Partorito dalla fervida immaginazione dello scrittore Joe Dever, ed eletto vero e proprio iconoclasta del mondo dei libro game, Lupo Solitario arriva infine su console, dopo aver costruito la sua fortuna prima sul mercato mobile e poi su Steam. Ora, dopo le ottime vendite, il team di Forge Reply, che ha dato i natali al Lone Wolf, digitale porta l’eroe di Sommerlund anche su console, con un po’ meno di immediatezza ma con uno stile ancora inossidabile ed una grande storia da raccontare. Riassumere ai più la straordinaria vita editoriale di Lupo Solitario o l’elettrica carriera del suo autore sarebbe impresa francamente lunga e tedioso.  Ai più curiosi però siamo già venuti in soccorso, sia con una coppia di interviste al buon Joe, sia grazie ad un esaustivo approfondimento sul Lupo, nel nostro iconico “Chi diavolo è Lupo Solitario”.

Il viaggio del Lupo

Costruita come un’avventura inedita di Lupo Solitario (cosa che, di fatto, è), Joe Dever’s Lone Wolf ha, innanzitutto, il pregio encomiabile di aver riportato in digitale la medesima filosofia della lunga (lunghissima) serie di libro game che gli hanno dato i natali, coniugando in modo più che sapiente lo spirito tradizionale delle opere cartacee, ed il più moderno approccio portato dall’interazione “touch” tipica dei dispositivi mobile.  Il Regno del Sommerlung è ancora vittima del male, che imperversa per la città di Rockstarn per mezzo dei temibili giak, creature dall’aspetto orchesco che hanno fatto strage della popolazione per motivi che sono tutti da scoprire. Lupo Solitario, ultimo signore del Kai e guerriero dalle raffinatissime capacità, si troverà dunque ad indagare, facendo strage di nemici e compiendo, come ci si aspetterebbe da un libro game, una quantità innumerevole di scelte, riportate su schermo con uno stile più che degno del concetto originale. Il giocatore è padrone della storia, del “SUO” Lupo Solitario e delle sue scelte, interagendo con il gioco, prima ancora che per mezzo di combattimenti, attraverso le numerose decisioni con cui il gioco ci farà scontrare, portando alla scrittura di un racconto unico e personale che, sin dalla decisione delle caratteristiche del personaggio, influirà sulla storia in modo interessante e mai accessorio, costituendo così la migliore interazione digitale per un libro game.

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Ad accompagnare l’investigazione e le numerose scelte, c’è poi il sistema di combattimento, incastrato in un sistema di crescita del tutto aderente ai classici giochi di ruolo, con caratteristiche, equipaggiamenti ed abilità, che cresceranno di pari passo al livello accumulabile con i punti esperienza, qui non ottenibili ad ogni combattimento, ma giustamente calcolati in base alle serie di azioni che si compieranno nel corso dei vari capitoli della storia. Arrivati poi al combattimento vero e proprio, la narrazione lascerà il posto a delle schermate in stile GDR a turni, con delle meccaniche che, per chi è pratico di mercato mobile, vanno a ricalcare il masterpiece del settore, il mai troppo apprezzato Infinity Blade. Ma ora siamo su console, e non più su smartphone e, se ogni sezione precedentemente descritta non lascia poi molto spazio a incertezze (premesso siate ovviamente avvezzi ad un impianto ludico fortemente narrativo), proprio i combattimenti mostrano il fianco a diverse incertezze, una su tutte la qualità dell’azione che, ereditata dagli schermi smartphone, perde della sua immediatezza (e forse anche un po’ del suo senso) su console. Pad alla mano, Joe Deaver’s Lone Wolf si trasforma in una sorta di lungo e svogliato quick time event game (occhio, parliamo sempre dei soli combattimenti), laddove il sistema – pur identico – peccava decisamente di meno su cellulari proprio per la natura degli stessi. Anche lo stesso ritmo risente del passaggio su console, e la ripetitività, mascherata dall’utilizzo certamente più diluito su smartphone, cade invece come un macigno sul giocatore console, certamente più abituato a lunghe e ininterrotte sessioni di gioco.

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L’aspetto del Lupo

Dal punto di vista tecnico, il gioco gode della stessa qualità mutuata dalla precedente edizione PC, rimasterizzata appositamente per Steam circa un annetto fa. Il restyling è dunque il medesimo, e come su Steam il gioco ha tentato di nascondere molte delle magagne figlie di uno sviluppo originariamente concepito esclusivamente per mercato mobile, dove comunque il titolo si è difeso più che bene all’epoca della sua uscita. Si tratta comunque di magagne molto minori, che intaccano poco o niente la grafica in game, sicuramente lontanissima dai migliori standard odierni, ma più che giustificabile considerando l’origine “smart” dello sviluppo originale.