Uno sguardo al futuro

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Le stampanti 3D erano protagoniste indiscusse dell’evento.

Passare una giornata al Maker Faire di Roma, l’evento internazionale che riunisce progetti e prototipi di creativi provenienti da tutto il mondo, significa essere stimolati a 360 gradi dalle moltissime idee che coinvolgono l’innovazione nel campo della tecnologia, dell’elettronica e dell’ingegneria. Difficile parlare di qualcosa di specifico dopo aver girato gli innumerevoli padiglioni che componevano la fiera allestita all’Auditorium Parco della Musica, vista la grandissima varietà di progetti mostrati, ma sicuramente possiamo dire di aver riscontrato dei temi comuni che animano gli inventori più o meno alle prime armi che abbiamo avuto il piacere di incrociare durante la nostra visita. Innanzitutto, una delle parole d’ordine e più rappresentative del Maker Faire è stata open source. Si perché la condivisione totale della tecnologia creata è la via migliore e più abbracciata dal collettivo creativo per aiutare il progresso. Moltissimi quindi i progetti messi completamente “a nudo” in rete e alla portata di tutti, in modo che chiunque possa sfruttare un’idea per crearne un’altra. In prima fila Arduino, una scheda elettronica in grado di fungere da microcontrollore e favorire ad esempio, la connessione tra dispositivi con vaste potenziali applicazioni, come l’interazione tra app. di uno smartphone e luci, interruttori e sensori di altri apparecchi. Tutto sta alla creatività di chi decide di sfruttarlo, e nella fiera, erano parecchi i progetti a farlo.

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Un allarme che ti avvisa quando cercano di aprirti la borsa, qualcuno ha pensato anche a questo.

Ma oggigiorno condividere significa anche in maniera più pragmatica, farsi supportare. Progetti brillanti che vengono “dal basso” sono spesso promossi tramite campagne di crowdfounding e i marchi di Indiegogo e Kickstater campeggiavano nella maggior parte degli stand della fiera. Inevitabilmente, si chiede a tutti di credere in quelle idee che possono rappresentare la propria ideale “visone per il futuro”, e concettualmente, non è poi cosi sbagliato. Naturalmente, questo solo Jpegnel caso che dietro non ci sia una major che si metta in gioco autonomamente per incarnare quei principi aziendali che va promuovendo, come nel caso di Eni. Nel suo spazio Innovation for Energy, abbiamo visto i modelli di alcune potenziali tecnologie sostenibili per società la quale progetta stazioni che siano centri di servizi e mobilità a tutto tondo, “nel segno dell’efficienza energetica”. Un Digital Mobility HUB focalizzato su prodotti ecologici e una sinergia tra la mobilità e l’uso innovativo degli spazi, che utilizzino energia solare, promuovano lo “sharing” di veicoli elettrici e attuino tutti i provvedimenti con lo scopo di ridurre al minimo le emissioni di CO2.

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JpegEcco infatti infatti un altro grande tema della fiera, l’innovazione che rispetta l’ambiente e PER l’ambiente. Abbiamo visto serre che tramite Arduino provvedevano in modo autonomo al sostentamento del coltivato, impianti fotovoltaici che seguono il sole, forni che per funzionare utilizzano l’energia solare. Inoltre, un’attenzione particolare è stata rivolta all’ottimizzazione delle risorse. Quotatissima la ricerca sulle stampanti 3D, i cui modelli di diverso tipoIMG_1414 si sprecavano tra gli espositori (non mancava anche una stampante in grado di imprimervi sulla pelle veri tatuaggi). Alcune facevano appello alla loro puculiare precisione e velocità, altri invece mostravano come sia possibile costruire prototipi a basso costo e comunque perfettamente funzionanti. La stampante 3D infatti ha delle potenzialità tutte da esplorare che coinvolgono i più disparati settori, da quello ingegneristico a quello medico, è ovvio che quindi la sperimentazione  in tal senso sia particolarmente “spinta” e sotto Jpegi riflettori. Abbiamo letteralmente stretto la mano a InMoov, un robot ideato dal francese Gael Langevin completamente assemblato con componenti stampati in 3D, il quale presentava abilità motorie, visive e acustiche limitate ma notevoli. Anche in questo caso il progetto è totalmente open source e replicabile da tutti gli “addetti ai mestieri” che volessero porre il loro contributo all’idea di partenza. InMoov non era comunque di certo un caso isolato, nel campo della robotica infatti erano esposti anche altri esemplari come l’androide iCub, costruito dall’Istituto italiano di Genova con le fattezzeJpeg di un bambino con lo scopo di aiutare gli studi cognitivi ed avere impieghi terapeutici in vari campi come ad esempio, la neuro psichiatria. C’era il robot che trasforma un concetto in segnali luminosi, protesi cibernetiche, insetti e animali meccanici che riproducono l’intelligenza artificiale delle controparti reali, e molto altro. Largo spazio inoltre è stato riservato ai più giovani, non solo per ridefinire la didattica in maniera più intuitiva, interessante e interattiva, ma anche per stimolare loro la creatività non per forza tramite la tecnologia ma anche con nuovi e brillanti giochi o costruzioni di carta e legno “vecchia maniera”.

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JpegErano presenti ovviamente moltissime “interpretazioni” di droni volanti e unità mobili di vario tipo, le cui più interessanti erano senz’altro quelle “intelligenti” che rappresentano a tutti gli effetti gli embrioni delle automobili del futuro: modelli di veicoli automatici che tramite sensori e telecamere integrate riconoscono la conformazione della strada, gli ostacoli, i dossi e si comportano di conseguenza, seguendo coerentemente il percorso e gestendo la velocità autonomamente. Che si stia avvicinando l’era del pilota automatico nelle automobili? Probabilmente ci sarebbe ancora qualche problemino con il traffico…

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Un tributo alla fantascienza del cinema, spesso veramente lungimirante nel cogliere la futura evoluzione tecnologica del mondo reale!

JpegMa la scienza può essere utilizzata anche in maniera “frivola” e artistica. Stranianti infatti i primi esperimenti di MakeFashion, accessori di moda elettronici che ti illuminano come un albero diJpeg natale e design per vesitti a dir poco futuristici, affascinante… e decisamente vistoso. Anche il settore della musica è stato campo di sperimentazione con strumenti musicali innovativi e addirittura musicisti in “ferro e bulloni”. Abbiamo assistito a due “concerti” molto particolari: il primo era praticamente costituito da alcuni strumenti musicali opportunamente arrangiati che “suonavano da soli”, nel secondo caso, dei giganti di metallo dall’aspetto molto underground si davano al rock sfrenato suonando una chitarra elettrica e la batteria.

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Bici-google: ovvero come girare per la città in bicicletta... dentro casa.
Bici-google: ovvero come girare per la città in bicicletta… dentro casa.

Insomma, troppe ne abbiamo viste e troppe ce ne sarebbero da raccontare. Sicuramente l’impressione che abbiamo avuto nel modo in cui l’evento è stato concepito è più che positivo: creativi e inventori  erano tutti in prima fila per mostrare e spiegare agli interessati i propri progetti, permettendo ai visitatori di toccarli con mano, capirli e interagire con essi. Una fiera che, a parte la mostra intitolata, Make in Italy che con un po’ di sano patriottismo, attraversava l’evoluzione tecnologica italiana degli ultimi 50 anni, ha avuto un approccio ben poco museale. Cosa che insieme alle nuove filosofie di versatilità, accessibilità e sostenibilità su cui si basano l’innovazione e il progresso di tutti i settori coinvolti, abbiamo veramente apprezzato. Non ci resta quindi che augurare buona fortuna a tutti quei creativi le cui idee brillanti potrebbero un domani cambiare almeno in parte, anche il nostro futuro.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!