In quel di Lucca abbiamo avuto la possibilità di incontrare, conoscere e intervistare Mark Buckingham, fumettista esperto e incredibile disegnatore. Mark ci ha concesso con piacere quest’intervista in cui ci ha raccontato un po’ dei suoi lavori passati, presenti e futuri.

È stato difficile passare dallo stile Marvel a quello che usi in Fables?

Per me è stata una specie di processo naturale, il mio stile è cambiato parecchio nel tempo. I lavori che facevo ad esempio con Spider-Man sono davvero diversi da quello che facevo per la DC su Batman. Mi ha sempre influenzato molto Jack Kirby, e questo ha cambiato il mio approccio ai disegni e influenzato anche il mio lavoro su Fables. E poi ho iniziato ad introdurre più elementi “organici”, come fiori o piante, eccetera, o i bordi intorno alle pagine, che hanno reso Fables più simile a un libro per bambini che non a un fumetto vero e proprio. Insomma è stata una evoluzione.

Secondo te quali sono le caratteristiche che hanno reso Fables così diverso dagli altri fumetti e che gli hanno permesso di ottenere il successo che ha avuto?

Penso che ciò che ha aiutato è il fatto che i lettori sentivano di conoscere già i miei personaggi, visto che praticamente tutti hanno letto libri per bambini. Ciò che li rende interessanti è il fatto che abbiamo aggiunto molti elementi alla loro storia e anche molti dettagli. Ma allo stesso tempo non c’era alcuna continuità con altri fumetti, quindi era interessante anche con i nuovi lettori, perchè poteva sembrarti al contempo sia familiare che nuovo. Ecco perché abbiamo così tanti nuovi lettori, specialmente donne, visto che abbiamo anche molti personaggi femminili molto forti.

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Hai un tuo personaggio preferito nella storia?

Beh c’è l’Acchiappamosche che è il mio preferito. Penso sia il personaggio più forte della serie e sento di avere anche molti tratti in comune con lui. Oltre lui c’è Rose Red che ha le sembianze di mia moglie, quindi naturalmente è molto importante per me. E poi tengo molto a tutto l’ambiente e gli animali della fattoria perché li ho praticamente creati io, li sento miei.

Dove hai trovato l’ispirazione per Fables?

Difficile da dire, non c’è stata una cosa in particolare ad ispirarmi. Ho cercato di non guardare film mentre lo stavo facendo, perché non volevo lasciarmi influenzare dai media, o da altre interpretazioni dei libri, ma leggevo direttamente i libri io in prima persona. Oppure a volte semplicemente mi mettevo e disegnavo, e vedevo cosa riuscivo a fare.

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Quali sono invece I tuoi progetti futuri?

Ora che Fables è finito la prossima cosa che farò è Miracle Man. È una serie che facevamo 25 anni fa, all’inizio della mia carriera, ed è un progetto che ha trascorso molto tempo nel limbo, visto che la casa editrice originale è fallita e ci è voluto un po’ di tempo per riprendere in mano i diritti. Ci è andata bene perché adesso i diritti li detiene proprio la Marvel, quindi possiamo finalmente finire la storia che avevamo iniziato, e quello sarà il progetto principale a cui mi dedicherò per il prossimo anno e mezzo circa.

Abbiamo molti fan che vorrebbero seguire le tue orme e diventare fumettisti, cosa puoi consigliare loro?

Beh, ci vuole moltissima dedizione. Se vuoi fare carriera come artista devi sentire davvero il bisogno di disegnare, dev’essere parte di te. Come hai bisogno di mangiare, bere o dormire, devi avere anche il bisogno di disegnare. Mentre se vuoi lavorare nel campo dei fumetti la cosa più importante è il saper raccontare una storia. Non sta tutto nel fare bene i disegni, ma la trama, il modo in cui vuoi portare il lettore in viaggio nel tuo mondo, è la parte più cruciale, ed è quello su cui bisogna lavorare.
E poi, se sei giovane non te ne preoccuperai, ma un grande consiglio è prendi una sedia comoda dove sederti quando lavori, perché te ne pentirai in futuro quando sei più vecchio (ride).

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Un’ultima domanda: credi nel crowdfunding come futuro dell’editoria, visto che molti artisti lo stanno usando per essere pubblicati, spesso con buoni risultati?

Credo sia un modo utile per portare nuovi artisti all’attenzone del pubblico, ma credo anche che ci siano molte altre opportunità per lavorare anche con le maggiori case produttrici. Anzi, credo sia anche un buon momento per farlo, visto che sta crescendo molto il numero di cose da pubblicare, e le case sono sempre alla ricerca di nuovi talenti. Però sì, se stai iniziando e vuoi farti conoscere può essere un ottimo strumento.

A cura di Pasquale Sada e Gabriele Atero di Biase.

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