Drogati di Futuro

Non si può dire che siano tempi di magra, questi per la fantascienza. Prima il sequel di Blade Runner e la serie tratta dai racconti di Philip Dick (autore che sembra rivivere un’autentica riscoperta), i nuovi progetti di Mamma Netflix (tra cui spicca: Star Trek Discovery), senza contare i prodotti che torneranno o stanno per tornare a farci compagnia, come Westworld e Black Mirror. Nel fumetto, poi, sono decenni che la science fiction trova stabilmente posto tra le nuvole di carta dei comics, degli albi italiani e delle graphic novel. Infatti, il legame tra il genere e la nona arte italica è di lunga data e ha ricevuto un’ulteriore accelerata dopo gli anni 90′, con la pubblicazione di serie storiche come Nathan Never. E da oggi, se state cercando qualcosa di particolare con cui soddisfare i vostri tecnologici palati, arriva Kimera Mendax, ennesima novità targata Manfont in vista di novembre.

2048. Roma. L’approdo di enormi e sofisticate scoperte della tecnica ha portato l’umanità a fondersi lentamente con appendici meccanizzate. Questo ha fatto sì che gli uomini si trasformassero quasi del tutto in ibridi fatti di carne e metallo. Ormai, le menti sono tutte legate tra loro attraverso un’inscindibile rete collettiva, in cui ogni cosa, al suo interno, è integrata e controllata. Dalla comunicazione all’intrattenimento, dalla socialità ai propri bisogni, tutto è gestito dal sistema bio operativo KX, il cui strapotere è tale che ha reso inutili istituzioni o consuetudini come la politica e la religione, arrivando a governare il mondo. La gente sembra vivere in un eterno presente, privata della morte e delle necessità fisiche, in attesa dell’ultimo aggiornamento del programma che rischia di spegnere definitivamente gli ultimi focolari di “umanità” rimasti. Ma c’è ancora qualcuno che si oppone alla tecno dittatura in atto, qualcuno che ha trovato un barlume di speranza in una ragazza nota col soprannome di “Falena”, l’unica donna sulla Terra che sembra mantenuta intatto il suo corpo senza innesti…

Potrebbero non dirvi nulla i nomi di Enrico Carnevale, Mattia De Iulis, Giulia D’Ottavi, Stefano Garau e di Gianluca Pernafelli. Forse dovrebbero, visto che si tratta di penne e matite che, ultimamente, non sono passati inosservati nel grande calderone del fumetto italiano. Riuniti sotto l’unica bandiera del collettivo da loro stessi creato, battezzato “Kuro Jam“, si sono fatti notare dal 2015 a questa parte aprendo un laboratorio creativo sui social media, per poi approdare sulla carta stampata con le autoproduzioni dell’artbook Ab Imis nel 2016 e con Negredo. Presentato quasi un anno fa, Negredo si è guadagnato molta attenzione da parte della critica, classificandosi come una dei migliori albi autoprodotti dell’anno e vincendo perfino il premio di miglior colorista e miglior serie agli Audaci Awards. Un successo non casuale per questi autori, riunitesi tra i corridoi della Scuola Internazionale di Comics di Roma. Un successo che permetterà di fare il grande salto con Kimera Mendax, dato che si tratta di una riedizione amplificata di Negredo, questa volta il primo atto di una storia divisa in due parti che fa parte del ricco catalogo Manfont.

Disponibile in anteprima al Lucca Comics and Games, Kimera Mendax vol.1 : System, è una cyber distopia ammorbante e allucinata che analizza il legame sempre più stretto tra uomo e nuove tecnologie. Un argomento non dunque particolarmente innovativo, ma che si pregia, a differenza degli altri tentativi, di un’ambientazione fortemente italiana e di uno stile narrativo che è diretta proiezione degli autori che l’hanno realizzato. Uno stile che qui si manifesta con colori forti, luci al neon, disegni potenti, inquadrature dinamiche, vignette orizzontali e splash page, un taglio deciso in cui è possibile riconoscere tanti incroci diversi e che dà la sensazione di guardare al modus operandi tipico dei comics d’oltreoceano, anche per quanto riguarda il numero delle pagine. Scelta a cui eravamo già stati abituati e che non stupisce troppo, conoscendo un minimo le provenienze e anche i gusti del collettivo. Però qui si compie un ulteriore cambiamento, una forte evoluzione individuabile nella grafica e nel ritmo serrato del racconto. La struttura all’americana delle tavole ha un’attrattiva magnetica e trova un perfetto bilanciamento con le didascalie, sebbene spesso l’immagine sia più che sufficiente per descrivere ampiamente la situazione. L’assenza di momenti vuoti è uno dei pregi di questa storia, un punto di forza che lo rende irresistibile. Ma è pregio che, se da una parte favorisce l’attenzione calamitando il lettore subito al centro degli eventi, dall’altra rischia in alcune occasioni il rovescio della medaglia, di generare una certa dose di stanchezza nel lettore. Stanchezza a cui a volte si aggiungono i discorsi, i dialoghi, le battute e le didascalie che, per quanto belli e intriganti, spesso risultato un po’ troppo pesanti, schiacciati tra metafore profonde, prosa simbolica e il tentativo di lasciare più mistero possibile, col risultato di sfociare nella scrittura libera trascurando lo sviluppo. Pare quasi che lo spazio scelto vada stretto, che tanto si vorrebbe fare e dire senza poterlo attuare completamente. Anche perché il piano dei riferimenti culturali è così vasto, dal già citato Philip Dick alle suggestioni cyperpunk moderne, che non può per forza starci nella sua completezza. In ogni caso, Kuro Jam mostra un bell’affiatamento tra i suoi membri e che le precedenti esperienze hanno insegnato tanto a ciascuno di loro. Tuttavia, oltre ai demiurghi del collettivo hanno collaborato anche nuove leve come Francesco Segala alla tavolozza, Manfredi Toraldo dietro il progetto grafico, Elena Casagrande alla (splendida) copertina, Oscar Fulvio Camporeale al lettering, Flaminia Monti e Luca Baino alla correzione bozze.

Verdetto

Kimera Mendax è quindi un prodotto collegiale di grande prestigio e ciò si avverte fin dalle primissime pagine. Una collaborazione passata tra artisti diversi che possiede le caratteristiche di ognuno, pur avendo una sua armonia facilmente riconoscibile. Un lavoro di livello assoluto che conferma l’ampiezza delle proposte Manfont per l’anno prossimo e offre un’ulteriore vetrina a degli autori che non possono più essere definiti delle sorprese. Kimera Mendax è l’ultimo progetto del collettivo Kuro Jam, un’opera derivata dalla collaborazione di tanti professionisti capaci. Da non lasciarsi sfuggire.

 

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!