantante, il presentatore, ma soprattutto sei conosciuto come uno tra i più importanti doppiatori italiani. Puoi raccontarci qualcosa dei tuoi esordi? Come ti sei avvicinato al mondo del doppiaggio?

Cominciamo dalla prima parte della domanda, (pensavo che tu mi dicessi: ‘uno tra i più grossi’ perché peso parecchio quindi… lo posso dire a testa alta). I miei esordi sono stati quando mi divertivo a fare vocine e vocette, anche perché i genitori sono sempre orgogliosi del loro bambino che recita la poesia o fa le imitazioni, mi divertivo moltissimo a giocare soprattutto con la voce. Poi ho cominciato a fare teatro, teatro “serio” con i gruppi di arte drammatica del liceo, diventando prima semi-professionista e poi professionista (anche se non so cosa voglia dire!). Dopo aver fatto cose importanti come ‘Chekov’, ‘Bernard Show’, ‘Shakespeare’, ‘Cabaret tedesco’ etc… nei teatri stabili e non, sono passato al doppiaggio perché come tu ben sai negli anni passati c’era la cartolina militare, ad un certo punto tu potevi anche essere iscritto all’università, ma se non avevi concluso molto, dovevi comunque andare a fare il militare. Io il militare l’ho evitato e in quel momento mi si è aperto un mondo: le televisioni private negli anni ’80 cominciavano a trasmettere: trasmettevano 24 ore al giorno e c’era bisogno di doppiare molte cose, soprattutto cartoni animati, per i quali io ero molto versatile, quindi ho cominciato così, avendo molto tempo libero ho risposto all’appello da bravo soldatino. Questo è stato il mio inizio che poi è durato, e spero durerà ancora. Il primo film che ho doppiato sai che non me lo ricordo? È come se tu dovessi ricordare il primo bacio o il primo cane che hai avuto… mi ricordo però una serie canadese di cui io ero protagonista in veste di una specie di Maigret (non mi ricordo il nome), e poi la “lega dei supereroi” dove facevo Batman alla garibaldina, dove facevo Aquaman, il samurai, l’uomo falco e il cattivo. Poi è arrivata la serie importante, che ancora tutti ricordano: Kiss me Licia, in cui facevo Marrabbio, il papà di Licia, e il Gatto Giuliano, che era un po’ il commentatore.

Sei stato doppiatore di film, serie tv, cartoni animati, videogiochi. A quale tra questi media ti piace di più lavorare? Ci sono differenze nel prepararsi quando si doppia ad esempio un cartone animato rispetto che un videogioco?

La preparazione è tutto il bagaglio che ti porti appresso, la voglia di gioco, perché non riceviamo un copione su cui studiare, ma conosciamo i testi sul momento, a meno che si interpreti il protagonista di una serie di cui abbiamo già fatto precedenti puntate. Ma altrimenti ogni cosa è nuova, anche quando ho fatto in teatro delle piccole parti, magari per solo 10 battute da dire, le ho dette 256 volte, ma per quanto le parole fossero uguali ogni sera uscivano in maniera diversa. E così è anche per tutte le cose che si fanno. Col tempo cambiano le tecniche, e quelle si imparano, ma nel doppiaggio è necessario entrare dentro il personaggio e renderlo vivo e cercare la sincronia. Però mi è sempre piaciuto molto. Per la gran parte del mio tempo ho fatto cartoni animati, per cui forse ho un’attitudine e una passione maggiore per questo genere, ma anche i film per cui ho lavorato, come tutta la saga dei “Pirati dei Caraibi” è stata molto particolare. Anche nei videogiochi il lavoro è stato singolare perché lì devi ricreare ciò che succede evocandolo.

doraemon

Fare un elenco dei personaggi a cui hai prestato la voce è veramente difficile, ce ne sono tantissimi. Ce n’è qualcuno in particolare che ti è rimasto dentro o che ti sei divertito particolarmente a doppiare?

Ce ne sono tanti, ne posso prendere qualcuno in particolare: mi piace fare Doraemon, mi piace fare Patrick Stella di Spongebob, mi è piaciuto fare il Capitan Barbossa, naturalmente poi il pupazzo Four a cui ho dato la voce per almeno 18 anni (era come un fratello per me), tra l’altro più pacioso di Uan, che avevo ereditato dalla precedente voce che ora non c’è più, di Massimo Fulgore e Paolo Bonolis; ho dovuto ereditare un personaggio un po’ scomodo, sempre molto cinico e divertito, ma diciamo che ero più affezionato a Four, anche se so che qualcuno ci rimarrà male.

Ti viene in mente invece qualche personaggio che ti sarebbe piaciuto interpretare ma non è stato possibile o che ti piacerebbe doppiare ma non si è presentata ancora l’occasione?

Patrick-Stella-Dopo-Pranzo-Di-NataleDato che ho quasi sempre fatto cartoni animati, mi piacerebbe lavorare per i cartoni più belli in assoluto, i film a cartoni animati, ma i film sono quasi tutti a Roma. Poi comunque mi piace fare tutto, mi piace cambiare pelle, e anche se non lo faccio più adesso perché i fonici si lamentano, i primi tempi tutto quello che passava io doppiavo, tutti i personaggi, con la conseguenza che il fonico non capiva più cosa fosse doppiato e cosa no. Alle volte è quasi più divertente fare le cose che non ti sono così vicine come genere, in modo da poterti reinventare completamente.

Hai dato la voce anche a diversi personaggi dei videogiochi. Com’è il tuo rapporto con i videogame? Sei un videogiocatore o non rientra tra i tuoi hobby?

Io non sono un videogiocatore, perché non sono molto bravo, e sono un po’ tonto in quei videogiochi che richiedono prontezza e agilità, mi piacciono però quelli che raccontano delle storie, quelli fantasy. Personalmente li faccio, mi diverto anche a farli ma non ci gioco. Anche perché poi doppiandoli so già come vanno a finire, quindi mi sono già rovinato la sorpresa! Sono molto belli, hanno moltissima tecnologia, ma io di tecnologia capisco ben poco.

Sei stato il conduttore di Game Boat. È stata un’esperienza piacevole? Credi ci sia ancora spazio nella televisione attuale per un programma del genere?

Secondo me sì. Per le cose belle in televisione c’è sempre spazio, la televisione è andata un po’ deteriorandosi perché mancano idee nuove, manca uno spirito di gioco, sia per i ragazzi che per i grandi, mancano conduttori veri (e non parlo per me, ma dico in generale), manca l’intrattenimento. Game Boat è stata purtroppo un’esperienza breve, ma molto piacevole. All’inizio non volevo perché ero contrario a fare le cose senza rete, poi però mi sono molto divertito: ero un po’ più magro, avevo una bella divisa! Abbiamo condiviso il sottomarino con Cristina d’Avena, lei in bianco e molto bella, dialogavamo molto con i bambini che erano spesso molto divertenti, a volte un po’ ‘lessi’. In quel periodo poi facevo da testimonial alle trasmissioni per ragazzi, soprattutto mangerecci.

C’è stato qualche attore o doppiatore a cui ti sei ispirato nel creare il tuo stile?

Nell’ambito del doppiaggio mi dicono che assomiglio molto alla voce di Carlo Bonomi, che adesso non doppia più, che ha dato la voce a “Pippo, pippo, pippo, pi” della Lines e alla linea Lagostina. Era veramente un signore divertentissimo, oltre che molto capace, ha fatto anche tantissime altre cose, tra cui Pingu, fantastico! Ci assomigliavamo molto perché siamo due ipocondriaci, abbiamo paura di tutto ma nonostante ciò dobbiamo vedere tutti i programmi televisivi su medicine e malattie.

Com’è stato impersonare un pupazzo come Uan, che ormai tutti consideriamo come un vero e proprio pezzo di storia della televisione per i più giovani? Hai qualche aneddoto o episodio curioso a riguardo che ti piacerebbe raccontarci?

Uan2Io mi sono dovuto adeguare, in senso buono, a Uan, perché era gestito da così tanto tempo da una personalità così forte che avevo paura di non essere all’altezza, ho fatto quello che ho potuto, la voce non era la mia perché Giancarlo Muratori che l’aveva creato aveva una voce più acuta della mia, afona, sono dovuto andare più volte da una foniatra per capire come fare, ho cercato anche di dargli un’anima ma non c’è stato modo né tempo. Per cui posso dire che mi è piaciuto ma non sono riuscito a farlo mio abbastanza, anche se alla fine in termini di anni l’ho fatto più io rispetto a Giancarlo, visto che è durato ancora, dopo i 10 anni storici, altri 10/12 anni.

ciao-ciao1Per quanto riguarda Four Io l’ho preso al secondo anno di vita e l’ho portato avanti per 18 anni circa, mi sono divertito tantissimo, il personaggio finisce per assomigliarmi, un po’ come accade al cane col padrone, a furia di fare la voce più rotonda ci assomigliavamo come fossimo gemelli. I conduttori sono cambiati, tra cui anche Marco Milano, che pur non avendo un repertorio di battute da comico in particolare, era davvero buffo con smorfie e facce strane. I fuori onda poi erano davvero divertenti, scherzavamo con tutto il gruppo di lavoro, tutto ciò che non si poteva dire in tv lo dicevamo nei fuori onda.

Avremmo altre mille curiosità ma non vorremmo abusare del tuo tempo, che ti ringraziamo per averci concesso. Vuoi lasciarci con un saluto ai lettori di Stay Nerd?

Un salutone grandissimo a voi che siete orgogliosi di essere NERD. Restate NERD perché è la cosa più divertente del mondo! Non abbiamo bisogno di campioni, abbiamo bisogno di passioni! Abbiamo bisogno di giocare, di divertirci, di fare smorfie al mondo che è troppo serio e quindi troppo falso! Noi siamo più veri, e voi in particolare lo siete, perciò restate così come siete! Saluti da un ‘NERD QUALUNQUE’.

Ci vediamo quindi a Carrara Show, sono felicissimo di partecipare, in compagnia di tutte le persone più valide e più simpatiche che conosco.

 

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.