Una ripartenza poco convinta per il celebre brand di Capcom.

Tra tutti i picchiaduro che negli ultimi anni sono riusciti a fare risalire la china di un genere poco considerato nelle ultime generazioni di console, sicuramente Marvel vs. Capcom è uno dei più celebri e importanti. Il famoso picchiaduro che vede scontrare le icone dei videogiochi Capcom contro i più noti eroi dei fumetti americani, è sempre stato uno dei più giocati, soprattutto in U.S.A. Il segreto di questo successo è molteplice, ma va cercato specialmente in due fattori, il primo è la larghissima fetta di fan a cui si rivolge il gioco. Racchiudendo sia personaggi tratti dai più amati videogiochi degli ultimi 20 anni, che gli eroi più letti e seguiti dei fumetti Marvel, Marvel vs. Capcom accontenta da questo punto di vista praticamente tutti. In secondo luogo, lo stile di combattimento velocissimo e piuttosto user friendly (ma sotto la scorza sempre tecnicissimo), ha permesso a molti giocatori non così avvezzi al genere, di divertirsi con un titolo che senza troppa severità esecutiva regalava gran spettacoli pirotecnici su schermo. Era lecito pertanto aspettarsi in questa generazione un nuovo capito della saga, giacché la stessa Capcom ha visto la sua community scricchiolare a causa di uno Street Fighter V non così amato fuori dalla scena agonistica.

Finalmente abbiamo messo le mani sul capitolo Infinity, che abbandonando la sequenzialità numerica nel titolo, pare quasi dare un colpo di spugna al passato per reinventarsi da zero. E in effetti lo fa, ma evidentemente visto il risultato, non è stata la migliore delle mosse sotto tutti gli aspetti. Partiamo da una forte sensazione che mi ha accompagnato durante le prime sessioni di gioco. Marvel vs. Capcom Infinite mi sembra quasi un gioco improvvisato da parte di Capcom, un progetto tirato su alla meno peggio all’ultimo secondo, senza avere tempo e risorse a disposizione per realizzarlo al meglio. Come se non si sapesse bene fino all’ultimo in che modo gestire la cosa. Sembra un titolo pubblicato perché si doveva fare, e perché nel suo piccolo, è una piccola gallina dalle uova d’oro nel mercato dei picchiaduro da sfruttare il più possibile.

Impossibile non avere questi sentori una volta avviato il gioco. I menù e la grafica delle schermate che accolgono il giocatore sono scialbe, anonime e poco curate. Le modalità sono ridotte all’osso, e presentano una modalità storia come unica novità di rilievo, tra una modalità arcade scheletrica e senza finali, banali sfide di training, canoniche sezioni per l’online (che quanto meno sembra funzionare bene) e qualche illustrazione come extra. Se imparando a conoscere meglio il gioco qualche merito infine si è trovato, è indubbio che la sensazione iniziale sia quella descritta.

Pura povertà stilistica per un titolo il cui unico scopo sembra quello di cavalcare l’onda verde del fruttuoso Universo Cinematografico Marvel. Lo si capisce da tante cose: innanzitutto dal fatto che il gioco concentra storia e gameplay sulle gemme dell’Infinito, oggetti al centro dei riflettori in ogni capitolo cinematografico della fortunata saga legata ai supereroi Marvel. Lo si capisce dal roster, focalizzato sostanzialmente su tutti i personaggi dei film con rare eccezioni. Una rosa di personaggi non ingenerosa in termini numerici, ma davvero poco esaltante, e in entrambe le fazioni. Gli X-Men non esistono più, quasi a riprova che questo titolo potrebbe chiamarsi benissimo “Marvel Cinematografica vs. Capcom”. In Capcom, con la pletora di personaggi fantastici che possiedono, sicuramente potevano riservare spazio a qualcuno di più interessante di Firebrand, o magari rinunciare all’onnipresente Chun Li, che non ha mai nulla di nuovo da dire e ha francamente rotto le palle in questi crossover.

30 personaggi non sono pochi ma vi assicuriamo che se paragonato al roster di Ultimante Marvel vs.Capcom 3, quello di Infinite sembra, scusate il gioco di parole, infinitamente scarso. In casa Marvel va un pochino meglio, Thanos, Ultron, Gamorra, o Capitan Marvel sono tutte new entry carismatiche (guarda caso tutte note nei film usciti o annunciati), ma dove sono, appunto i mutanti? E Ironfist? Deadpool? Troppe importanti mancanze per un titolo che dovrebbe fare un passo avanti e non due indietro.

Infine, la strizzata d’occhio all’universo filmico, che a quanto pare sembra aver portato più danni che altro, la si evince dallo stile grafico scelto. O meglio dal NON stile grafico. Infinite abbandona l’eccentrico ma riuscito stile dell’ultimo capitolo, capace di miscelare bene estetiche così diverse come quelle di Capcom e Marvel, grazie ad un design fumettoso piuttosto ispirato. In Infinite con la ricerca di un maggior “realismo” la personalità è totalmente andata a farsi benedire, e anzi, i risultati passano dall’accettabile al grottesco con molta nonchalance, perché anche nella scelta del restyling, la convinzione sembra poca e i risultati sono altalenanti. Molti personaggi sono semplicemente brutti. Chun Li, Chris, e altri hanno delle facce da idioti e sono mezzi strabici. Gente come Capitan America e Spiderman sono totalmente sproporzionati. Morrigan semplicemente non sembra più lei. In generale si salvano quelli in armatura o dalle fattezze più particolari, in quanto le texture che li ricoprono non sono male, ma tutto il cast tirando le somme è esteticamente poco curato e per nulla ispirato. Fortunatamente le animazioni non sono male e rimangono nella media delle scorse produzioni.

Ma veniamo all’offerta ludica, soffermandoci su due elementi in particolare che devono interessare nell’analisi del titolo di Capcom. La modalità storia e il combat system. Sulla prima non c’è -ahimé- moltissimo da dire. Già da Street Fighter V era piuttosto evidente che Capcom non sapesse bene cosa inventarsi per legare tra loro vari scontri con un collante narrativo che fosse minimamente intrigante. Con Infinite, purtroppo, la musica non cambia moltissimo. Sicuramente la storia è più interessante di quella di SF5 e lo scheletro narrativo potrebbe essere addirittura vagamente intrigante, ma le modalità di racconto purtroppo fanno crollare tutto. A causa di una congiunzione tra gli universi Marvel e Capcom, le cui cause vi verranno svelate andando avanti nella storia, Ultron si fonde con Sigma, il “cattivo” della serie Megaman X, e con il potere di due gemme, tiene sotto scacco il resto del mondo (o meglio i due modi anch’essi fusi tra loro). Lo scopo del resto dei personaggi è quello di arrivare alle restanti quattro gemme del potere prima di Ultron Sigma, per poterlo neutralizzare prima che conquisti il potere assoluto. Sostanzialmente quindi i nostri eroi composti in team improbabili come Hulk e Ryu, Gomora e Strider e così via, si dividono per portare a termine l’obiettivo. Tutto questo è raccontato tramite cut-scene piuttosto brevi tra uno scontro e l’altro che sinceramente, hanno poco da dire. La narrazione infatti sta in bilico tra surreale comicità (a volte forse manco così cercata) e drammaticità forzata. I dialoghi sono scarsamente interessanti, e spesso i migliori appartengono ai personaggi Marvel, mentre più o meno tutti quelli Capcom -non so perché- paiono dei veri coglionazzi, compresi campioni di carisma come Ryu o Dante. Senza contare che non ci sono colpi di scena degni di nota e praticamente nessun momento veramente memorabile. Ciò nonostante, è da considerare un extra, un simpatico diversivo di un paio di ore prima di buttarsi nel combattimento online seriamente. 

E a proposito di combattimento, possiamo dire che fortunatamente qui le cose migliorano. Capcom ha lavorato per sottrazione rispetto al passato, rendendo le meccaniche di gioco più snelle e rinfrescando un po’ la formula con qualche novità, e il risultato è sicuramente positivo. Non si combatte più in team di 3 ma ora ogni combattente ha un peso specifico maggiore che in passato con un moveset generalmente più ricco di opzioni, in modo da rendere abbastanza versatili anche squadre da soli due membri. Padroneggiare i personaggi per bene richiede sempre molta pratica, ma i controlli e le mosse sono state riviste in generale per essere più semplici da fare. C’è quello che pare ormai una immancabile feature nei picchaduro contemporanei, ovvero il tasto (in questo caso il colpo leggero) per fare le combo automatiche, inoltre molte mosse speciali sono state semplificate nell’esucuzione. In tanti casi basta addirittura effettuare un normal attack dopo un altro per eseguirle. Anche le combo sono più corte e soprattutto più leggibili su schermo rispetto a prima, che erano così veloci e piene di effetti visivi da confondere un’occhio non super allenato. Questo non significa certo un impoverimento tecnico, in quanto il numero di combinazioni e mosse rimane sempre altissimo per ogni personaggio che anzi, può trovare ulteriori e più creative varianti quando si scambia con un alleato in campo. Questa operazione infatti non richiede più una mossa precisa per essere eseguita, ma è possibile “switchare” letteralmente in ogni istante un combattente con un altro, utilizzandolo di fatto come “cancel” per le proprie combo, che possono naturalmente continuare con il nuovo contendente evocato in battaglia.

Inoltre, è stato introdotto il sistema delle Gemme dell’Infinito, un’aggiunta brillante che aumenta il valore tattico delle nostre opzioni non di poco. All’inizio del match infatti va scelto quale gemma associare al proprio team tra le sei, e ognuna porterà in battaglia effetti unici. Ogni pietra ha un’azione immediata da poter usare in ogni momento, e può sprigionare una potente condizione speciale solo quando avremo riempito l’apposito indicatore. La gemma del Potere ad esempio può farci colpire l’avversario in modo da farlo rimbalzare sulla parete, ed è utile, per dirne una, con i personaggi veloci con i quali si possono sfruttare i rimbalzi e legare più combo, mentre ha il potere speciale di potenziare i nostri attacchi temporaneamente. La gemma dello Spazio invece si può usare per attirare l’avversario verso di noi, e con un po’ di creatività, si può ad esempio abbinare ai personaggi che giocano tanto di attacchi ravvicinati e prese. La stessa gemma una volta riempita la barra di energia, può anche immobilizzare i nemici dentro delle gabbie energetiche per alcuni istanti. Insomma, se la scelta del team si è fatta più facile, togliendo dall’equazione un membro, l’aggiunta di questa ulteriore variabile delle gemme dell’Infinito compensa notevolmente questa semplificazione e riequilibra il valore strategico del titolo. Fortunatamente quindi se non altro, Marvel vs. Capcom: Infinite è sicuramente un titolo divertente da giocare.

Verdetto

L’ho detto e lo ripeto, se è vero che in qualche misura vale per ogni videogioco, nel caso di Marvel vs. Capcom: Infinite, i meri fini commerciali della sua realizzazione sono fin troppo evidenti e surclassano qualsiasi altra velleità artistica o creativa. Alla base, c’è un gioco dal gameplay solido, profondo e avvincente, sicuro, ma è veramente il minimo aspettarsi questo da una software house che ha fatto del genere una delle sue più riconosciute specializzazioni nel corso dei decenni. La modalità Storia sicuramente è una aggiunta carina che non può far male, il sistema delle gemme dell’Infinito è un elemento inedito effettivamente riuscito, i cambiamenti al gameplay, che lo hanno “asciugato” e reso più leggibile e meno caotico, rendono il gioco più godibile ad una più ampia fetta di giocatori. Infinite ha dei pregi che lo qualificano sicuramente come un picchiaduro degno di attenzione, ma manca troppo lavoro su tutti gli altri comparti, a cominciare da un numero e una selezione di personaggi che poteva essere molto meglio studiata, per poi passare attraverso un character design che sicuramente è uno dei peggiori in assoluto degli ultimi anni (forse inferiore anche a quello di King of Fighters XIV) e finire con tutto il contorno e il confezionamento svogliato del pacchetto, tra grafiche abbozzate e modalità ridotte all’osso. Per sua fortuna, come per tutti i picchiaduro, il combat system è la cosa più importante in assoluto e vero ago della bilancia nel giudizio finale. Grazie a questo, pur non facendo chissà quali miracoli, Marvel vs. Capcom: Infinite si eleva sopra la sufficienza. Il gioco è divertente, è innegabile, e rimane in fin dei conti consigliato agli amanti del genere. Ma Capcom ha fatto comunque solo il “compitino”, questo è poco ma sicuro.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!