NBA Playgrounds viene dal freddo ma it’s on fire!

Dalla Russia non arrivano solo vodka e gasdotti ma anche molti videogiochi degni di nota, come nel caso del nuovissimo NBA Playgrounds, l’erede spirituale di NBA Jam e NBA Showtime.

Ad una prima e superficiale occhiata l’ultimo lavoro di Saber Interactive può sembrare un semplice riciclo di idee vecchie, ma in realtà dietro la patina che sa di “già visto” si nascondono meccaniche nuove ben amalgamate e un altissimo tasso di divertimento.

Noi abbiamo provato il gioco su Nintendo Switch, ed una volta avviato questo NBA Playgrounds, si nota subito uno dei suoi principali difetti, ovvero l”aria” da gioco mobile portato su console fissa, che anche andando avanti con le ore di gioco non ci abbandonerà mai, con personaggi usciti direttamente da Celebrity Deathmatch, menù scarni e poco curati in cui addirittura la traduzione in italiano è completa a metà, con “avanti” a fianco di “main menu”.

Per fortuna però una volta scesi in campo si noteranno animazioni verosimili e ben concatenate tra di loro, la musica che pompa in sottofondo e la grafica allegra e colorata, svelando una cura per i dettagli che dal primo impatto non ci si aspettava.

Il gioco, a dispetto dell’inizio poco esaltante, si lascia giocare sia in singolo che in multiplayer con svariate modalità: si va dalla classica partita secca (con possibilità di rivincita) al torneo, dalla sfida multiplayer in locale a… Nulla. Già, perché nella versione Switch c’è una mancanza gravissima: non esiste la possibilità di sfidare altri giocatori in giro per il mondo (Saber Interactive ci informa che il multiplayer online è previsto entro fine anno, assieme ad alcune patch che andranno a risolvere alcuni bug come l’HD Rumble che ogni tanto impazzisce).

Completa la giostra delle modalità, la gestione della propria collezione di giocatori recuperabili tramite un sistema di pacchetti modello carte collezionabili, che si vinceranno in caso di risultato positivo, per fortuna del tutto slegato a qualsivoglia microtransazione o acquisto in-game.

Ogni giocatore (si gioca 2vs2 e si possono scegliere atleti di squadre diverse) corre, stoppa, tira e palleggia con straordinaria naturalezza e, un pò come nei giochi di calcio, alla pressione del dorsale destro si utilizzerà la stamina del giocatore per correre più veloce o schiacciare a canestro di prepotenza, attivando alcune animazioni personalizzate (e permettendoci di urlare il classico BOOOM SHAKALAKA in faccia all’amico di fianco). Con lo stick sinistro si muove l’atleta mentre con quello destro si attiveranno i trick, palleggi freestyle per evitare la manata rubapalla dell’avversario.

Con i quattro tasti frontali si passa il pallone, si salta a rimbalzo, si alzano i gomiti o si tira. Quest’ultimo è gestito esattamente come in FIFA 17 o PES: più si tiene premuto il tasto, più il giocatore rimane in sospensione e ritarda il tiro. Il tutto funziona abbastanza bene ma a patto di prenderci la mano, ed avrebbe sicuramente aiutato un indicatore in trasparenza o la classica barretta che scivola a destra e a sinistra, anche se – a onor di cronaca – in caso di tiro sbagliato sul canestro appare “presto” o “tardi”.

C’è da aggiungere anche che il gioco non scorre veloce come ci si aspettava all’inizio e anzi, il sistema di controllo un po’ ostico (almeno inizialmente) unito al ritmo non sempre rapido, anche se indiavolato, rende le partite più profonde di un qualsiasi NBA Jam e le sfide in multy locale diventano arene di insulti quasi ai livelli di Mario Kart.

Altro fattore pronto a rompere gli equilibri pure tra giocatori esperti è la barra della super, che – posta in alto – si colora di blu ad ogni azione particolare compiuta dal giocatore e, una volta completa, elargirà un power-up tra i 4/5 tipi disponibili. Si va dal tiro sempre e comunque dentro con tanto di palla infuocata ai tiri da 3 che valgono doppio.

Quando si comincia a giocare in single però le magagne del gioco vengono fuori e – ahinoi – non sono poche. La supremazia del tiro da 3, rispetto a qualsiasi altra strategia di gioco, appare lampante circa a metà della brevissima campagna (composta da poco più  di una ventina di partite) e rischia di rovinare fortemente l’esperienza. Rimessa dal fondo, l’altro giocatore scatta e riceve il passaggio, trick e tiro da 3. Con un giocatore bravo da fuori le partite sono quasi sistematicamente vinte e la noia giunge a breve. Rimane solo sfidarsi l’un l’altro, accordandosi però prima di iniziare per evitare l’abuso di questo errore di gameplay. Inutile anche il sistema di exp dei vari atleti, più li si usa più forti diventano, ma in mani esperte questo aspetto viene piallato in favore della coppia centro che stoppa – guardia che insacca.

Un altro problema è costituito dai caricamenti troppo lunghi: attendere più di due minuti per un match è esagerato, anche pensando alla grafica che non sfoggia texture pulitissime o effetti particolari, soprattutto in modalità portatile dove risulta eccessivamente impastata (problema riconosciuto dal team, che sta già preparando una patch apposita).

Non aiutano di certo nemmeno i due cronisti spara-battute in americano, arrivando perfino a sfondare la quarta parete e prendere per i fondelli il giocatore, mentre in sottofondo suona la sempre ottima musica, davvero incalzante e piacevole tanto che ci siamo ritrovati a lasciare il gioco nel menù iniziale solo per ascoltare il theme.

Verdetto:

Le sensazioni che ci ha lasciato NBA Playgrounds sono contrastanti. Da una parte abbiamo un evidente caso di gioco rilasciato a metà, incerottato e distribuito ad un prezzo conveniente. Mancano molte modalità (su Switch non si può giocare online ma ci dicono dalla regia che sulle altre console la situazione non è di certo rosea) e il divertimento in singolo tende a scemare presto. Ma all’opposto c’è l’insospettabile sistema di controllo, capace di regalare giocate esaltanti soprattutto in co-op locale (se non abusate del trucchetto citato in fase di recensione) e in generale regala un divertimento tale da far soprassedere a qualsiasi difetto, a patto di avere un amico con cui giocarci sul divano e con cui fare a spallate.

Promossa con riserva l’ultima fatica di Saber Interactive, sperando che lavorino velocemente per riempire i buchi generati dalle mancanze, perché la carne al fuoco l’hanno messa, ora devono controllare che non si bruci.

A cura di Marco Berengo