L’orgoglio di papà!

C’è un qualcosa di magico e poetico nella serie intitolata al Professor Layton. Un qualcosa che potrete comprendere solo dedicando al Professore e al suo giovane assistente Luke un po’ del tempo della vostra frenetica vita. Si creerà un’antitesi tra il vostro mondo e quello di Hershel Layton. Scoprirete un luogo di serenità, quasi di pace, in cui l’investigazione è solo il pretesto per lo svolgimento di una storia complessa, intrigante, splendidamente narrata. C’è stile nella serie di Level 5, stile da vendere, ed è un qualcosa che va ben oltre l’estetica sognante e la rassicurante voce del Professore. È una questione di classe. La classe con cui tutto viene architettato per mettersi al servizio del divertimento del giocatore. Professor Layton non è fatto per lunghe e intense sessioni di gaming, no, è più orientato verso una certa morbidezza, una partita notturna, un viaggio in treno verso una meta distante. È, insomma, un accompagnamento coinvolgente che per ben sei capitoli (più uno spin-off crossover con Phoenix Wright) ha ammaliato l’utenza portatile Nintendo offrendo nulla più che la versione digitale e interattiva di un racconto in stile Poirot. Layton deve molto alla penna della machiavellica Agatha Christie, madre indiscussa del giallo investigativo, e per certi versi deve molto anche al suo inossidabile gendarmier, da cui Hershel Layton eredita il carisma, la raffinatezza, la compostezza con cui risolve ogni enigma, ogni caso, e con cui si interfaccia con i suoi interlocutori. Layton è questo, un Hercule Poirot della modernità e, paradossalmente, un uomo d’altri tempi, e nonostante ciò anche un beniamino di moltissimi, che da giovanissimi si avventurano, accompagnati dal Prof e da Luke, nello stravagante Paese dei Misteri da quello che era appena il 2008.

L’eredità 

A distanza di una decade, Level 5 dice definitivamente addio al suo personaggio, che già dal 2013 era assente dagli schermi portatili di Nintendo DS. Un tentativo, piuttosto goffo, era stato fatto qualche anno fa, sempre su smartphone, con il bistrattato Layton Brothers: Mystery Room, originariamente concepito come uno spin-off della serie Atamania (popolare brand di puzzle game portatili praticamente appannaggio del solo pubblico giapponese) e poi forzatamente inserito nel mondo del Prof per mezzo dell’introduzione di Alfendi Layton, figlio del professore, investigatore e, per ora, personaggio extra-canone. Layton Brothers, seppur ben recensito dalla critica, si dimostrò un tentativo poco riuscito ed il progetto non godette di sequel o supporto, tanto che, lo ribadiamo, non venne neanche considerato canonico in quella che è la complessa storyline del marchio che, pur essendo partito con il succitato Il Professor Layton e Il Paese Dei Misteri, vede piuttosto ne Il Richiamo Dello Spettro (quarto capitolo) il suo inizio cronologico e ne Il Futuro Perduto (terzo capitolo) il suo finale. Abbandonato a chissà quale pacifico destino il nostro benemerito Professore, vestiamo oggi i panni di una nuova Layton, un’altra figlia (a questo punto l’unica canonica), di nome Katrielle, le cui peripezie si posizioneranno direttamente dopo gli eventi de Il Futuro Perduto, di cui questo titolo non è un seguito diretto, ma comunque cronologicamente attendibile. In soldoni, Katrielle sostituisce in toto suo padre in un episodio della serie che, pur avendo il nome di uno spin-off, ha tutto il sapore, l’estetica e l’attenzione che è stato riservato in passato agli episodi principali. Archiviare, dunque, Layton’s Mystery Journey: Katrielle e il Complotto dei Milionari come un mero “giochetto” per cellulari è quanto di più sbagliato possiate fare. Il perché sia stato preferenzialmente distribuito per iOS e Android resta un mistero, ma sappiate che tanta è la bonta di questo episodio che, non a sorpresa, sarà presto rilasciato anche per 3DS e affini, andando a posizionarsi nel luogo che gli spetta: nella vostra collezione, accanto agli altri titoli della serie.

Il mistero

Messa da parte la calma composta del Professore, Katrielle si impone subito come un personaggio completamente agli antipodi rispetto al suo genitore. La ragazza è giovane, esuberante, quasi travolgente nella sua positività e nella sua voglia di mettersi alla prova. Un cambio di rotta netto, e molto preciso, atto certamente ad avvicinare il nuovo pubblico. Il pretesto è l’apertura di una piccola agenzia investigativa, che la giovane gestisce insieme al suo goffo ma simpatico aiutante Ben, segretamente innamorato di Kat e certamente non corrisposto. Anche questi è del tutto dissimile dal buon Luke, con cui condivide solo l’ammirazione per la famiglia Layton e poco più. Ancora intenta a sistemare l’insegna della sua attività, Kat fa subito la conoscenza del suo primo committente, Sherl, che altri non è che… un cane parlante! Totalmente all’oscuro del suo passato, o del perché sia un cane capace di parlare, Sherl diventerà dunque il nostro primo cliente, giusto un attimo prima che Scotland Yard ci coinvolga in un altro caso, quello relativo al furto delle lancette di una delle facciate della torre del Big Ben. Da qui in poi la trama, come sempre, di articolerà in modo vorticoso, trasformando situazioni apparentemente banali in soluzioni complesse seppure, è doveroso dirlo, senza l’intensa epicità ed il respiro ampissimo che caratterizzavano gli episodi del buon Professore. Il motivo non è semplicemente demandabile al differente stile di scrittura, di cui presto vi diremo, ma soprattutto alla nuova gestione della trama che sceglie, a differenza del passato, di non farci affrontare un macro-caso, ma 12 casi più piccoli ma interconnessi.

L’idea si sposa con uno stile di gioco più smart, più veloce, che a differenza degli originali concede forse qualche soddisfazione in più in termini di conseguimento degli obiettivi, ma azzoppa un po’ quella scrittura intensa e meravigliosa cui invece eravamo stati abituati. Anche lo stile di quest’ultima, come anticipato, manca un po’ del mordente e delle tematiche adulte che i giochi originali così abilmente sapevano mascherare, configurandosi come un’esperienza sì più frizzante, ma anche meno intensa e ritmata. I dialoghi, per esempio, sono spesso inutilmente verbosi, palesemente messi in piedi per allungare il brodo e, in generale, privi di personaggi veramente memorabili come invece il passato ci aveva abituati. Intendiamoci: questo non significa che questo episodio sia indegno, anzi, siamo ben sopra la media di tantissime produzioni portatili e di sicuro ad un livello completamente inedito per le produzioni per cellulari, semplicemente nel tentativo di rinnovare o, se vogliamo, ringiovanire il brand a uso e consumo specialmente dei neofiti, si è perso un po’ quello smalto che caratterizzava le storie raccontateci da Layton e Luke. Poco male, perché nulla ci dice che non vada meglio la prossima volta.

Il richiamo

Per ciò che concerne il gameplay. Questo Layton’s Mystery Journey si configura come un’esperienza del tutto simile, se non identica, a quelle vissute negli episodi originali. Al giocatore il compito di esplorare delle ambientazioni statiche, alla ricerca di indizi per la risoluzione degli enigmi e di monete-aiuto per ricevere una mano quando proprio non si è capaci di risolvere i numerosissimi enigmi presenti nel gioco. Semplicemente il nostro dito va a sostituirsi al pennino del DS, e senza perdere molto in termini di precisione tattile, il gioco scorre liscio oggi come allora, seppur “stringendo” nello schermo del nostro smartphone quello che era il contenuto originariamente diviso sul doppio schermo delle portatili Nintendo. Come sempre gli enigmi sono divisi in fondamentali e opzionali, tutti “classificati” in termini di difficoltà in base al numero di Picarati assegnati loro, ovvero la moneta che quantifica i punti ottenuti dal giocatore (evidenziati per meri motivi d’orgoglio personale, sia chiaro). I puzzle sono generalmente buoni, taluni complessi e macchinosi, altri semplici ed immediati. Generalmente sono ben tradotti anche se, come da tradizione, soffrono talvolta di problemi nella chiarezza delle spiegazioni, tali che capire cosa fare richiede a volte ben più di una rilettura e di un tentativo. Nulla di nuovo per i fan, che riconosceranno in questa situazione un problema minore che persiste da 10 anni. Forse un po’ più frustrante per i newcomer, che dovranno adattarsi a questa piccola, ma non trascurabile, problematica.

Ciò detto, il gioco è praticamente un titolo Layton a tutti gli effetti: mappa, interazioni, enigmi, situazioni opzionali (quella di questo capitolo è tutta dedicata all’arredamento del nostro ufficio) si rifanno ai capitoli cui eravamo stati abituati, regalando una piacevole continuità ad un titolo molto apprezzabile e tranquillamente giocabile anche per chi non ha mai incorociato la propria strada con i titoli precedenti (“shame!”). Inoltre, ed è forse il vantaggio più bello, non c’è da sottovalutare la definizione che molti degli attuali dispositivi hanno rispetto allo standard 3DS e figli. Giocare Layton su Galaxy S8 o su Iphone 7 (giusto per citare i top di gamma più noti) è oggi un’autentica gioia. Questo perché, come per i giochi classici, anche questo episodio gode di un nutrito numero di video disegnati a mano, a cartoni animati, con tanto di eccezionale doppiaggio in lingua italiana. Si tratta, sostanzialmente, del primo Layton HD che potrete giocare e, credeteci, ne resterete rapiti ed estasiati, domandandovi perché diamine non sia questo il modello dei giochi per cellulari, in virtù della robetta gratuita che ci viene propinata. A ciò si aggiungono ben 365 enigmi bonus da scaricare gratuitamente sotto la voce “l’enigma del giorno“, e un folto numero di DLC a pagamento che, al prezzo di 2,29 Euro l’uno vi “omaggeranno” con vestiti aggiuntivi per Kat. Esosi, inutili ma in fin dei conti non danno fastidio a nessuno.

Verdetto:

Layton’s Mystery Journey: Katrielle e il Complotto dei Milionari è un titolo ottimo, lontano dai fasti dei suoi predecessori per meri motivi di trama e nulla più. Al titolo manca forse l’epicità e l’ampio respiro che si confacevano ai giochi dedicati al tanto amato Herschel ma al contempo offre un videogame sviluppato in modo certosino. Dettagliato, rifinito, appagante e soprattutto fresco e divertente. Il punto è il suo prezzo. Sui vari store troverete il gioco disponibile a circa 18 euro (17,99 per la precisione), il che ha generato innumerevoli lamentele da parte del pubblico, disabituato a costi tanto elevati per ciò che riguarda i titoli per cellulari. Ogni commento simile è semplicemente idiota, senza se e senza ma. Layton’s Mystery Journey non ha nulla a che spartire con la paccottiglia per cellulari, è un prodotto di tutt’altro spessore, con un modello di vendita che non prevede ostacoli sbloccabili a pagamento secondo il modello freeware. È un titolo console, fatto e finito, che cercando si sfruttare il trend del mercato mobile è stato trasposto su cellulari e, in quanto tale (e vista la qualità), merita ogni centesimo. Non peccate di ignoranza e accaparratevelo subito, anche perché il suo costo attuale è circa un terzo di quello che certamente sarà il costo su 3DS. E quello non sarà così “tascabile”, né in HD.