DAMPYR 196: LE PREDE DI ANNWN

Epiche battaglie nella Britannia dell’Alto Medioevo.

imm 1

In Britannia, nel periodo più magico e oscuro dell’alto medioevo, una compagnia di eroi guidata da Taliesin il Bardo, il leggendario Dampyr del passato, viaggia nel misterioso mondo di Annwn per recuperare il calderone del Maestro delle Tenebre Magda e sconfiggere le creature che abitano quel reame. Lo accompagnao il fedele Aurelio Ambrosio, il figlio della Maestra della Notte Amber, il generale Artos e l’invincibile Cavaliere Perfetto.

Per questa storia, Boselli sceglie un approccio classico, attingendo a piene mani dal filone più canonico dell’epic fantasy, creando un’atmosfera che trasuda leggenda. Narrandoci le vicende di Taliesin, personaggio ricorrente della mitologia dampyriana, lo sceneggiatore dà vita ad una vicenda quasi cavalleresca, come si evince dai particolari rimandi al genere. Tutto questo con l’aiuto di Dario Viotti, all’assoluto esordio in casa Bonelli, il cui tratto preciso e corposo si esalta nelle scene d’azione, di cui l’albo abbonda. Le tantissime battaglie sembrano le sequenze di un film di in alta definizione e non mancheranno di soddisfare il lettore, sebbene questo numero sia diretto soprattutto ai fan di vecchia data.

Voto: 7

UT 4: GLI UOMINI SE NE VANNO, GLI ARRABBIATI RESTANO

Il ritorno di Caligari.

imm 2

Riemerso inaspettatamente dalla terra, il terribile Caligari si ripresenta sulla scena e incontra Decio. L’entomologo lo informa della comparsa dell’Iv originale e lo incarica di risolvere la situazione. Nel frattempo, la donna approfondisce la conoscenza di Iranon e Ut, e viene fuori che è al corrente di molte cose, tra cui la fiaba che quest’ultimo racconta a Yersinia. Alcune inattese rivelazioni fanno drasticamente precipitare gli eventi verso l’imprevedibile finale.

Il quarto albo dell’opera realizzata da Corrado Roi e Paola Barbato accelera la trama verso la soluzione finale. Non a caso questo numero si legge rapidamente e possiede molte vignette dinamiche, veloci e prive di dialoghi. La vicenda subisce delle svolte fulminanti e improvvise, senza risparmiare nessuno dei personaggi coinvolti. I disegni si mantengono la stessa carica espressiva dei precedenti e non sbagliano ancora un colpo.

Voto: 6.8

DYLAN DOG 358: IL PREZZO DELLA CARNE

Riaffiora la Morte.

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Durante una tempesta, nella acque presso l’isola di Grain, nel Kent, riemerge il corpo decapitato di una ragazza morta due anni prima. Il padre la riconosce immediatamente, ma per qualche strana ragione la polizia si rifiuta di effettuare gli esami di rito per accertarne l’identità. Spetterà a Dylan Dog fare luce sul macabro ritrovamento e scoprire quali segreti nasconde un luogo apparentemente tranquillo come Grain.

Accatino torna sulle pagine dell’inquilino di Craven Road pochi mesi dopo l’ottima prova del Generale Inquisitore (numero 353), dove si era divertito a mischiare fumetto e cinema d’autore. Qui, invece, si diverte a resuscitare (in tutti i sensi) i morti e li rende i veri protagonisti di una storia per nulla scontata, uno spaccato metaforico sulla mercificazione umana (attualissima di questi tempi) e del valore che gli uomini danno alle persone e, soprattutto, alla morte. Ad affiancarlo un gasatissimo Roberto Rinaldi, che si dimostra particolarmente ispirato con le atmosfere costiere e marinaresche e con l’espressività, molto accentuata e tragica, specialmente nei riguardi degli zombie. Una buona vicenda autoconclusiva che continua il trend positivo degli ultimi mesi, anche se rischia di passare inosservata in vista dei botti previsti per il trentennale e il ritorno di Tiziano Sclavi.

Voto: 7

TEX GIGANTE 31: CAPITAN JACK

La giustizia secondo Tex.

texone

Mentre gli indiani Modoc, guidati dal loro capo, Capitan Jack, e l’esercito degli Stati Uniti si preparano allo sconfro definitivo, sulle scenario di una storia realmente accaduta, Hooker Jim, un complice del capo pellerossa, stermina la famiglia di Foster, vecchia conoscenza di Tex. Willer e Carson decidono allora di fare giustizia a suon di piombo, raggiungendo i Lava Beds, un’intricata distesa di rocce e caverne, dove i Modoc si sono nascosti in attesa del nemico.

Da decenni, il Texone è uno degli appuntamenti imperdibili dell’annata bonelliana, un evento di vasta portata che raramente delude le aspettative. E, anche questa volta, lo speciale della star di via Buonarroti centra in pieno l’obiettivo, regalandoci una storia straordinaria, di grande impatto, degna di una posizione di prestigio nell’epopea del ranger. Un Faraci maturo e abile orchestra una trama dove l’azione pura prende il sopravvento sulla narrazione, scrivendo pagine emozionanti ed avvincenti. Ad aiutarlo in questa impresa troviamo, com’è ormai consuetudine per il Texone, un disegnatore di livello internazionale. Questa volta tocca ad Henrique Breccia, contattato per il lavoro addirittura da Sergio Bonelli in persona, prima della sua scomparsa, che ci regala dei disegni sorprendenti, elaborando un Tex assolutamente inedito nonostante le tante primavere che porta sula schiena.

Voto: 8

DRAGONERO 38: IL CASTELLO DELLA FOLLIA

A caccia del Ghoulin.

imm 5

Ian viene contattato dal suo vecchio amico Kahil Davenant, un incursore imperiale, che gli chiede aiuto per catturare Jahr Wesa, un Ghoulin (creatura metà umana e metà Ghoul) evaso di prigione con l’obiettivo di ritrovare il “Globo delle Anime“. I due dovranno stanare la loro preda e impedirle di realizzare la sua missione, ma la situazione precipiterà drasticamente e il nostro Dragonero sarà costretto a prendere una scelta difficile.

Questo numero della serie regolare dà il via ad un particolare esperimento: quello di intrecciare l’albo mensile con lo speciale annuale attraverso un collegamento narrativo. Infatti, la storia a colori di questa estate si chiama il Globo delle Anime e vedrà ricomparire sulla scena gli stessi personaggi comparsi di questa storia. Un’idea originale che permette di raccontare una trama di ampio respiro senza rimanere ancorati alle catene della mensilità, cosa da cui gli autori vogliono provare a svincolarsi, dopo tanti albi autoconclusivi. In particolare, qui abbiamo uno Stefano Vietti essenziale che realizza una sceneggiatura gradevole, non esaltante sebbene si intuisca il deciso cambio di rotta nei confronti del suo protagonista (Ian che comincia ad avere dei dubbi su stesso e sul suo ruolo). Dall’altra parte, un piacevole ritorno del copertinista della testata, Giuseppe Matteoni, che dimostra di trovarsi ormai completamente a suo agio nel mondo di Dragonero.

Voto: 6.8

ORFANI NUOVO MONDO 10: GIOCA E MUORI

La fine è vicina…

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Già, molto vicina. Mancano gli ultimi due numeri di Nuovo Mondo, poi seguiranno due stagioni (quarta e quinta) da tre episodi ciascuna, e poi la già chiacchierata sesta stagione, nuovamente composta di dodici numeri. Ma cerchiamo di non viaggiare troppo in avanti. Il numero 10 di Nuovo Mondo contribuisce ad aggiungere alla serie un’ulteriore prospettiva, finora mancante. È un’abitudine della serie, raccontare e far progredire la trama generale attraverso nuovi concept particolari che permettono ai vari episodi di acquisire quella pur minima sensazione di auto-conclusività, standard bonelliano cui Orfani fa eccezione. Personaggi trattati marginalmente, ora ritornano e svolgono un ruolo molto importante, nell’aiutare Rosa (praticamente una co-protagonista, in questo numero) a compiere la sua missione di sovvertire l’ordine costituito della Juric su Nuovo Mondo. A proposito della dittatrice-neo-mamma, si riconferma la tendenza di ritagliarle un ruolo di spessore che vada oltre il semplice super-villain cattivo di natura, e anzi, verso la fine dell’episodio, con una trovata piuttosto brillante si lascia presagire che presto addirittura lei possa ritrovarsi oggetto dell’empatia del lettore.

La sceneggiatura di Uzzeo e Recchioni scorre liscia come l’olio, probabilmente grazie al team creativo già affiatato da parecchio tempo, tra battute incisive e citazioni cinematografiche. Certo, inizia a notarsi una certa costanza (forse eccessiva) delle sezioni oniriche, ormai presenza fissa mensile. Ben quattro artisti, Dell’Edera, Des Dorides, Casalanguida e Mortarino, si alternano ai disegni (anche questa una consuetudine), facendo però tutti un ottimo lavoro e soprattutto dando un’ottima prova di uniformità, senza far sentire lo stacco tra le matite di uno e dell’altro. Colori ineccepibili e solita copertina gioiello dell’inossidabile Matteo De Longis.

Voto: 7.4

DAMPYR SPECIALE: L’EMBLEMA DEL DRAGO

Una piccola storia per un grande esordio.

imm 7

In occasione dell’appena concluso Riminicomix Bonelli ha presentato un “albetto” speciale, Dampyr: L’emblema del drago, contenente una storia di poche pagine, 14. Vogliamo riservare una menzione a tale pubblicazione “ristretta” perché costituisce, ai disegni, l’esordio in Bonelli di Marco “Will” Villa, figlio d’arte dell’eccezionale Claudio Villa, disegnatore storico dal curriculum strapieno di meritate glorie fumettistiche. Il figlio Marco si distingue subito con un tratto preciso e realistico, non privo di una propria visione e personalità. Certo, ora ne attendiamo l’approdo su una testata regolare, per la prova del nove. Alla sceneggiatura, che fa il proprio diligente compito nello spazio limitato di una storia breve, Giorgio Giusfredi. Presenti anche un’intervista al giovane Marco e due interessanti approfondimenti in coda alla storia.

Voto: 6.8

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!