Una nuova era per la Nintendo Difference?

In principio fu NX, nome in codice abbastanza classico. Poi la corsa al rumor, leggende che si diffondevano nell’etere digitale manco fosse la mitica Inghilterra-Italia di Fantozzi. Fino al 20 ottobre 2016, quando finalmente viene mostrata al mondo Nintendo Switch, che racchiude gli anni di sperimentazione della casa di Kyoto in una console che punta a tutti e a nessuno, allo zoccolo duro della grande N e ai giocatori casual, a chi ama giocare sul proprio divano e chi invece vuole portarsi i videogiochi ovunque.

Di recente abbiamo pubblicato uno speciale sul perché acquistare (o meno) la console, ma adesso siamo finalmente in fase di analisi vera e propria.

Bando alle ciance, dunque, e andiamo alla ciccia: com’è questa Nintendo Switch?

https://www.youtube.com/watch?v=fACxpoWNHx0

Packaging e contenuto

Il packaging della console è in linea con gli standard Nintendo, mostrando in primo piano la console nella sua versione casalinga e, dall’altro lato, la configurazione handheld, corredando il tutto con le varie informazioni del caso. Un dettaglio che molti feticisti dello scatolame apprezzeranno è la totale assenza di chiusure adesive che vi permetterà di spacchettare tutto con poca difficoltà.

All’apertura della scatola, avremo subito davanti l’agognata console e i due Joy-Con, imbustati e incastonati su un divisorio di cartone che, una volta sollevato, lascerà spazio anche a tutto il resto del contenuto, ovvero il dock per la console in modalità TV, l’alimentatore dotato di connettore USB tipo C, il Joy-Con grip, due inserti per i Joy-Con per dotarli di laccetto, e un cavo HDMI.

La prima impressione, una volta preso in mano il tablet/console, è la constatazione che le cose sembrano essere decisamente migliorate rispetto al passato. Dite addio alla goffa plastica del gamepad di Wii U, stavolta siamo di fronte ad una qualità costruttiva decisamente superiore e che denota una certa solidità strutturale. Anche a livello di design l’opera è molto buona, con un nero satinato simile a quello del New 3DS e che impedirà alle nostre mani unticcie di lasciare delle antiestetiche ditate.
Il device monta uno schermo da 6,2 pollici LCD IPS capacitivo, con una risoluzione di 1280 x 720 pixel, come già reso noto alla conferenza di gennaio, e ovviamente attira ditate come ogni oggetto con schermo, pur rivelando qualche proprietà oleo fobica che rende la problematica meno grave di quanto ci aspettassimo. In alto trovano spazio il pulsante di accensione, i tasti per la regolazione del volume interno, una generosa ventola, il jack da 3,5mm per le cuffie e lo slot dedicato alle Game Card. Sui lati ci sono invece gli attacchi scorrevoli per i Joy-Con, mentre nella parte inferiore troviamo quello per l’alimentazione della console tramite un connettore USB 3.1 tipo C.
Il lato B della console, oltre al logo Switch, mostra due altoparlanti stereo e il supporto apribile che permette di appoggiarla su un piano, dove tra l’altro è nascosto lo slot per le micro SD.


Passando invece ai Joy-Con, troviamo la stessa rifinitura opaca del tablet, eccezion fatta per il colore che sarà nero o blu/rosso in base alla versione acquistata. Si conferma inoltre la sensazione di solidità una volta impugnati, nonché una comodità non eccezionale ma tutto sommato buona. Pur essendo simili, ognuno dei Joy-Con ha delle differenze: il sinistro, ad esempio presenta principalmente i tasti di movimento, sia attraverso la leva analogica che i tasti del D-Pad (Ispirati al design dei tasti C del buon vecchio Nintendo 64), oltre ad un pulsante che permette di fare degli screenshot da poter vedere poi tramite una sezione specifica della console. Quanto al destro, oltre alla levetta analogica generalmente deputata al movimento della telecamera e ai classici tasti A, B, X e Y, c’è spazio per il tasto Home, il quale vi farà passare come di consueto dal software al menu di sistema e, con una pressione prolungata, si accederà alle impostazioni di spegnimento, di cui parleremo meglio più avanti. Entrambi i Joy-Con hanno due dorsali, uno piatto e uno leggermente concavo similmente alla nuova concezione di pad, nonché due piccoli tasti dorsali all’interno dello spazio scorrevole, poco comodi da usare senza il laccetto dedicato. Anche i simboli – e + sono dei pulsanti, generalmente deputati alla pausa o all’apertura di menu specifici.

Utilizzo

Nonostante le dimensioni ridotte, i Joy-Con risultano ergonomici e comodi da usare sia come remote classici sia nella combo ampiamente pubblicizzata per il gioco in due; nulla di paragonabile ad un joypad ma sicuramente inaspettato e frutto di un design davvero ben ragionato.
Paradossalmente a non convincere è l’utilizzo dei Joy-Con con il Grip incluso nella confezione: l’impressione è quella di usare un controller dalle dimensioni decisamente ridotte, fermo restando che questa critica è valida nel momento in cui la forma anatomica delle vostre mani sia eccessiva rispetto al “pad”. Decidere dunque se usare il pad “cagnolino” o il Pro Controller è una scelta più dettata dalla comodità che altro, oltre al discorso ricarica: il grip all’interno della console, infatti, funge solo da accessorio per i controller e nulla più. L’unico modo per ricaricarli è attaccarli al blocco console oppure acquistare separatamente il grip con charging slot, in vendita a circa 30 euro, il che fa un po’ storcere il naso, oggettivamente parlando.

Il dock di ricarica, invece è quel che è: un supporto di plastica molto meno elegante della console e che, sostanzialmente, funge da connettore per la TV. Al suo interno trovano spazio tre ingressi: HDMI, AC e una porta USB 3.0. Interno perché il dock non rende visibili queste connessioni, nascoste dietro un coperchio di plastica che permette inoltre di tenere ben ordinata la cavetteria; un plus interessante. Altrettanto interessanti sono le tre porte USB, una sul lato sinistro e due sul destro, un numero decisamente generoso nonostante non siano anch’esse 3.0 ma gradite e, potenzialmente, utili. Per il resto, il dock non sembra avere un hardware interno capace di rendere Switch più performante, se non per il suo utilizzo primario: una fonte di energia stabile che permetta alla console di spingere un po’ di più sull’hardware permettendo ad esempio un output video a 1080p, senza però inficiare in modo diretto su Switch come si pensava.

Ultima cosa, ma non meno importante, l’autonomia: Nintendo ha dichiarato un’autonomia di circa 6 ore per la console, ovviamente variabili in base all’utilizzo. Ad esempio con Breath of the Wild, si dimezzerà di fatto la durata della batteria.

Facendo qualche prova possiamo dirvi che effettivamente le stime di Nintendo non si discostano molto dalla verità, senza considerare il fatto che è possibile ricaricare Switch anche con caricabatteria per cellulari e, perché no, utilizzando una powerbank garantendoci un’autonomia on-the-go invidiabile. L’unica accortezza è ovviamente prendere un cavo USB tipo C.

Il sistema operativo

Passiamo adesso all’interfaccia di sistema, dove ci accoglie ovviamente il classico setup iniziale e poi una schermata decisamente asettica e poco nintendosa. Probabilmente siamo abituati male, ma dopo aver visto 3DS e Wii U, fa uno strano effetto trovarsi davanti ad una schermata così pulita, anche se bella da vedere nel suo minimal. Sostanzialmente avremo una grande fila centrale dedicata ai vari giochi e alle (future) applicazioni, in modo non dissimile da quanto si vede su PlayStation 4, mentre una fila inferiore mostra le varie sezioni: nello specifico sono in ordine notizie, Nintendo eShop (visibile solo dopo la patch del day one), album, controller, impostazioni di sistema e modalità riposo. Notizie mostrerà tutte le novità su console e giochi disponibili, mentre in Album sarà possibile visualizzare screenshot e video (al momento non disponibili) fatti tramite il pulsante apposito: c’è anche una possibilità di modifica che, per ora, si limita solo all’inserimento di testi e la condivisione degli scatti tramite Facebook o Twitter.

Controller è invece un piccolo hub per la sincronizzazione dei controller mentre le restanti opzioni si spiegano da sole. L’impressione di un tono leggermente più maturo è dato anche dall’eShop, che si presenta con una grafica molto pulita e senza musichette di sottofondo; decidete voi se è una cosa positiva o no.
In alto a sinistra troviamo il nostro profilo, dove avremo la cronologia di gioco e qualcosa che in realtà avremmo preferito non vedere: il codice amico. Sinceramente speravamo di aver ormai superato questo sistema un po’ anacronistico nel 2017 e invece rieccolo in forma smagliante. C’è da dire comunque che se avete amici che giocano ai vari giochi mobile Nintendo come Miitomo, Super Mario Run e Fire Emblem: Heroes, avrete modo di aggiungere queste persone, oltre a vari compagni di gioco incontrati online e tramite ricerca locale, se avete un amico con la console vicino.

A conti fatti, l’interfaccia utente di Switch si lascia apprezzare e gode di una facilità d’utilizzo notevole: difficilmente ci ritroveremo a vagare per i menu alla ricerca di una funzione specifica senza trovarla e, nel caso in cui ci trovassimo in difficoltà, Nintendo ha incluso un sistema di assistenza tramite smartphone tramite QR code, che risulta un’idea decisamente intelligente.

Altro punto a favore è la velocità dell’intero sistema, con tempi di accensione e spegnimento rapidi e caricamenti altrettanto rapidi, favorendo in modo determinante la facilità d’utilizzo.

Verdetto

Dal punto di vista meramente tecnico, Nintendo Switch è un vero gioiello: nonostante i dubbi leciti che una console ibrida poteva sollevare, il lavoro svolto dalla casa di Kyoto è ottimo e con pochissime sbavature che non riescono ad inficiare il giudizio generale. Un nuovo modo di giocare che stupisce per immediatezza e fruibilità e che, da questo punto di vista, ci ha sicuramente convinto. Avremmo senz’altro preferito qualche feature multimediale in più, ma confidiamo che il rilascio di queste ultime tramite patch sia questione di tempo, fermo restando che parliamo sempre di una console e dunque il gioco è l’elemento primario di questo dispositivo. E su questo, Switch fa il suo dovere e anche molto bene.

Se avete ulteriori domande, anche il nostro (già citato) articolo sul perché comprare o meno Switch saprà illuminarvi, oltre alla recensione di The Legend of Zelda: Breath of the Wild che arriverà tra pochissimo sulle nostre pagine.

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.