La nostra intervista a Davide Toffolo, autore di Cinque Allegri Ragazzi Morti, avvenuta a Lucca Comics 2015

Ciao Davide, grazie per aver aver dato a Stay Nerd la possibilità di intervistarti. Partiamo con una domanda un po’ particolare: se tu fossi un supereroe, ti sentiresti di più un musicista che si traveste da fumettista o il contrario?

Beh io mi sono sempre sentito una specie di supereroe, infatti quando abbiamo fondato i Tre Allegri Ragazzi Morti, lo abbiamo fatto con identità segrete, con le maschere, e con il super potere di resistere ad un certo tipo di idiozia che c’era e c’è tuttora in Italia. Perciò posso affermare che sono un supereroe che la mattina disegna e la sera si traveste e va in giro a suonare. La realtà è più o meno questa.

lIn un’epoca come questa, dove gli artisti cercano di sfruttare più media per far evolvere le proprie opere, a te piacerebbe una serie televisiva o a cartoni animati su Gianni Boy? Ci hai mai pensato?

Sì le canzoni dei Tre Allegri Ragazzi Morti sono un po la mia visione del “seriale” e soprattutto quando ero ragazzo immaginavo questa cosa così; che ne sarebbe potuto nascere un cartone animato o delle serie televisive, poi alla fine sono nate, non sui miei personaggi ma su altri (RIDE). Misfits per esempio, la vedo molto vicina allo stile dei Cinque Allegri Ragazzi Morti. Se dovessi fare una serie seguirei quel taglio lì, una serie grottesca e piena di piccole invenzioni che riportano ad un immaginario fumettistico. Quella serie mi è piaciuta veramente molto, soprattutto la prima.

Sono passati quindici anni dalla prima pubblicazione di Cinque Allegri Ragazzi Morti, pensi che la nuova generazione di giovani sia diversa da quella che l’ha preceduta? Credi che accoglieranno in modo diverso la tua opera?

Me lo chiedono tutti ma in realtà non so cosa rispondere. Penso che i Tre Allegri Ragazzi Morti lavorino su degli archetipi e che questi possano essere riconosciuti da diverse generazioni. Certo raccontano l’Italia degli anni ‘90, con una provincia che è una sorta di “laboratorio dell’esistenza” ed una visione romantica e possibilistica della vita che in questo momento qui sembra meno presente. Nelle prossime storie mi metterò davvero a confronto con questa cosa dato che saranno ambientate adesso in Italia e dovrò interrogarmi su cosa sono “I Ragazzi Morti” oggi. È la mia prossima sfida.

Una curiosità: tu scrivi anche degli oroscopi un po’ particolari e volevo sapere se Davide Toffolo crede nell’astrologia o in qualche forza astrale più forte del nostro libero arbitrio che indirizzi le nostre vite?

Beh i Ragazzi Morti sono degli zombie diversi da quelli che si trovano in giro per la letteratura o per le strade, perché non sono zombie di origine “virale” ma hanno origine “magica”, perciò da lettore di horror, magia e vodoo sono una chiave narrativa importante e differente. Per quanto riguarda me, l’oroscopo l’ho fatto in omaggio ad una rivista degli anni ‘70; il Corriere della Paura che aveva anche gli oroscopi. Quando ero bambino e leggevo questi oroscopi stralunati dove c’erano licantropizzazioni, influssi lunari, mostri, sangue ecc. io mi divertivo un casino e al tempo stesso alleggerivo l’idea che qualcuno potesse sapere cosa ti capiterà e spero che i miei facciano lo stesso effetto. Sono interessanti perché da un lato ti puoi riconoscere sull’idea che qualcuno stia parlando di te e dall’altro hanno una dimensione così fantastica che il gioco di parole che hanno è quasi più forte del contenuto, perciò per me è puramente un gioco e come tale spero che venga recepito dai lettori.

5ragazzimortiUn’altra tua peculiarità è che consigli sempre che musica ascoltare durante la lettura dell’albo. Facendo un gioco inverso; quale letteratura consiglieresti per l’ascolto dell’album dei Tre Allegri Ragazzi Morti?

Domanda interessantissima! Beh da lettore accanito di poesia in alcuni particolari dei Tre Allegri Ragazzi Morti questa cosa si sente abbastanza. Preferisco gli scrittori italiani rispetto a quelli tradotti perché no leggo con facilità altre lingue e credo molto che la scrittura in lingua abbia una forza evocativa molto forte, non so bene come spiegarmi.  Infatti ho sempre cantato in italiano. Per quanto riguarda letture specifiche per l’ascolto dell’album, nella letteratura italiana non c’è molto… Costruire un disco è una cosa complicata, c’è dentro della letteratura e del vissuto ed è pieno di particolari.

Forse la risposta più ovvia è : leggere i Cinque Allegri Ragazzi Morti…

Sì potrebbe essere la risposta, ti ringrazio per la scorciatoia, ma in realtà le canzoni dei Ragazzi Morti hanno una genesi molto lunga, noi facciamo un album ogni tre anni circa e quel tempo serve per accumulare esperienze da raccontare. È una cosa che spero sempre che succeda, anche ora che stiamo facendo il disco nuovo. Non c’è automatismo nel nostro lavoro, tutto passa attraverso il nostro corpo e le  nostre esperienze, sempre ed ogni volta è come iniziare da capo, senza un “prima” .

Nei Cinque Ragazzi Morti c’è molto di te, dato che derivano concettualmente dalla tua musica. Quindi come è nata l’esigenza di scrivere un’opera che fosse ancora più autobiografica come “Graphic Novel is Dead”?

Quella è stata una specie di chiusura di un percorso: qualche anno fa ho spinto molto sulla costruzione di me come un personaggio pubblico dallo stile molto anomalo; adottando un costume oltre alla maschera e rendendo ancora più grottesco l’insieme e alla fine di questo percorso volevo che ci fosse la possibilità di capire come il me mascherato e il me non mascherato vivessero questa condizione, ho provato a raccontare la mia esistenza. È la chiusura del percorso sul lavoro della graphic novel che ho fatto in questi anni, non è stato facile per me raccontare direttamente la mia vita ma l’ho fatto cercando di recuperare la modalità del fumetto tradizionale, quindi delle tavole uniche che avessero una chiusura comica o interna, ho fatto un ragionamento di struttura molto forte che ha permesso di trasformare me stesso in un personaggio VERO, un vero personaggio dei fumetti con  dei tic, degli atteggiamenti, con un panorama di comprimari ma toccando degli elementi che non avevo mai toccato prima, legati alla mia esistenza personale.

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Sentivi forse l’esigenza di non essere frainteso nella tua identità…

Un po’ sì ma è anche semplicemente una sorta di gioco finale… Come ti dicevo io ho sempre messo un po’ di vissuto nelle mie storie, quando non c’era, come ad esempio in “Intervista a Pasolini” l’ho ricostruito attraverso un viaggio. Graphic Novel is Dead” non sarà l’ultimo, ne farò un’altra che sarà un seguito della prima perché penso che quella storia possa essere più interessante con una fogliazione più ampia. Centoventi pagine non bastano. È stata un’esperienza tecnicamente molto interessante per me, anche se qualcuno si è lamentato che il mio segno è diventato molto più sintetico, lo è diventato perché cercavo di iconizzare la figura fisica dei personaggi ed effettivamente è un passo nuovo rispetto ai disegni che ho fatto finora, una evoluzione di stile molto precisa.

 A cura di Angela Bernardoni e Davide Salvadori