Sviluppato da Airtight Games, che poco di buono aveva fatto con Dark Void, Murdered: Soul Suspect è il nuovo titolo nato sotto l’etichetta Square-Enix e si prospettava, almeno nelle premesse, come un’avventura interessante e avvincente. Chiariamoci: l’obiettivo del team, ossia quello di cerare un’avventura di stampo squisitamente investigativo, è in parte riuscita, tuttavia la pochezza generale con cui il gioco è costruito, ed alcune disattenzioni nella messa in piedi del concept, non permettono a Murdered di ascendere all’Olimpo videoludico… anche se a ben vedere sta vendendo a pacchi.

Il Killer della Campana

Fate_Screenshots_v1_04 copy-noscaleDetective dal passato più che burrascoso, Ronan O’Connor è l’uomo sulle tracce del Killer della Campana. Una figura oscura, che sta facendo strage di donne giovani in modo efferato, marchiando il loro corpo con il simbolo di una campana. Rintracciato il killer all’interno di una palazzina in cui si catapulterà da solo, Ronan verrà, proprio all’inizio del gioco, freddato in modo brutale. Defenestrato, e seccato con sette colpi di pistola, O’Connor si tramuterà quindi in un fantasma, uno spirito inquieto, obbligato a vagare in un limbo sovrapposto alla sua stessa città (la simbolica Salem), fintanto che non porterà a compimento il vincolo che lo tiene legato al mondo fisico. Solo uno è, infatti, il metodo per liberarsi: scoprire l’identità dell’assassino e risolvere il caso più stravagante della sua vita: quello del suo omicidio! Ora, capirete bene, anche solo leggendo questo stringatissimo riassunto, come le premesse ci siano tutte per una narrazione intrigante e sinceramente “diversa” dal solito anche se, purtroppo, quella che è la spinta fortissima data dall’incipit va pian piano scemando, rendendo il tutto un po’ banalotto. Un peccato, perché dopo l’introduzione (tra le altre cose raccontata in modo magistrale per mezzo dei numerosi tatuaggi sul corpo di Ronan) ci si aspetterebbe quasi faville, salvo poi constatare una certa mancanza di coraggio, soprattutto dal punto di vista della proposizione dei contenuti, maturi a parole, ma poi abbastanza edulcorati nei fatti. Dato il gameplay (di cui a breve parleremo) basato esclusivamente sulle varie interazioni investigative, Murdered è un titolo che si regge in piedi esclusivamente per la sua trama e sarebbe stata perfetto se ci fossero state attinenze con un Se7en a caso, o col più recente True Detective. Quell’esoterismo, all’inizio sotteso, che esplode poi con violenza, qui è una storia alla portata di tutti, carica di mimmate e spesso zoppicante, tale che non vi consiglieremmo di finire il gioco tutto d’un fiato, salvo non vi piaccia farvi cascare le palle al suolo. So gusti pure quelli…

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Cluedo: Ghost Edition

Immaginate titoli come Heavy Rain, o L.A. Noire. Seppur privo di quella perizia tecnica, Murdered è per certi versi un figlio di quella stessa concezione ludica. Il gameplay è infatti squisitamente investigativo e punta tutto sull’interazione con l’ambiente e sull’esplorazione della città, divisa in numerosi “blocchi”, il cui accesso sarà veicolato dalle necessità della trama. Il concept è semplice: risolvere di volta in volta delle scene del crimine rispondendo a delle domande chiare, la cui soluzione porterà a nuovi interrogativi, e così via fino alla fine. Se all’inizio, la cosa risulterà abbastanza semplice, investigando uno spazio ristretto e con pochi comprimari, la questione si farà a mano a mano più articolata e complessa, portando il giocatore a scontrarsi con il primo limite della produzione: la scrittura. In pratica funzionerà così: gironzolando per la scena, Ronan si imbatterà in una serie di indizi, i quali gli daranno la possibilità ad alcuni spunti di riflessione. Gli indizi sono di un numero preciso, e il gioco ci dirà sempre quanti ne abbiamo raccolti rispetto al totale, cosicché si eviti (benché sia possibile) di tentare di rispondere alla domanda del caso senza avere in mano tutti gli elementi. Il punto è che spesso per sbloccare un indizio, servirà trovarne un altro, onde imprimere il suo ricordo all’interno di alcuni personaggi non giocanti. Da bravo fantasma, infatti, Ronan potrà possedere le persone, senza però poterle controllare. Quello che potremo fare sarà leggere la mente della gente, origliare le loro conversazioni o veicolare i loro ricordi sul crimine. Proprio quest’ultima pratica è tuttavia macchinosa, perché il tutorial non ci fornirà le basi adeguate per desumere tale tattica investigativa, e se all’inizio semplicemente andremo a tentoni, in seguito resteremo semplicemente spiazzati, incapaci di arrivare un indizio fondamentale proprio perché non sarà mai chiaro cosa far ricordare a chi. Tale limite è squisitamente concettuale, e sarebbe bastato uno sforzo produttivo in più affinché tutto filasse liscio. Ci si ritroverà spesso, invece, a girare come dei poveri idioti, alla ricerca dell’ultimo, maledetto, indizio, salvo pi scoprire che era lì, a portata di mano, nella testa di una persona che magari avevamo già ispezionato, ma che era risultata inutile. Tale meccanica infatti si instaura solo all’ottenimento di un dato indizio. L’impronting mnemnico, in pratica, è veicolato e vincolato e potrebbe succedere di dover ri-possedere persone che si pensava di essersi già “lavorate”. Certo, potremmo semplicemente fottercene e tentare di dare la soluzione in modo randomico, a maggior ragione se il perfetto conseguimento dell’investigazione non porterà alcun beneficio (neanche un trofeo!), tuttavia il problema è che non tutte le scene potranno essere risolte così, e molte volte si potrà dare la risposta alla domanda che Ronan ci porrà, solo una volta conseguiti tutti gli indizi, il che, se siete stati attenti, avrete capito che è una rottura di palle.

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[blockquote right=”pull-right”]”Murdered sarebbe stata perfetto se ci fossero state attinenze con un Se7en a caso, o col più recente True Detective.”[/blockquote]

A spasso nel Limbo

Per fortuna a spezzare la noia (che, purtroppo, sovente incorrerà) ci penseranno un buon numero di incarichi secondari che tra oggetti collezionabili, storie inenarrate di cui rivenire i pezzi e semplici investigazioni aggiuntive, doneranno al tutto un po’ di brio, complice la capacità di Ronan di attraversare muri, persone e oggetti. Tale caratteristica è certamente la più intrigante dell’intero gameplay e, sebbene ci siano diverse limitazioni (invero ben giustificate), non incorrerà mai la sensazione di essere davvero vincolati, e Ronan potrà, tutto sommato, scorrazzare come gli pare all’interno del suo limbo. Ci saranno anche un paio di interazioni completamente diverse, introdotte certamente nel tentativo di spezzare quello che è un gioco decisamente lineare e privo di qualsivoglia componente se non quella investigativa. Su questa scia abbiamo quindi delle sezioni “platform” in cui prenderemo il possesso di un gatto nero particolarmente agile, delle situazioni in cui dovremo sgattaiolare in modalità “stealth” per evitare di essere divorati da alcuni demoni, ed infine delle sezioni in cui aiuteremo la nostra compagna, la medium Joy, a nascondersi o a scappare da alcune zone chiuse. Se la prima variante, quella del gatto, non presenta situazioni di particolare interesse, le altre due sono invece abbastanza intriganti, sebbene anche qui Murdered si scontri pesantemente con i limiti di uno sviluppo sommario e privo di mordente. Le fasi stealth sono divertenti, ma decisamente semplici e sciatte e, una volta capite le meccaniche con cui è possibile fregare i demoni, più che dedicarsi alla fuga, ci si dedicherà piuttosto all’ucciderli cogliendoli alle palle, grazie a un fugace ma efficace quick time event. Le sessioni in cui invece si aiuta Joy sono decisamente migliori, ma restano in un numero esiguo e la loro struttura semplice da poco spazio agli errori risultando, in fin dei conti, un’occasione persa. Non ci metterete molto, infatti, a capire come distrarre una guardia stregando questo o quell’oggetto, rendendo, quello che poteva essere un divertente puzzle ambientale, un’attività del tutto dimenticabile. Il fatto, poi, che il set di extra sia praticamente inesistente, e che non ci sia l’ombra di un trofeo sbloccabile per il perfetto completamento di questa o quella sequenza, rende il proseguirsi dell’avventura (di per sé già lineare) vittima di una certa stanchezza procedurale in cui, a ben vedere, non bastano le battute della trama per non andare avanti pedissequamente. Il tutto, comunque, si concluderà brevemente. Circa 7 ore per la sola trama principale, allungate a non più di 10 per il completamento di ogni biettivo secondario. Pochino, ma forse una volta tanto è meglio così.

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 Muovete quelle quattro ossa e avanza… avanza…” (cit.)

Dal punto di vista squisitamente tecnico, Murdered non è altro che l’ennesimo figlio dell’Unreal Engine 3 AKA il motore grafico più abusato della storia, con tutti i se e i ma a cui siamo stati abituati in anni ed anni di produzioni. La versione da noi provata (PS4) non si è mostrata all’altezza delle aspettative next gen, presentando un rendering mto più simile alla scorsa generazione che non a quella in corso. L’impianto di effettistica è comunque buono, con una buona risoluzione texture ed un filtro antialiasing molto solido e rifinito, peccato solo che il design delle ambientazioni, così come certe animazioni, sappiano di stantio come l’aria di una cripta. Ronan ha una caratterizzazione ineccepibile, ma date uno sguardo a molti dei personaggi secondari e noterete come godano di una rifiniture assolutamente di serie B. Poche le tracce audio, altalenante il doppiaggio in italiano. Risultato nel complesso sottotono ma gradevole.