Say my name

Il 2015 stava volgendo al termine quando, vagando nell’internet, una news attirò la nostra attenzione, titolando: “Un gioco ispirato ai libri di Murakami Haruki arriva su Kickstarter”. Ci siamo subito sincerati che non si trattasse di un omonimo, che fosse proprio quel Murakami, chiedendoci quanto fosse coinvolto personalmente nel progetto o se quest’ultimo fosse tratto da un libro specifico. Dopo qualche ricerca abbiamo scoperto che il team voleva rifarsi alle atmosfere dello scrittore mentre prendeva ispirazione da qualche racconto sparso, senza coinvolgerlo direttamente. Rimanemmo colpiti dalla direzione artistica del gioco, che ci sembrava perfettamente coerente con quello che i libri ci hanno sempre suscitato. Ah, non vi abbiamo detto che chi vi scrive è un grandissimo fan di Murakami Haruki. Perciò tutta questa introduzione, per raccontarvi quanto ci tenessimo a questo gioco, quanto ci piacesse l’idea di base. E ora, anni più tardi, siamo qui un po’ emozionati a dirvi com’è effettivamente il gioco completo. Bando alle ciance, arriviamo subito al nocciolo della questione!

Mizuki non riesce a dormire, né a ricordare. A dormire perché un marinaio con gli occhi arrossati compare in camera sua ogni volta che prende sonno. A ricordare, perché non ha memoria del proprio nome. Così, la nostra Mizuki decide di trovare il modo di liberarsi del marinaio per poter dormire, mentre cerca di trovare una soluzione al suo problema mnemonico. In realtà, quella relativa alla memoria della protagonista farà da storia centrale, veicolando nel frattempo le molte sottotrame che si svilupperanno nel corso del gioco. Memoranda infatti è primariamente ispirato a La scimmia di Shinagawa, un racconto contenuto ne I salici ciechi e la donna addormentata, ma anche a molti altri racconti brevi di Murakami Haruki, attorno ai quali gli sviluppatori hanno modellato molte situazioni e personaggi secondari.

Ci troviamo di fronte ad un prodotto difficile da inquadrare e valutare sotto il profilo narrativo, perché se è vero che la storia principale non è niente di incredibilmente complesso, è anche vero che le varie vicende particolari che incontreremo sono tutte estremamente interessanti e stimolanti. Inoltre, l’atmosfera che respiriamo per tutto il gioco è proprio quella che ci aspetteremmo di trovare in uno dei libri dell’autore. Il risultato è quindi unico, e diremmo ben riuscito per un motivo semplice: vestendo i panni di Mizuki ci sembrerà di calarci in un mondo a metà tra la realtà e la magia, popolato di uomini/animali e figure sui generis in una città architettonicamente europea sospesa nel tempo, con elementi del passato e del presente, senza considerare varie tecnologie improbabili. Conosceremo le vie di questa cittadina ed i suoi abitanti, quindi, e ci sembrerà di essere un po’ parte della vita del paese noi stessi. Il grande merito degli sviluppatori, perciò, non è quello di aver realizzato una storia complessa piena di colpi di scena, ma al contrario di aver fatto vivere al giocatore, per qualche ora, un mondo che si distacca un po’ dal suo, con regole peculiari e personaggi difficilmente dimenticabili.

Parliamo ora dell’aspetto più giocoso di Memoranda. Ci troviamo di fronte ad un’avventura grafica vecchio stile, che non si concede particolari divagazioni rispetto alla strada che segnarono Ron Gilbert e compari oramai più di 20 anni fa, se escludiamo il sistema di interazione. Con la pressione del tasto sinistro del mouse si raccolgono gli oggetti, con il destro li si analizzano. C’è poi un inventario, da cui è possibile combinare gli oggetti con un classico drag and drop, o trascinarli nello scenario per interagire. Ultime due opzioni sono la mappa, dove la protagonista segnerà degli appunti, e il bloc-notes, dove scriverà altri appunti. Tutto molto tradizionale, insomma.

Sappiamo bene che il cuore di ogni punta e clicca sono gli enigmi, quindi ne parliamo subito, ma bisogna prima sbrogliare una matassa sulla logica che c’è dietro ai puzzle in moltissime avventure grafiche. Prendiamo ad esempio Monkey Island o Sam & Max, titoli che chiunque considera i momenti più alti del genere. Bene, molti enigmi in questi giochi non avevano alcun senso, secondo la logica comune. Bisognava entrare nel mood del gioco per riuscire a stargli dietro, smettere di ragionare in modo convenzionale. Memoranda segue un principio simile, seppur non portato al limite come nei giochi citati: è ambientato in un mondo a tratti paradossale, perché surreale e intrinsecamente onirico. Molti enigmi, quindi, richiedono ragionamento non convenzionale. Che questo sia un difetto o meno non è facile da dire, perché se è certo che un sistema del genere può spesso risultare frustrante, è anche vero che è perfettamente coerente con l’ecosistema del gioco. Gioco che, in qualche modo, indica sempre qual è il passo successivo da compiere per avanzare nell’avventura, anche se manca ancora un sistema di suggerimenti vero e proprio, che gli sviluppatori hanno promesso sarà reso disponibile all’uscita, così come manca un sistema che segnali che evidenzi dove cliccare per raccogliere oggetti. Perché c’è tanto, troppo pixel hunting in Memoranda, almeno allo stato attuale, soprattutto per via degli scenari estremamente dettagliati che facilmente confondono il giocatore, incapacitato a capire quali elementi sono decorativi e quali sono invece di suo interesse.

Memoranda è un punta e clicca bidimensionale, disegnato interamente a mano. Il gioco gira in modo estremamente fluido anche su configurazioni decisamente non da gaming, riuscendo ad essere giocabile anche su portatili con GPU integrata. La direzione artistica del gioco è inappuntabile, veramente meravigliosa sotto ogni punto di vista. I quadri (circa quaranta) in cui ci muoveremo sono sempre vari ed estremamente ricchi di particolari, oltre ad essere realizzati divinamente. Stesso discorso si può fare per i personaggi, gli NPC, definiti tanto caratterialmente quanto esteticamente.

Per quanto riguarda le orecchie, la soundtrack è a sua volta eccezionale, spaziando da brani di classica a lenti pezzi di pianoforte, senza disdegnare brani elettronici che tanto ricordano la produzione di I’m Robot and Proud. La musica accompagna sempre a dovere i diversi scenari e personaggi, contribuendo a costruire quell’atmosfera unica di cui vi abbiamo già parlato. L’altro aspetto importante per le nostre orecchie è il doppiaggio, perché i doppiaggi realizzati male sono una delle cose più fastidiose esistenti. Non è il caso di Memoranda però, che fortunatamente ha un doppiaggio di livello veramente buono, oltre ad essere completo, dal momento che ogni linea di testo è doppiata. Purtroppo per alcuni, però, il gioco è interamente in inglese, e data la mole di testo e l’importanza dei dialoghi non è un fattore da sottovalutare, nel caso vi interessasse mettere le zampe su questo titolo, che certamente merita moltissimo.

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.