Panel di alto livello quello di sabato scorso al Chicago Comic & Entertainment Expo, da titolo adatto agli ospiti presenti: Gli Uomini, i Miti, le Leggende: Stan Lee e Frank Miller faccia a faccia.

I due veterani del fumetto americano hanno condiviso il palcoscenico, punzecchiandosi e instaurando un divertente duetto in cui raccontavano aneddoti.

Tra le varie esperienze raccontate, Miller ricorda la sua prima visita alla Marvel, quando Stan ancora lavorava negli uffici di New York. “Mi affannavo alla macchina da scrivere e cercavo di inventare storie fin da bambino. Una volta mio padre, un tipo molto audace e diretto, mi prese e mi portò direttamente agli uffici della Marvel per incontrare quelli che ci lavoravano. Ricevetti un biglietto da Stan che recitava più o meno: “Il tuo materiale non è ancora all’altezza degli standard della Marvel, ma continua a lavorarci.” Anni dopo, mentre lavoravo alla mia seconda storia di tre pagine, ebbi l’occasione di incontrare Stan di persona. Era un rito iniziatico a cui si sottoponevano tutti quelli che cominciavano a lavorare per la Marvel. Stan mi tenne la sua famosa lezione su come si fa una storia di supereroi. Credo che la parte che più mi rimase impressa fu la regola secondo cui ogni singolo supereroe dovrebbe farti capire chi è nel momento in cui entra in scena. Fece l’esempio di Ant-Man che si rimpicciolisce accanto a qualcosa di già piccolo, o Spider-Man che si spaventa e, con un salto, rimane attaccato a una parete”.

A quel punto è toccato al “Sorridente” Stan parlare. “Una volta ero una persona relativamente normale. Dopo il liceo, risposi a un annuncio in cui cercavano del personale per lavorare alla Timely Comics. Per qualche tempo lavorai sotto Joe Simon e Jack Kirby. Poi i due ebbero dei problemi con i proprietari e il giorno dopo non si presentarono al lavoro. Non sapevo nemmeno se fossero andati loro, o se fossero stati licenziati. L’editore si curava talmente poco dei fumetti che si limitò a dire: Stan, ce la fai a occupartene tu finché non trovo qualcun altro?”

Uno dei passaggi più interessanti riguardava la nascita di Spider-Man. “Inizialmente, l’editore aveva rifiutato l’idea. Perché a nessuno sarebbe piaciuto un eroe  ragno (la gente odia i ragni) o teenager (gli adolescenti potevano fare solo da spalla) o che afflitto da problemi personali (gli eroi erano immuni da ogni problema). Inserii la storia in un albo a bassa tiratura in procinto di chiudere. Quando Amazing Fantasy #15 andò esaurito, il boss si rifece vivo e pretese che il personaggio avesse una sua serie personale. È la dimostrazione che il capo ha sempre ragione!

È toccato poi a Miller raccontare la sua esperienza con Daredevil. “Adoravo l’idea di un supereroe il cui tratto distintivo fosse un handicap. Per mia fortuna, proprio in quel periodo Gene Colan era fuggito a gambe levate da una gestione di Daredevil. Abbandonai la formula del “supercriminale del mese” e iniziai a progettare archi narrativi più lunghi. E soprattutto riuscii a rubare Kingpin alla serie di Spider-Man, trasformando la serie in un fumetto crime.

Giunti al momento del commiato, Miller ha offerto a Lee l’occasione di un cammeo in un ipotetico futuro film di Sin City. Frank ha chiesto “Stan Lee è pronto a beccarsi un proiettile”.

Pronta la replica del Sorridente “In cambio di un cammeo? Certo che sì!”.

(fonte: CBR.com)