Se rispetti tutte le regole, ti perdi tutto il divertimento

Con estremo ritardo (di cui comunque non siamo colpevoli), è giunta anche per noi l’ora di fare quattro chiacchiere su l’ultimo lavoro di Avalanche Studios, quel Just Cause 3 che mi ha tenuto incollato alla PlayStation 4 nelle ultime due settimane, e di cui mi appresto a scrivere la recensione a pochi istanti dai sudati titoli di coda. Cominciamo subito con il dire che chi conosce la serie saprà benissimo cosa aspettarsi. Parliamo di uno sparatutto sandbox ambientato nell’isola di Medici, patria del protagonista Rico Rodriguez, assediata dalla dittatura del Generale Di Ravello. Il nostro scopo sarà quindi far cadere il regime del malvagio militare nell’enorme continente in cui si svolge il gioco, costituito da 3 isole, riportando il territorio in mano alla popolazione locale. Per fare questo, dovremmo sostanzialmente ripulire le province del territorio, costituite da avamposti e città/villaggi sotto il dominio dell’esercito di Di Ravello, distruggendo tutta una serie di strutture sostanzialmente simili tra loro disposte nelle aree di interesse, e che sono costituite da torri di controllo, generatori, antenne satellitari, cisterne, o ancora -nel caso degli insediamenti civili- cartelloni propagandistici, statue del Generale, altoparlanti e cosi via.

Ma perché ho parlato di sanbox e non di open world? Beh è presto detto. Il continente di Medici non si spaccia assolutamente per un mondo verosimile, non esiste alcuna interazione significativa con NPC, non esistono reali attività secondarie, non è stato pensato un microcosmo credibile che in qualche modo possa assecondare un’esplorazione articolata. Certo, abbiamo qualche passante che passeggia, veicoli (pochi) che girano per strada o barche e aerei che almeno in minima parte vivacizzano l’ambiente, ma sostanzialmente Avalanche Studios non ci propone che un enorme parco giochi con determinati strumenti per fare solo una ed un’unica cosa: distruggere più roba possible. Operazione che possiamo intervallare solo con le sfide che sbloccheremo conquistando determinate zone, che mettono in primo piano il carattere squisitamente ludico del gioco, senza preoccuparsi di contestualizzazione alcuna, facendoci approfondire varie dinamiche presenti, come l’utilizzo di molti gadget e strumenti bellici, corse automobilistiche, percorsi aerei e cosi via.

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Nessuna attività è fine a se stessa, di questo dobbiamo darne atto. Vogliamo migliorare le nostre prestazioni con i molti upgrade che possiamo apportare al nostro equipaggiamento? Bene, dobbiamo necessariamente ottenere un determinato risultato nelle sfide sopracitate in modo da guadagnare i punti ingranaggio che servono allo scopo. Abbiamo bisogno di sbloccare queste ultime? Perfetto, sappiate che saranno disponibili solo prendendo possesso dei territori in mano ai nemici. Tutto quello che potete fare in Just Cause 3 è coerentemente collegato a livello ludico per progredire nel gioco. Anche volendo seguire le sole missioni principali della storia (una trentina circa) sarete comunque obbligati a muovervi -pur liberamente- tra queste attività, vuoi perché per proseguire agevolmente avrete bisogno almeno di una minima ottimizzazione delle vostre risorse, vuoi perché alcune Story Quest saranno attivabili solo liberando un certo numero di regioni. E questo è quanto, non esiste altro in Just Cause 3 se non chilometri e chilometri di paesaggio affascinante, esotico, dagli scorci mediterranei, chiaramente ispirati alle zone rurali del nostro paese, da percorrere come meglio preferite, ma che sono solo di contorno, uno statico, ma ben realizzato, background di raccordo tra una sessione di distruzione e l’altra. Questo è il pregio e il difetto del gioco se vogliamo. La pochezza concettuale di Just Cause 3 è evidente e sarà bene che ve ne facciate una ragione. La progressione non deraglia mai da questo schema: fai una missione principale – distruggi uno o più insediamenti – sblocca e completa le sfide – ripeti fino alla fine del gioco. Non se ne esce, non potete aspettarvi di fare altro e il titolo non ci prova nemmeno a darvi un’impressione diversa.

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Ma in fondo è anche in questo suo essere cosi schietto, diretto, onesto, senza compromessi, che vanno ricercati i suoi meriti. L’importante è domandarsi: tutto ciò è divertente? Si cazzo! Genera ripetitività? La risposta è di nuovo si, un’enorme ripetitività. Infatti Just Cause 3 è il gioco giusto quando si ha voglia di intrattenersi con qualcosa di assolutamente disimpegnato, in cui sai benissimo cosa aspettarti, che funziona in una sola e unica maniera. Ma è anche cosi aperto alle mille interpretazioni di quell’unica formula che propone e cosi immediato nel premetterti di attuarle tutte che difficilmente annoia, se non dopo circa 20 o 30 ore di gioco. Ma a quel punto, direi che il prezzo del biglietto è ampiamente ripagato. Infatti è difficile non voler bene a Just Cause 3. Sicuramente è molto grezzo nel ‘gunplay’, non permette certo approcci di fino, visto che la situazione tipo in cui vi potete trovare è quella di una gigantesca base militare da far detonare nei suoi punti nevralgici a suon di bombe, razzi e chi più ne ha più ne metta. Ma le esplosioni sono fatte cosi bene che un senso di appagamento per il proprio apocalittico operato scaturisce sempre e comunque. Tanto è vero che ove è stata riposta molta attenzione nella fisica e nell’estetica della deflagrazione generale, sono stati inseriti nemici umani come semplice elemento di disturbo per quella che è l’attività principale del gioco (appunto, buttare giù tutto). I soldati nemici sono solo stupide pedine sul campo realizzate male ed animate peggio che vi sparano addosso senza alcun criterio. Non è un caso che in Just Cause non si rimane mai senza munizioni, non esistono coperture e sostanzialmente non si muore quasi mai. Il gioco ti invita a rispondere al fuoco ignorante con altrettanta ignoranza: eccoti questa base militare, ci sono 4 torri di controllo, 2 carri armati, 5 antenne satellitari, 8 cisterne e 35 soldati nemici, fai quello che vuoi ma fai piazza pulita.

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E allora potete decidere di far rovinare la torre a terra sperando di coinvolgere altri dispositivi sensibili e altamente esplosivi per creare un enorme effetto a catena, utilizzare il rampino per tirare i nemici da una parte o dall’altra, rubare un carro armato e utilizzare il cannone per un la lavoro immediato e semplice, oppure complicarvi la vita, cercare un elicottero, schiantarlo al suolo, paracadutarvi sopra la struttura più alta e piazzare qualche mina direttamente sull’obiettivo. Questa è la filosofia di Just Cause 3, una grandissima libertà creativa da applicare ad una meccanica al contrario ben circoscritta. Persino la difficoltà è sotto il vostro controllo; decidere di avere un approccio sicuro e difensivo sicuramente vi farà sembrare il gioco semplicissimo visto che il danno subito tende davvero poco a punire il giocatore, ma cercare di generare caos nella maniera più spettacolare possibile vi esporrà sicuramente di più al fuoco nemico, dandovi d’altro canto molta più soddisfazione. Una soddisfazione sempre molto superficiale ed eterea, che si disperde nel nulla insieme al fumo delle esplosioni, forse un po’ fine a se stessa, ma che volenti o nolenti, è la conseguenza di un’azione tutto sommato piuttosto divertente. Inoltre, dobbiamo dare atto a Just Cause di aver non solo creato con le sue precedenti iterazioni il sistema di navigazione perfetto per una mappa tanto grande e costituito dal mitico rampino e paracadute, ma anche di averlo ulteriormente perfezionato con l’introduzione della tuta alare. Un trittico che vi renderà le planate tra una zona e l’altra sempre stimolanti e di nuovo, soddisfacenti. Si perché se è pure vero che in questo gioco non esiste realismo di alcun genere né nella fisica né in qualsiasi altro ambito, gli input da padroneggiare a dovere non sono pochi: bisogna saper riavvolgere il rampino con tempismo, liberare il paracadute per darsi una sferzata nei momenti giusti e mantenere l’inerzia di volo e l’assetto della planata con la tuta alare sempre con molta attenzione. Con l’allenamento arriverete a sentirvi dei veri Superman e solcherete i cieli di Medici con estrema fluidità accarezzando quasi la superficie di pianure, colline, campi di fiori, boschi, e alture di ogni genere. È talmente indovinato questo sistema che rinuncerete anche a ‘surfare’ sui Jet (attività iconica della serie) e qualsiasi mezzo di locomozione tradizionale vi sembrerà solo un inutile diversivo. Vorrei concludere con una breve analisi della storia e delle missioni che la portano avanti. La trama fa cacare, c’è poco da fare, o meglio, rispecchia quel registro tamarro e grezzo da film action anni 90 (o anche videogame arcade di prima generazione) che poi in effetti coinvolge tutto il gameplay del gioco. I dialoghi sono spesso sconclusionati e i personaggi altamente dimenticabili. Ma quello che più spiace è che le situazioni imbastite dalle missioni non sempre sono varie come ci si potrebbe aspettare, anzi quasi mai.

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Con i “giocattoli” a disposizione nel tabellone di JC3, è un peccato non avere avuto più inventiva da parte degli sviluppatori; parliamo di un gioco in cui potevano obbligarci a saltare da un aereo sopra un treno in corsa per poi gettarci a capofitto in un villaggio a valle, rubare una barca e distruggere le imbarcazioni nemiche, raggiungere poi il porto vicino ad una base di lancio con un gigantesco razzo pronto a partire per la stratosfera, appigliarci al volo su di esso e farlo esplodere a mezz’aria. La struttura di gioco permetterebbe tutto questo, ma invece abbiamo solo dei timidi accenni di tale eccentricità nel “mission design” e le quest sono spesso canoniche e poco propense a sviluppare il contesto totalmente fuori di testa e anarchico della struttura di gioco. Un peccato. Chiudiamo con un accenno a due chimere del titolo di cui si parla spesso ultimamente: caricamenti e frame rate. In entrambi i casi il gioco non si comporta al meglio MA si tende davvero ad esagerare nell’analisi dei fatti reali: i caricamenti non sono così lunghi, se non quello iniziale, il problema è che sono tanti, ma in fin dei conti non mi hanno disturbato più di tanto, e ora che è uscita una nuova patch, sono ulteriormente ridotti. Per quel che riguarda il framerate, sicuramente non è esattamente costante, ma in ogni caso i cali sono davvero sporadici (si presentano soprattutto  quando ci sono davvero parecchie esplosioni in contemporanea su schermo) e comunque non rovinano in alcun modo l’esperienza di gioco, fidatevi.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!